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Vigilanza Rai - sconsolante messinscena

I presidenti di Camera e Senato sciolgono la Commissione di Vigilanza

Renato Schifani e Gianfranco Fini preso atto che non è stata trovata una soluzione politica alla vicenda che tiene in stallo il lavoro della Commissione di vigilanza RAI e, dopo aver  ottenuto il via libera dalle Giunte per il Regolamento di Camera e Senato, hanno inviato le lettere di revoca a tutti i componenti della commissione Vigilanza Rai, compreso il presidente Riccardo Villari.

Successivamente Fini e Schifani provvederanno alla nomina dei nuovi membri. La vicenda si avvierebbe così all’epilogo, anche se Riccardo Villari non esclude di presentare ricorso. La Commissione di Vigilanza RAI è una commissione parlamentare bicamerale che ha lo scopo di sorvegliare l’attività del servizio pubblico televisivo e radiofonico che prevede nella posizione di presidente un parlamentare designato dall’opposizione, proprio a maggiore tutela della libertà di informazione.  


La storia inizia dopo la vittoria del centro destra alle ultime elezioni politiche con la candidatura, da parte dell’opposizione, di Leoluca Orlando dell’IdV alla carica di Presidente. Ma Orlando, politico esperto e anche di un certo spessore, sfortunatamente per lui, aveva dichiarato in una precedente intervista che il governo Berlusconi gli ricordava le dittature sudamericane. Naturalmente  uno che parla in questi termini della maggioranza che andrà a controllare, non poteva stare bene. Quindi niente da fare e veto da parte del Governo.

Testardamente però Veltroni e gli pseudo alleati dell’IdV si intestardiscono sul nome di Orlando con il risultato che, con un blitz della maggioranza, viene eletto Riccardo Villari, parlamentare del Partito Democratico.

Evidentemente lo smacco non può essere accettato dall’opposizione che invita il suo parlamentare a dare le dimissioni. Riccardo Villari, medico napoletano, docente universitario, sconosciuto ai più, non ne vuol sapere, ha un obbligo da rispettare e lo vuol portare avanti. Nonostante un accordo trovato nei giorni successivi tra maggioranza e opposizione sul nome di Sergio Zavoli, salta fuori l’encomiabile senso del dovere dell’ineffabile senatore, ex DC, ex UDEUR , che l’amico Mastella aveva definito abile ma sfaticato.

Villari tiene duro deciso a mantenere il ruolo di presidente che gli è stato affidato “col voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione”. Forzatamente viene espulso dal PD e a nulla servono gli inviti a dimettersi dei presidenti della Camera e del Senato. Nel frattempo il lavoro della Commissione risulta bloccato, mentre 37 dei 40 membri , in polemica con la posizione del presidente, si dimettono.

Finalmente l’epilogo con una soluzione tardiva e, non certamente politica, che appare peggiore del male.

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