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Università Messina: PdL, PD, FLI e UDC in una tavola rotonda sulla legge elettorale

Nel 2009 la tavola rotonda sul tema "Voto di preferenza, liste bloccate o che altro?"; venerdì 17 dicembre 2010 una seconda tavola rotonda sul tema “Investitura diretta del premier e ruolo del Parlamento”; nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina, piena sino all’inverosimile di un pubblico attentissimo, composto in gran parte di giovani studenti intenti a prendere appunti, pacifici e non rivoltosi; moderatore il costituzionalista Alberto Russo, con la partecipazione dei principali esponenti politici cittadini appartenenti a tutti gli schieramenti (on. Francantonio Genovese del PD, sen. Gianpiero D’Alia dell’UDC, on. Carmelo Briguglio di Futuro e Libertà, sen. Domenico Nania del PdL).

In nessun momento il dibattito si è indirizzato sulla via della polemica politica; piuttosto è stato qualcosa di molto vicino a quel «bisogno di aperture e di dialogo, di incontro positivo, che vale anche per la politica», di cui ha parlato il cardinale Angelo Bagnasco durante la celebrazione della Messa di fine anno per i senatori e per i dipendenti di palazzo Madama. Insomma l’Ateneo peloritano è riuscito a creare un vero e proprio laboratorio di Ingegneria Costituzionale ed Istituzionale, di cui oggi il cittadino sente veramente bisogno.

Nella sua introduzione il professore Alberto Russo ha inquadrato il problema della tavola rotonda: le modifiche alla legge elettorale con legge ordinaria (la legge Mattarella prima e quella Calderoli in appresso) hanno portato ad una investitura diretta del premier da parte degli elettori, chiamati a votare attraverso una scheda elettorale dove ogni coalizione designa il suo leader. Anche se non è una vera e propria elezione diretta, come tale essa viene percepita, un poco all’uso inglese: difficilmente il Presidente della Repubblica può designare un premier diverso. Eppure il Parlamento può sfiduciare il premier (ci siamo arrivati vicinissimi nella scorsa settimana) ed allora, per il Capo dello Stato, non si capisce bene quale decisione possa essere adeguata. Insomma, al di là di tutte le polemiche sulla lesa sovranità degli elettori a causa della cosiddette “liste bloccate” (oggetto del precedente convegno), l’attuale legge elettorale ha creato non poche discrasie con la Carta Costituzionale.

La parola è quindi passata ai relatori e quasi tutti hanno evidenziato che la legge elettorale confligge con la Costituzione perché il potere esecutivo è divenuto prevaricatore rispetto a quello legislativo, facendo così venir meno quell’equilibrio necessario fra i vari poteri dello Stato. L’on. Briguglio è stato particolarmente puntuale su questo punto, facendo anche notare che una eventuale riforma del sistema giudiziario con ulteriore incremento delle prerogative dell’esecutivo rispetto, stavolta, al potere giudiziario (ampliamento delle competenze sul’attività dei magistrati del Ministro della Giustizia, ampliamento delle competenze sulle indagini giudiziarie delle forze dell’ordine ossia del Ministro degli Interni, CSM con forte aumento percentuale della componente non togata) finirebbe per intaccare seriamente il funzionamento democratico delle Istituzioni del Paese. Anche l’on. Genovese ed il senatore D’Alia hanno convenuto che l’attuale sistema è caotico e che è necessaria una sua profonda revisione, e ciò anche al fine di ripristinare quel sistema di controlli e di contrappesi che devono realizzare un equilibrio sereno e non conflittuale fra i tre poteri dello Stato.

Invero anche l’attuale sistema elettorale ha avuto un convinto estimatore, il senatore Nania (e non poteva essere diversamente, attesa la sua diretta e sentita partecipazione alla sua definizione). Il senatore Nania ha evidenziato i lati buoni dell’attuale legge elettorale, che riesce a garantire il bipolarismo e, massimamente, l’alternanza fra i due schieramenti contrapposti, che, invece, non si è mai avuta nel corso della prima Repubblica. Il premio di maggioranza dà i numeri necessari per governare a chi le elezioni le ha vinte, ma allo stesso tempo mantiene a chi le elezioni le ha perse una adeguata rappresentanza parlamentare per svolgere il proprio ruolo di opposizione. Sul problema delle liste bloccate, riconosciuto come pertinente, ha indicato come soluzioni o l’introduzione delle preferenze o l’introduzione di primarie istituzionalizzate. Quanto al problema di un nuovo assetto istituzionale, il senatore Nania si è espresso in favore del semi-presidenzialismo alla francese, perché congruente con la tradizionale centralità italiana del Parlamento.

Anche sulla necessità di modificare la Costituzione il senatore Nania ha rappresentato una sua posizione diversa rispetto al professore Russo ed agli altri relatori: a suo avviso essa non è strettamente necessaria per consentire l’elezione diretta del premier perché il Presidente della Repubblica ha sempre agito nel senso di rispettare la volontà degli elettori (anche nella prima Repubblica con il sistematico incarico ad esponenti dell’allora centro-sinistra) e non può non farlo nel caso di elezione diretta del premier.

Il preside della Facoltà di Scienze Politiche professore Romano, nel suo saluto preliminare ai relatori della tavola rotonda, aveva espresso la speranza che altre iniziative similari potessero essere portate avanti dall’Ateneo sotto la guida del professore Alberto Russo. Orbene, l’esito del congresso è stato, come sopra descritto, così felice, che questo augurio è certamente condiviso da quanti hanno assistito.

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