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Una bella giornata di sole e di CGIL

Eh si! Mi corre l'obbligo, la mia solita *manifestazione* d'obbligo! Ma questa volta l'ora di inizio mi ha impedito di arrivare in orario. Dove vado? Al corteo di Piazza dei Partigiani o quella di Piazza della Repubblica? Scelgo la seconda e mai scelta fu meno azzeccata. Le vie sono già bloccate e accedere a Piazza della Repubblica è pressochè impossibile. Quindi decido di andare direttamente a Piazza San Giovanni, luogo di confluenza dei cortei. La giornata è bella, ma il freddo si sente.

Piazza San Giovanni ha già acceso gli altoparlanti e una musica rimbombante con i decibel che arrivano allo stomaco. Prendo la testa del primo corteo e lo seguo a ritroso. Non c'è che dire! La CGIL quando scende in piazza non si smentisce mai, l'affluenza è garantita. Il governo, gli altri sindacati, ma anche la stessa USB dovrebbe tener conto che i lavoratori stanno con la *CGIL*. Il corteo è un po moscio, sono incappato nello spezzone dello *SPI*, miei coetanei; vengono da tutte le parti del Nord. Da Vicenza a Padova, da Bordighera a Bergamo. Lo spezzone è multietnico, molti i lavoratori africani, ma anche cinesi e orientali. Taglio, prendo una traversa e cerco di raggiungere il secondo *corteo* che nel frattempo sta per approssimarsi a Piazza San Giovanni.

Giovani con il cestino distribuiscono pizzette, l'ora è quasi da pranzo e la camminata ha fatto bruciare energie e calorie. Passa la Camusso. E' un'ovazione, un tributo di applausi, di incitamento. Passo oltre. Poi sento applausi e vedo un capannello di lavoratori. Mi avvicino, atteggiandomi a fotoreporter, brandendo la mia macchina fotografica, e scorgo i tre dell'Ave Maria: Bersani, Bindi e la Camusso. Parlano tra loro, si salutano, la gente applaude, e li incita, "Bersani sei uno dei nostri" e non ho capito se vi era un punto di domanda o una esclamazione. Decidoché il quadretto è troppo idilliaco, sdolcinato. Vado oltre. Anzi torno a Piazza San Giovanni. Sul palco si sono già avvicendati gli oratori, Una *precaria*, un giovane *ricercatore*, una lavoratrice di *Pomigliano*, e poi arriva un prete, Un prete particolare. Intanto l'abbigliamento. Poi il look. Capelli ricci, viso scavato. E' di Brescia, Lo avrei definito, in altri tempi, un prete operaio. E l'incipit non è da meno. "Amici, la mia presenza qua può procurarmi il licenziamento, vorrà dire che mi rivolgerò a voi". E' una ovazione! Poi parla della sua esperienza insieme agli operai che erano sulla torre , a Brescia, della sua esperienza con migliaia di casi di truffa dei falsi permessi di soggiorno, della legge sulle badanti, e le sue parole vengono continuamente interrotte da applausi e urla di approvazione.

Decido che con questo posso anche andare via. Non credo che qualcuno possa dire di più sulla condizione di vita dei lavoratori in Italia, sulla "cultura dominante" oggi in Italia, sul berlusconismo imperante, sullo sfaldamento della vita sociale, su come solidarietà, umanità, accoglienza oggi in Italia hanno lasciato il posto a egoismo, rifiuto del diverso, disumanità, ignoranza. Faccio la strada a ritroso. Prendo lo scooter. Chissà se a Montecitorio trovo ancora i ragazzi dell'Università. Voglio parlare un po' con loro.

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