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Home page > Tempo Libero > Fame&Tulipani > Uomini che cucinano? Sì, ma con virilità

Uomini che cucinano? Sì, ma con virilità

Y., un nostro lettore, ci scrive per segnalarci l’ultima serie di spot di Galbani, "Ricette di casa miaGalbanino 20’’, in cui vengono presentati dei piatti da personaggi senza volto ma dallo spiccato e caricaturale accento dialettale.

Trattandosi della pubblicità di un prodotto da cucina italiano, non ci stupiamo più di tanto se l’immaginario casalingo viene rappresentanto secondo stereotipi e caricature regionali, che risultano cliché fin troppo scontati nel panorama dell’advertising pubblicitario televisivo.

E, infatti, nel primo caso una donna, che dalla voce si direbbe “di mezza età”, ci informa che le sue lasagne liguri sono fatte come quelle della nonna:

 

Ma non è questo che a Y. preme segnalare, il quale si concentra sugli altri due spot della serie.

Nel primo una voce di donna dall’accento laziale afferma:

Mia suocera dice che la sua torta salata è la migliore. Però mio marito preferisce la mia!

Anche in questo caso si può notare il classico cliché della tradizionale famiglia italiana e la lotta intergenerazionale tra suocera e nuora, nella quale la prima cerca di stabilire il primato sull’altra, nell’intento forsennato di assecondare i desideri e le esigenze dell’uomo di casa. Esigenze che, tra l’altro, passano da un piatto portato a tavola.

A questo proposito Y. ci scrive: "La suocera, la nuora e 'mio marito', come nella Settimana Enigmistica del ’53".  E come dargli torto? Anche se le barzellette su nuore e suocere non appartengono certo solo al passato ma vivono ancora di un discreto successo.

Tutto questo parlare di lasagne e suocere, tra l’altro, fa venire in mente un articolo di cui abbiamo parlato recentemente. Si comprende bene come il linguaggio pubblicitario faccia in realtà parte dello stesso mosaico che costituisce quella cultura di ferro che porta persino le giornaliste a scrivere, anche in caso di notizie di cronaca, delle lasagne della domenica e di supposti scenari in cui nuore e suocere sono pronte a scannarsi per “la supremazia del territorio” e a contenderselo in modo che se ne decreti la vincitrice.

“E a contendersi di conseguenza anche l’uomo italiano. Un uomo completamente in balia di queste figure femminili, che passerebbe dalla “tutela” dell’una a quella dell’altra, come un essere senza la capacità di intendere e di volere, o un bambino continuamente bisognoso di cure e attenzioni.”

Y., inoltre, ci fa notare che per “par condicio” esiste anche una versione maschile. "nella quale naturalmente la preparazione del cibo è considerata soltanto come un mezzo per "far innamorare le donne'"

E, in effetti, un uomo dall’esagerato accento siciliano, che sembra quasi la macchietta dell’uomo siculo piacione, un po’ marpioncello e sciupa femmine, afferma compiaciuto:

Sapete quante donne ho fatto innamorare con il mio timballo?

Pare che la scusa per cucinare, all’uomo, vada sempre debitamente fornita, non sia mai che lo svolgimento di questa pratica arcana possa risultare indice di “femminilizzazione”: se gli uomini devono mettersi a cucinare che lo facciano almeno con virilità. E per uno scopo utile: rimorchiare.

Y. finisce la sua mail così: "Per la cronaca: sono un uomo. E ogni tanto mi piacerebbe che il nostro sesso fosse rappresentato come qualcosa di diverso da quella specie di scimmia nuda incapace e sessuomane che imperversa nelle pubblicità."

E noi siamo sempre liete di ospitare sul blog considerazioni di uomini che ci scrivono perché non si sentono rappresentati dai modelli maschili dominanti, che alla fine non sono altro che immagini speculari di quelli femminili.

E voi, cosa ne pensate?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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