• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Una scorciatoia per l’inferno

Una scorciatoia per l’inferno

Al 13 novembre del 2012, il debito pubblico italiano ammontava a 2 mila miliardi di euro, vale a dire circa 20 miliardi di euro in più rispetto ad agosto dello stesso anno. Considerato che in Italia, a fronte di una drastica riduzione, quantitativa e qualitativa, dei servizi pubblici erogati, non ne consegue al contempo una diminuzione del prezzo pagato dai cittadini per averli, quei servizi, anche un cane randagio per strada si chiederebbe cosa stia realmente accadendo. Ed ecco un paragone che fa giusto al caso, cioè nella fattispecie di un debito che non diminuisce nonostante lo si paghi o si dice di stare a pagarlo.

Se in una qualunque famiglia che si rispetti, che quindi ha dei debiti fisiologici, nonostante la quota di introiti mensili destinata al pagamento di quei debiti, non se ne determini la progressiva riduzione, le ipotesi che si possono fare sono poche, ma tutte plausibili. La prima è che qualcuno in quella famiglia usa i soldi per drogarsi; la seconda potrebbe essere che uno dei coniugi che producono reddito ha l’amante. La terza e ultima ipotesi è che in quella casa si ubriacano, cioè che bevono per dimenticare e quindi ci si scorda di pagare debiti, bollette e quant’alto. In ogni caso, quella sciagurata famiglia ha fallito la propria impostazione di vita e andrebbero adottati dei correttivi, in subordine ognuno dovrebbe andare per la sua strada e con il proprio dio.

Monti, i bocconiani e tutti gli eliminatori del suo team di governo hanno fallito, ma restano ancora lì dove qualcuno, travalicando il proprio ruolo, li ha collocati a novembre di un anno fa. Hanno fallito su tutta la linea; persino le pietre se ne sono accorte; tutti, tranne i partiti che sostengono il nominato che ci governa da un anno a questa parte. Poco male se fosse solo questo, malissimo è invece che esista qualcuno disposto a sostenere che la linea del rigore sia l’unica possibile per riportare l’Italia al rango degli altri stati membri della UE, e che quindi vada perseguita anche quando al potere ritorneranno i politici.

Bersani è convinto che sarà lui il successore di Monti; anche Renzi lo è, almeno quanto parrebbe esserlo Alfano. Nel frattempo è scoppiata la campagna elettorale e le cicale, specialmente quelle della deputazione parlamentare del territorio crotonese, cominciano a giocare con due mazzi di carte e su due tavoli da gioco: quello del risentimento popolare per via di rimedi che sono peggio del male, la soppressione delle province in primis, e quell’altro delle necessità di allineamento con il pensiero unico degli schieramenti di appartenenza, nella speranza di una ricandidatura.

Ha destato molte perplessità l’annuncio dato da una nota senatrice crotonese circa il mantenimento dei presidi di legalità nella sopprimenda provincia di Crotone, una roba presentata come una concessione da parte della ministra Cancellieri e della quale la senatrice in specie s’è fatta megafono. Se non fosse che appena l’altro giorno la senatrice crotonese s’era detta pronta a lottare sino allo spasimo contro la soppressione della provincia, la concessione della ministra parrebbe uno spiraglio in queste nebbie dell’incertezza e della precarietà che avvolgono Crotone e gli altri 26 comuni, dal decreto sulla spending review in poi. Ma oramai in Italia siamo ai dettagli, siamo alle tracce di DNA sulle scene del delitto. La ripresa che ogni tanto quella prestasoldi della BCE annuncia come incipiente e quella luce in fondo al tunnel che intravede il premier Mario Monti, parrebbero essere i lumini del cimitero che si scorgono in una lunga, interminabile, notte al camposanto.

Non si capisce bene se le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia siano stati una ricorrenza felice oppure un mesto trigesimo in onore del defunto. Di sicuro c’è che l’Italia ribolle; c’è fermento, c’è rabbia e disperazione. Siamo comunque sulla via del progresso, poiché, come diceva un cinese famosissimo “il disordine sotto il cielo è grande, quindi la situazione è eccellente”. Solo che i cartelli, disseminati lungo quella via, erano sbagliati e qui stiamo deviando per l’inferno.

Crotone ha preso la scorciatoia, a meno che non ritrovi quel senso di unità che pure i progenitori di Grecia della Madrepatria avevano consegnato ai cittadini. Pertanto, sul fronte della soppressione della Provincia, con previsto accorpamento a quella di Catanzaro, dopo la grande e riuscitissima manifestazione popolare di sabato scorso, non esiste un vero e proprio rendiconto sullo stato dell’arte. Ci sarà una iniziativa congiunta dei sindaci dei capoluoghi di provincia in via di cancellazione, prevista a fine settimana, frattanto che i due candidati principali delle primarie del PD, Renzi e Bersani, fanno registrare significativi interventi sul tema delle politiche rigoriste di Mariuccio Monti. Renzi spende qualche parola sull’inutilità e nocività del decreto che sancisce lo scioglimento di alcune province; Bersani lascia intendere che dopo il Governo dei tecnici, qualora lui e lo schieramento che lo sostiene dovessero andare al Governo, se la Germania ordinerà di buttarsi dal quinto piano, Bersani, nella qualità di Presidente del Consiglio, salirà sino al terrazzo per meglio obbedire all’ordine di Angelina; e una volta lì, lanciarsi nel vuoto.

Quindi occhio: Crotone ha una sola possibilità per essere spettatore del proprio futuro e non officiante al proprio funerale: non sbagliare nelle scelte, facendo però attenzione che pure l’altro candidato premier del PD, Matteo Renzi, potrebbe decidere di buttarsi dalla gru che sovrasta quel terrazzo per ubbidire all’ordine impartito dalla padrona della UE. Se Crotone e la sua provincia vogliono sopravvivere, non prevalga dunque la “legge del Menga”.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.227) 24 novembre 2012 18:14

    Anche peggio >

    Il nostro Debito al 31.12.2011 ammontava a 1898 miliardi. Si apriva l’era dei "tecnici".
    A settembre 2012 il Debito è salito a 1995 miliardi.
    La differenza ammonta a 97 miliardi, in crescita. 

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.196) 24 novembre 2012 20:59
    Damiano Mazzotti

    Gli interessi crescono per una questione matematica e anche per gli spread alti sui titoli.

    E il vero problema di Monti non è che è troppo bocconiano. Purtroppo è troppo vecchio. E dato che il tempo passa in fretta, le cose possono solo peggiorare. L’unica soluzione in un paese come l’Italia è quella di parcheggiarlo alla Presidenza della Repubblica, prima che faccia ulteriori danni, dato che a una certa età i riflessi e la vista sono quello che sono e peggiorano in fretta. Altrimenti si andrà a un meno 4 per cento del Pil nel 2013.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares