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Una bici ci salverà dalla crisi


Il movimento Salva i ciclisti si è diffuso rapidamente anche in Italia grazie all’adesione di molti blogger e ad un passaparola offline: non è la primavera degli ambientalisti ma la consapevolezza che si può e bisogna ormai vivere le città in modo diverso, che le comunità se si uniscono possono fare tanto sia per il territorio che per la qualità della vita.

Nella mia provincia, Caserta, si stanno diffondendo delle “critical mass” settimanali, eventi in cui centinaia di persone si radunano in piazza in bici e la percorrono con diversi percorsi. E poiché le città sono “continue” (gli architetti meglio di me sapranno spiegare cosa significa) e le piste ciclabili ancora poche capita spesso che si raggiungano facilmente diversi paesi e frazioni anche molto grandi ed estesi.


I numeri dunque cominciano a diventare notevoli: la scorsa settimana in una piccola città come Santa Maria Capua Vetere sono state raggiunte 850 bici.


Non sono un fanatico della bici né un appassionato ma la utilizzo normalmente come mezzo ed è questo il passo successivo che tutti dovremmo fare: si comincia a parlare a ragion veduta di smart cities e di progetti di mobilità sostenibile. Se lavorare una settimana in più all’anno come proposto da Paolillo può essere una proposta fattibile ma messa così sicuramente insufficiente (bisogna lavorare meglio non di più, solo così si aumenta la produttività), è invece auspicabile che il Governo adegui la norma per tutelare chi fa uso della bicicletta per andare a lavoro. C’è anche una campagna della FIAB che ha scritto questa lettera a Monti che tutti possono sottoscrivere.

L’auto elettrica per ora resta una soluzione lontana e inutile soprattutto quando la produzione di energia non arriva da fonti rinnovabili. Perchè non imponiamo e incentiviamo tutti a usare laddove possibile per almeno 3-4 mesi l’anno la bicicletta come mezzo per spostarsi (non solo per andare a lavoro)? E se a salvarci dalla crisi fosse una bicicletta?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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