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Torino Traffic Festival giorno 2 e 3. La fenice che stenta a rinascere

Secondo giorno al Traffic Festival, il 10 luglio, e soliti problemi all’ingresso. Apertura cancelli ore 19.00 e slittamento delle band previste sul palco Red Bull del B-Traffic. Si esibiscono i Med In Itali vincitori del concorso Torino Sotterranea giunto alla settima edizione con un mix di rock anni settanta e cantautorato di qualità davanti ad un pubblico attento. Seguono i navigatissimi Lunìa e gli esportabili Nymphea Mate già conosciuti a chi segue musica dal vivo nei locali, grazie ad apparizioni plurime nel circondario torinese. Apprezzati per la freschezza e la capacità in ambito live precedono i Baroque, quartetto talentuoso di musicisti polistrumentisti, capaci di coniugare il testo velenoso, l’opera e il rock.

Sul mainstage si lascia spazio ai Treni all’Alba militanti del folk acceso, a Ladytron che con il loro mix elettronico riaccendono per un attimo le speranze della folla fino al main event condotto dai Primal Scream (e qui non mi pronuncio, non c’ero...se qualcuno vuole integrare questa parte me lo faccia sapere...dai partecipate un po’ anche voi).

Il sabato, ovvero l’11 luglio il B Traffic sfodera intelligentemente un gruppo di testa con influenze astratte come gli Hidre Intime, seguiti da Loreeve vincitricE (cantantessa con gruppo) dell’ultima edizione di Suoni Giovani a Susa. Zoomotion a perdifiato dopo i cambi palco degni di gazzelle nella Savana, performance con tre pezzi nuovi e un’energia superiore.

Giunge l’ora dei Toe! che fra virtuosismi strumentali e fisici (?) riescono a rendere al meglio l’ultimo album in uscita, anch’essa fisica, "NO!" sotto etichetta Bliss. L’inferno di Orfeo si esibisce nel secondo cambio palco poco prima dell’uscita degli Underworld tanto attesi, 30.000 persone circa e molta pressione, fra tango canavesano e storie di carnali visioni, tra atmosfera rilassata e irreale preludio.


Il palco principale propone i Did con il loro afro beat concepito a Torino, i Crookers gruppo di Milano dedito alla house elettro, con miscugli hip hop, forse un pochino troppi, Santigold con mezz’ora di ritardo causa tourbus disperso in quel di Venaria, efficace armonia di glaciale synth, musica afro e r’n’b.

Alle 22.00 circa"discoteca a cielo aperto un po’ festival europeo" con gli Underworld, partiti in picchiata come falchi sulla preda, ma meno incisivi a metà serata, tanto da avere la sensazione di un eterno deja vu su ogni pezzo proposto. Impossibile lesinare complimenti sul finale però, che al primo accenno del testo Drive boy dog boy, dirty numb angel boy di Born Slippy ha riportato tutti indietro di una decina d’anni, impacchettando il parco in una coreografia mobile di sfere bianche affidate al pubblico. Si conclude la serata con i Bloody BeetRoots dj di impronta house fino alle due di notte.

A conti fatti, anche se quelli veri non li vedremo mai, la sensazione del sottotono che c’era la prima sera del Festival è rimasta anche le serate successive, che hanno di certo risollevato la situazione rispetto alle condizioni iniziali, ma nello stesso tempo hanno dato vita a dubbi sulla scelta della nuova location e di come l’Organizzazione abbia gestito l’evento (e leggermente ignorato anche chi suonava ad un palmo di naso da loro, c’è da dirlo).
Che succederà il prossimo anno?

Ringrazio la mia fedele fotografa Alessandra Brigando per il contributo agli articoli.

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