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Uccisioni di massa di migranti etiopi da parte della polizia di frontiera saudita

Secondo una ricerca diffusa da Human Rights Watch, tra marzo 2022 e giugno 2023 la polizia di frontiera dell’Arabia Saudita ha ucciso centinaia di migranti etiopi in fuga dallo Yemen, utilizzando anche armi esplosive.

La ricerca rivela, sulla base di 42 testimonianze dirette, particolari agghiaccianti come la reiterata domanda, rivolta dagli agenti ai migranti: “A quale gamba preferisci che ti spariamo?” per poi farlo da distanza ravvicinata. E poi corpi smembrati di donne e bambini, maciullati dai colpi di mortaio. Ragazzini costretti a stuprate altre ragazzine e chi rifiutava veniva ucciso sul posto.

In Arabia Saudita si trovano circa 750.000 migranti arrivati dall’Etiopia nello scorso decennio. Ma negli ultimi anni, a causa dei vari conflitti scoppiati nello stato africano, i flussi via mare dal Golfo di Aden verso le coste yemenite sono aumentati.

Le testimonianze sono concordi: appena approdati, i trafficanti locali portavano i migranti nel governatorato di Saada, ancora sotto il controllo del gruppo armato yemenita houthi. Trattenuti a lungo in orribili centri di detenzione, i migranti venivano scarcerati dopo aver pagato una “tassa di uscita” e condotti verso il confine con l’Arabia Saudita.

Dall’altra parte del confine, trovavano agenti con armi pesanti. E lì iniziava la carneficina nei confronti di chi cercava di entrare ma anche di chi provava a tornare indietro verso lo Yemen.

Questo massacro continuato, secondo Human Rights Watch, si configura come un crimine contro l’umanità. Ma le autorità saudite possono rimanere tranquille: coi loro soldi e con la cortina fumogena dello sportwashing, riusciranno a rimanere impunite anche questa volta.

La grafica è tratta dalla ricerca di Human Rights Watch.

 

 

 

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