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Tutti su La7! Sta per nascere un Terzo Polo Tv (Berlusconi permettendo)

Come riportato qualche giorno fa La7 potrebbe ‘crescere’ nei prossimi mesi. Sia dal punto di vista delle ‘stelle’ in arrivo dalla Rai, sia per quanto riguarda nuovi soci pronti a mettere capitale fresco. Uno su tutti, Carlo De Benedetti.

Da Il Fatto Quotidiano di oggi:

Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7”. E poi pettina le disordinate indiscrezioni sul futuro di Telecom Italia Media, la società del gruppo La7 che fa capo a Telecom: “Entro fine anno avremo un azionista di maggioranza relativa con il 40 per cento del capitale, il 37 all’attuale proprietà e il 23 sul mercato”.

“Manca un particolare: il voto del Cda Rai. Le porte sono aperte e noi – aggiunge Stella – abbiamo un accordo di massima con almeno due conduttori del servizio pubblico. Posso dire che uno o due verranno a La7, ma preferisco usare il condizionale: potrebbero. Vedremo nei titoli di coda chi avrà ragione”.

“Ripeto: uno o due dei quattro che ho citato. Ora osserviamo le mosse della Rai”. E poi fa intuire che Santoro è tra i più indiziati assieme a uno fra Fazio e Floris. É facile capire i motivi. Sul giornalista di Annozero pende il ricorso di viale Mazzini contro il suo reintegro: la sentenza in Cassazione arriverà mercoledì.

Cosa offre La7 alle stelle della Rai?

Stella offre libertà editoriale più che accordi milionari: contratti a rendimento, un minimo garantito e premi per i risultati Auditel. L’indice share e il conto in banca cresceranno con la stessa velocità sul modello Enrico Mentana: la scommessa era il 7,5 per cento del telegiornale, ora veleggia sul 10. Per investire Telecom ha bisogno di capitali freschi: “Avremo un compagno di viaggio per sanare i conti e migliorare il prodotto”. In corsa (nonostante la smentita) c’è l’ingegnere Carlo De Benedetti con il gruppo Espresso-Repubblica: “È una fra le tante ipotesi”, dice Stella. Il valore in Borsa di Telecom Italia Media è di 278 milioni di euro, il 40 per cento vale circa 300 milioni fra capitale azionario e offerta pubblica di acquisto (opa). E quanto vale La7? Nei primi tre mesi del 2011 ha incassato il 22% in più di pubblicità, passando dai 27,5 milioni nel trimestre 2010 ai 33,5 milioni nel 2011, in proporzione cala il passivo fra costi e ricavi. I numeri migliori sono fuori dal bilancio. É l’abbondante 10 di share di Mentana che trascina Otto e Mezzo, l’Infedele e In Onda e fissa la fascia 18-20:30 al 4,26% (media giornaliera al 3,4). Dal 2009 a oggi, i canali generalisti di Rai e Mediaset hanno perso l’8% di share, ma La 7 è cresciuta soltanto di mezzo punto.

Un piccolo particolare. Già nel 2001 Colaninno, tramite Telecom, accarezzò l’idea di trasformare Telemontecarlo-La7 in un terzo polo televisivo. Scritturò Gad Lerner, lo stesso Fabio Fazio ed altri artisti. Peccato che durante l’estate una manovra strategica gli tolse Telecom e quindi anche La7. Qualcuno ipotizzò la ‘manina’ di Berlusconi dietro l’operazione. Allora il Premier era nel pieno della sua forza, tornato a Palazzo Chigi da pochi mesi con una solida maggioranza e la consapevolezza di non volere ‘rivali’ mediatici. Qualche mese dopo infatti fu varata la Legge Gasparri ed il digitale terrestre cadde nelle mani di Mediaset, con tutto il benefit economico conseguente. La7 invece, con il neoproprietario Tronchetti Provera, cambiò linea editoriale diventando una rete di ‘nicchia’, sperimentale, senza ambizioni di dare fastidio ai due colossi di Viale Mazzini e Cologno Monzese.

Con gli anni però e con l’arrivo di nuovi proprietari per Telecom, la settima rete televisiva italiana è riuscita a crescere. Sino agli ultimi successi con Daria Bignardi, Maurizio Crozza, Ilaria D’Amico, Gad Lerner, Lilly Gruber. L’arrivo di Enrico Mentana , infine, ha segnato un salto di qualità nell’informazione e soprattutto negli ascolti.

Il possibile cambio di casacca di alcuni volti noti della Rai, assieme all’entrata di De Benedetti nel capitale societario, potrebbe rappresentare davvero la nascita di un ‘terzo polo’ televisivo. L’Italia quindi potrebbe diventare un paese ‘normale’, come nel resto d’Europa e del Mondo, dove esistono svariate reti tv di ogni colore politico e non, il cui unico limite non è l’ingerenza di un Presidente del Consiglio ma i risultati di ascolto.

Vedremo se Berlusconi riuscirà ad impedire anche questa volta lo sviluppo de La7. Nel 2001 era all’apice del consenso, ora invece sembra avviato verso il viale del tramonto, avrà ancora la forza per mettere i bastoni tra le ruote ad un terzo polo tv?

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