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Twitter: comprare i follower o no?

Il grosso problema, o meglio uno dei grossi problemi dei social media e di tutte le persone che li frequentano, sta nel fatto che molta parte della “qualità” di un account arriva dal numero dei follower dello stesso. Più individui ti seguono e più sei figo.

In realtà questo è una baggianata: meglio avere pochi follower molto attivi piuttosto che tanti non attivi. Si ottengono risultati maggiori con una comunità compatta e viva piuttosto che con una allargata ma debosciata.

Ma tant’è, tutti continuano ad interpretare la qualità di un account dal numero dei follower: e quindi nascono i servizi che ne vendono. Che non servono a nulla perché non fanno nulla.

È come avere un piede che porta un 41 di scarpe e uno che porta un 46: uno è più grande ma non serve a nulla.

E anche quando gli account saranno misurati non in follower ma in altri modi, come sulle interazioni per esempio, o sulla qualità delle stesse, nascerà un “mercato delle interazioni” dove raccogliere i frutti della vita social.

Gli account sui nostri social network sono sempre più importanti, hanno un valore sempre maggiore ed il motivo è evidente: se abbiamo un ampio seguito e siamo credibili, la nostra capacità di “penetrazione” nel cervello delle persone aumenta, e con essa il valore di quello che diciamo.

Morale: non ci stupiamo e non ci sentiamo feriti se esistono le compravendite di follower. Fino a quando il mercato lo richiederà questa cosa sarà presente per poi lasciare il posto, semplicemente, a quello che il mercato richiederà dopo. Che sia giusto no. Che sia normale sì.

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