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Suicidi in carcere: il Garante dei detenuti si costituisce parte civile. Era ora!

Il garante nazionale dei detenuti vuole che si vada a fondo sulle ragioni dei suicidi in carcere, è si costituisce parta civile.

Letta questa notizia, ho detto tra me e me “Finalmente…era ora!”

Vedo che però non è per tutti una buona notizia. C’è chi l’ha presa proprio male, come un’offesa personale.

L’immagine dell’articolo, riporta alcuni commenti di agenti, apparsi sul blog del sindacato di polizia (e non sono certo i più critici…), che vedono in questa presa di posizione del garante, un’aggressione nei loro confronti.

Del resto anche loro vanno fuori di testa, anche loro si suicidano, anche loro diventano psicofarmaci dipendenti.

Come se si parlasse di due realtà contrapposte, quando invece il pentolone è uno solo: che stiano dietro le sbarre, o che stiano davanti; che abbiano le chiavi o che aspettino per farsi aprire, tutti in carcere stanno.

Il garante nazionale dei detenuti, è stato il primo a mettersi in gioco, affinché si faccia luce su un livello di suicidi in carcere, 15 volte superiore a quello delle persone libere. Ma poteva essere il sindacato di polizia a farlo.

Alcuni commenti rimproverano il fatto che il garante esista per i detenuti e non per gli agenti, ma il sindacato a cosa serve, secondo loro?

Per quanto mi riguarda, il loro sindacato SAPPE, è servito per diffondere calunnie su Rachid. Se invece di impegnarsi a questo scopo, si fosse pronunciato coraggiosamente, per far luce sulle ragioni dei suicidi tra gli agenti di polizia, io non l’avrei presa male, ma avrei detto “Finalmente…era ora!”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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