Questa la linea difensiva di Vendola di fronte ai PM che lo indagano per concussione. Non quindi, negare l'evidenza dei fatti, ma giustificare i mezzi per il giusto fine.
Ed è qui, secondo me, la maggiore colpa politica (per quella giudiziaria ci penseranno i giudici e non mi interessa più di tanto). Che è poi il mantra dei socialisti craxiani riformisti negli anni '80 a giustificazione della presa del potere, l'assalto al Palazzo, a copiare gli usi e costumi che erano stati di esclusività democristiana fino a quel tempo, con la giustificazione che solo così avrebbero potuto cambiare la società. Riformare il sistema in senso più giusto. Poi è finita come è finita.
Ma questo è un altro film. Vendola è solo l'ultimo (in ordine di tempo) figlio di quella madre ideologica. Avere un atteggiamento accomodante, quasi accondiscendente con il potere, anche il più bieco e malevolo, concedere qualcosa pur di ottenere, o aver speranza di poter ottenere, le briciole sotto il tavolo. E si badi, questa non è una mia conclusione, è ciò che ha dichiarato Vendola e i suoi esegeti: "L'ho fatto per il bene della città".
L'aver costretto un suo funzionario ad essere piu morbido e persino sostituirlo, togliergli l'incarico perché troppo zelante verso la famiglia Riva, aver avuto rapporti amichevoli con quelli verso i quali avrebbe dovuto invece, per statuto e per missione politica, avere un atteggiamento ostile e, in concreto, di controllo e di verifica. Aver confuso e patteggiato con quel che era dovuto per legge e per istituzione.
Ma Vendola e i suoi non ammetteranno mai la loro colpa politica. Difenderanno sempre la posizione ideologica perché, appunto, ne va del loro credo più intimo.
In fondo è questa la loro colpa. Essere intimamente ideologizzati. Indipendentemente se nei fatti avrebbero ragione o torto.