"Vivisezione" di un detenuto - VIDEO

Ancora una cosa sfugge, anche a chi ci sta vicino e dovrebbe aver inteso il messaggio: i problemi di Rachid sono i problemi del carcere.

Lo dico a chi si arroga il diritto di vivisezionare la sua condotta, come se parlasse di una persona libera, slegandolo dal contesto in cui vive e dalla dichiarazione di guerra che è partita, da quando le registrazioni sono pubbliche (e il procedimento ha degli indagati, tra le guardie).

Fin dalla’inizio della detenzione, Rachid si è ribellato, portando alle estreme conseguenze un sistema oppressivo, che di solito non ha bisogno di accanirsi tanto, contro una sola persona.

Perché il più delle volte una persona di buonsenso capisce che l’unica cosa da fare è adattarsi, facendo buon viso a cattivo gioco. Questa è la regola della sopravvivenza, di chi si aggrappa alla buona condotta, per ottenere i benefici di legge e liberarsi il prima possibile dal carcere. Ma per arrivarci, sacrifica l’unica cosa che ancora gli rimane: la dignità di essere umano, ancora depositario di qualche diritto. E condanna quelli dopo di può, a subire la stessa sorte.

Purtroppo per entrambi, per lui e per me, Rachid non ha ceduto all’ipocrisia del sistema e piuttosto che rinunciare a quella dignità, si è messo nei guai, con le persone che tengono le fila della sua stessa vita.

Sarebbe stato tanto più semplice se avesse piegato la testa e avesse finto di essere padrone delle proprie azioni, lasciando che fossero i più forti, a gestire il suo cervello.

Ma se non lo ha fatto prima, mai potrebbe farlo ora.

Comunque si va avanti, tra difficoltà, indifferenza e bilanci, “proponendo” la nostra versione dei fatti “porta a porta”…