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Una lettura alternativa delle catastrofi umane e naturali.

Perché ci ricordiamo del maltempo soltanto quando fa maltempo?

Accade in tutta Italia, quello che è già avvenuto in passato e che purtroppo, ahi noi, si verificherà in futuro.

Sentirsi vicino ai tanti cittadini, che da diverse settimane vivono “un inferno” è un obbligo, il minimo che possiamo fare, un dovere morale.

Tuttavia non è sufficiente, occorre analizzare a fondo quanto accade e soprattutto guardare in faccia la realtà.

Fa paura.

La natura sembra irrispettosa, invece applica per “natura” la legge della dinamica, nel senso che si genera un meccanismo quasi istantaneo per cui ad ogni azione dell’uomo corrisponde una reazione della natura, e le nostre azioni spesso sono innaturali.

Ma veniamo al sodo, al nervo scoperto dell’intera discussione, al nodo vero che blocca quel famoso pettine.

Di tanto in tanto, così quasi per abitudine si parla di abusivismo e condono, spostando le nostre riflessioni sulla fase ultima dell’intero discorso.

Quindi i termini di questa discussione sono due, abuso e condono, trasportiamoli in una proporzione e poniamola in relazione alla procreazione.

Allora, possiamo dire che “l’abusivismo sta all’uomo come il condono sta alla donna”; ne deriva da un lato il nascituro, dall’altro le conseguenze di una catastrofe. Sono entrambi figli di un rapporto a due.

L’abusivismo – al pari di una doppia fila o di una falsa pensione – è una pratica di cui spesso il cittadino si serve per farsi gli affari propri, mentre il condono rappresenta per la politica, un modo diretto per conquistare o mantiene il potere.

Sia chiaro ad ogni pratica di condono, concesso dalla politica, corrisponde un abuso commesso da un cittadino. Ogni singolo abuso e relativo condono, rappresentano anche un minimo di 2 voti per la politica.

Le conseguenze di questo “ambaradan” sono catastrofiche, in senso figurativo, ma purtroppo anche reale.

Ma il gioco continua, perchè tra qualche settimana ci dimentichiamo tutto, parcheggiamo la macchina in doppia fila, chiediamo alla politica di togliere la multa… commettendo abusi per poi condonarli.

D’altronde si dice: “piove…governo ladro”.

Ora, il punto non è quello di non “fare i condoni”, quanto di non commettere gli abusi.

Come al solito la reazione immediata, che poi è l’unica, è quella di individuare come colpevole la “politica”, che probabilmente ha le maggiori responsabilità, mentre si rende necessario un esame di coscienza individuale, di ciascuno di noi.

Ora, quando Bebbe Grillo arriva a sostenere che Matteo Renzi “ha sulla coscienza i morti della pioggia“, non solo continua a fare del male all’Italia, ma soprattutto rende l’esempio compiuto di quando la politica èpopulista e demagogica.

Ecco, invece di risolvere i problemi, tutto il problema si risolve nel trovare il colpevole.

I colpevoli li trova la magistratura, la politica risolve i problemi, o almeno dovrebbe.

Ma qui è tutto un carnevale, un mondo alla rovescia.

Meglio aiutarci a vicenda, per capire il significato delle cose, con la tecnica del partire in quarta… va a finire che prendiamo un “muro di petto”. Fa male.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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