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Tre donne per la Pace: il Nobel a Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee, Tawakkul Karman

Femminile e plurale. Il premio Nobel per la pace va a tre donne: Ellen Johnson SirleafLeymah Gbowee, Tawakkul Karman. Liberiane le prime due, rispettivamente Presidente del paese e avvocato attivista per i diritti delle donne; yemenita la terza, giornalista oppositrice del regime di Saleh.

Premiate per "la loro lotta non violenta a favore della sicurezza delle donne e per il diritto delle donne alla piena partecipazione nei processi di pace". "La democrazia e una pace durevole nel mondo non saranno possibili fino a quando le donne non avranno ottenuto le stesse opportunità e lo stessa influenza degli uomini a qualsiasi livello nella società", si legge nel comunicato della Commissione norvegese.

73 anni il prossimo 29 ottobre, Ellen Johnson Sirleaf è stata eletta Presidente della Liberia nel 2005, prima donna a guidare uno stato africano. All'epoca, il suo paese usciva da una guerra civile durata 14 anni con circa 300.000 morti.

Come ha scritto il Guardian, in marzo, la sua vita è stata caratterizzata dalla continua avversione contro uomini di potere. Economista con un master in Public Administration ad Harvard, negli anni Settanta è stata coinvolta nel governo del paese fino all'affermazione della giunta militare guidata da Samuel Doe, futuro presidente, che l'ha costretta all'esilio in Kenya.

Nel 1985 rientra per un breve periodo ma viene arrestata per la sua campagna contro il regime militare e in carcere subisce anche un tentativo di sturpo. Si trasferisce allora a Washington dove lavora per la Banca Mondiale e la Citybank in Africa fino al 1997 quando decide di sfidare alle elezioni presidenziali il candidato Charles Taylor. Dopo le elezioni, dove raccoglie il 10% dei consensi, deve scappare di nuovo perché Taylor l'accusa di tradimento. Rientrerà soltanto nel 2003, quando l'allora presidente liberiano sarà costretto a lasciare il paese perché accusato dall'Onu di crimini di guerra. Eletta nel 2005, la Sirleaf si è impegnata nella rinegoziazione del debito del suo paese e nella lotta alla corruzione, coinvolgendo molto donne nello suo entourage più ristretto. Le prossime elezioni si svolgeranno l'11 ottobre.

Leymah Gbowee è un avvocato e attivista per i diritti delle donne che con la sua organizzazione Women of Liberian Mass Action for Peace contribuì alla fine della guerra. Un movimento non violento che invitava le donne a manifestare indossando una t-shirt bianca. La mobilitazione acquisì una forza tale da costringere il presidente Taylor ad accoglierla al tavolo delle trattative. Si fece anche promotrice dello sciopero del sesso delle donne liberiane. Di recente ha pubblicato la sua autobiografia "Mighty be our powers: how sisterhood, prayer, and sex changed a nation at war".

La primavera araba ha avuto un riconoscimento con l'assegnazione del premio alla giovane giornalista yemenita Tawakkul Karman, solo 32 anni, mente e animatrice del gruppo "Giornaliste senza catene", per la difesa dei diritti umani e della libertà di espressione. Appena saputa la notizia ha dichiarato alla Associated Press: "Dedico questo premio ai giovani della rivoluzione in Yemen e a tutta la popolazione yemenita".

Sempre alla testa delle manifestazioni pacifiche, in febbraio, in un'intervista al Time, affermava: "Rifiutiamo la violenza e sappiamo che ha già creato al nostro paese innumerevoli problemi". Lei, militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, ha poi aggiunto: "Le politiche di pace dei giovani sono l'unico strumento per combattere il terrorismo. Non c'è altra soluzione". 

Il nome della Karman è senza dubbio il più scomodo fra le tre, anche se c'era chi si aspettava un pronunciamento più nettamente in sostegno dei sommovimenti che hanno scosso il Nord Africa e che hanno portato alla caduta di decennali regimi dittatoriali.

Da quando è stato istituito, il premio Nobel è stato vinto da 43 donne, di queste 12 hanno ricevuto l'onoreficenza per l'impegno sul tema della pace. L'ultima a riceverlo nel 2004 è stata l'eco-attivista kenyota Wangari Maathai, scomparsa pochi giorni fa. L'anno prima era toccato all'avvocato iraniano Shirin Ebadi. L'anno scorso il premio è andato al dissidente cinese Liu Xiaobo. Fece il giro del mondo la foto della sua sedia vuota alla cerimonia di consegna. Un anno dopo, Xiaobo è ancora in carcere.

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