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Ecco dove nasce il femminicidio

La parola “femminicidio” è ormai abusata, viene abbinata a tutto quello che è violenza sulle donne, a prescindere dal tipo di violenza mentre invece il termine femminicidio si riferisce alle violenze che vengono perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia in quanto appartenenti al genere femminile.

Quindi è difficile identificare questo tipo di reato all’interno della nostra complessa società. È fatica capire se un uomo uccide una donna con delle motivazioni legate semplicemente alle caratteristiche femminili della donna stessa o se da altri tipi di atteggiamento “malsani”. Il capirlo è importante per definire una pena, un modus operandi nei confronti di questa infamia.

L’argomento è difficile. Complesso. Talmente difficile e complesso che servono regole, leggi, che servono norme di comportamento e serve tanta, tanta educazione.

Un’educazione che deve partire dall’alto, da chi ci comanda. Sì, perché siamo sempre li: se chi sta in alto non dà un buon esempio e non ci fornisce di norme e regole corrette, chi sta in basso non può crescere.

Riprendo la foto seguente dalla Stampa, con un breve ma intenso estratto dall’articolo di Gramellini:

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“Esprimo solidarietà alla presidente Boldrini (quel puntino scuro sulla destra) e ai pochi superstiti. Se qualcuno volesse sapere perché le urne della politica sono sempre più vuote, gli basterebbe osservare le aule. Le urne si adeguano soltanto, partecipando a quel senso diffuso di impotenza che è il male sottile della democrazia”.

Se a parlare di femminicidio in Parlamento non va nessuno, come possiamo pensare che chi il femminicidio lo compie, smetta di farlo?

Se chi deve legiferare contro il femminicidio per renderlo qualcosa di circoscritto, tangibile e con un perimetro definito, non si fa vedere, come possiamo imparare a capire dove questo femminicidio nasce? Come possiamo identificarlo ed isolarlo? Come possiamo combatterlo?

La violenza sulle donne, come ogni tipo di violenza “razziale” che si basa su una semplice appartenenza, è una piaga che dobbiamo rimuovere in ogni modo. Così come la nostra politica, come oggi la conosciamo, è una piaga che dobbiamo rimuovere in ogni modo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.191) 28 maggio 2013 11:39

    Non si può fare una legge specifica sulla violenza sulle donne senza considerare le donne diverse e, di conseguenza, più deboli (=inferiori) agli uomini.
    La violenza sulle donne si combatte insegnando alle ragazzine a rispondere con uno schiaffo al primo schiaffo e, se non ci riescono, ad andare da uno psicologo.
    Le donne non sono nè diverse nè inferiori, semplicemente qualcuna di noi a volte ha difficoltà a difendersi.

  • Di (---.---.---.127) 28 maggio 2013 12:08

    Si ma le leggi con aggravanti razziali esistono. Non è questione di diversità ma è questione di rispetto di una debolezza (in questo caso oggettiva e fisica). Quindi una norma sarebbe necessaria, come lo è per lo stalking e per le suddette aggravanti razziali.

    • Di (---.---.---.191) 29 maggio 2013 10:22

      Quale debolezza, scusa?
      Si parla di due adulti, con una corporatura simile a parte pochi centimetri di differenza.
      Il maschio medio del giorno d’oggi non va a fare il tagliaboschi, sta seduto in ufficio tutto il giorno.
      È vergognosa solo l’idea di considerare una donna INFERIORE per legge.

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