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The International

Non chiedetevi cosa può fare una banca per voi, ma cosa potete fare voi per una banca.

La risposta è ovviamente "dare un sacco di soldi e sperare che stiano dove dovrebbero stare", ma potrebbe anche capitare di scoprire che quella banca fa parte di un cartello pseudo criminale che mira alla leadership del commercio di armi nei paesi del Terzo mondo.
 
The International sviluppa la trama partendo da New York e toccando i maggiori poli finanziari europei, impiegando gli agenti dell’Interpol Clive Owen (Louis Salinger) e Naomi Watts (Eleanor Whitman) nella lotta alla IBBC (International Bank of Business & Credit) che a dei controlli accurati ha suscitato sospetti per ingenti movimenti di denaro in entrata da parte di mezzo mondo. I due agenti, anche se prima erano in tre a ballare l’alligalli investigativo, si sposteranno tra Berlino, Lione, Milano e il Lussemburgo per seguire la via della rettitudine e trovare qualcuno disposto a schierarsi contro la banca, questo perchè sembra che chiunque tenti di farlo finisca male, o si ammutolisca in modo improvviso.
 
In Germania, il titolare della banca Skarssen non si fa trovare, ma fa parlare il suo avvocato (Mr. White...reminiscenze tarantiniane? La parte è identica, quest’uomo risolve i problemi), in Italia l’imprenditore/politico Umberto Calvini (Luca Barbareschi) immischiato nell’affare fino al collo, ma con i rimorsi di coscienza, spiega il perchè dell’interessamento della banca nei confronti delle guerre territoriali e del vero potere che il commercio d’armi riesce a dare. Il tutto sembra ricondurre ad un certo Andrè Clement, personaggio chiave nella questione bancaria, un po’ perchè sa molto di tutto e di tutti e un po’ perchè è il fil rouge di tutta la pellicola.
 
Fino a qui sembra un filmetto d’azione, un thriller anni novanta un po’ rimaneggiato, un’accozzaglia di polizieschi prevedibili e spara spara americani. E purtroppo non sembra, è così.
 
Eric Singer parte bene con un inizio di scrittura originale, ma poi si perde in una storiella intricata, ma nemmeno troppo, dal puro gusto americano. Lo sappiamo tutti ormai che quando crollano banche, piovono scandali e si conducono indagini viene fuori che c’entrava anche la persona meno sospettabile, ma non si può mescolare tutto in un minestrone di colpevolezza. Soprattutto perchè lo strapotere di turno coinvolge: la CIA, i governi, la mafia russa, la mafia italiana, la Cina, Scotland Yard, i Carabinieri e la questione africana. Sono quasi sicura inoltre che topo gigio abbia qualcosa da dire in merito, ma nella sceneggiatura non era del tutto chiaro.
 
Quantomeno“bizzarra” l’idea di scegliere un politico italiano, candidato a futuro capo del governo invischiato in questioni di banche poco pulite, (chissà dove l’avranno trovata questa!) ma molto più strana è la solita atmosfera da Centovetrine che salta all’occhio quando si gira in Italia. Va bene che dove c’è il Pirellone c’è casa, ma anche in una grande produzione internazionale quando il regista si accorge che sta lavorando su suolo italico succede qualcosa alla telecamera, che inizia a ritrarre tutto con un provincialismo fastidioso. Le locations in esterna sono reali, questo è vero, ed è apprezzabile infatti lo sforzo di regia fatta di ombre pericolose e sussurri mescolate alla luce a specchio degli immensi edifici finanziari, completamente cristallini nell’architettura, come a dare l’idea di trasparenza dove troppa non ce n’è. Gli interni in compenso deflagrano sempre a colpi di mitraglia, questa volta è toccato al Guggenheim di New York trasformato per l’occasione in un gigantesco colapasta, per la gioia di chi non apprezza l’arte contemporanea. Non mi dilungo sulle prove degli attori perchè Owen ha sempre la faccia da Owen e la Watts purtroppo ha ancora la sua, ma in realtà non c’è nemmeno troppo da dire sulle abilità recitative, il tipo di film non consente exploit particolari e sorprendenti. Ed è davvero triste, perchè Tom Tykwer era partito bene con “Profumo, storia di un assassino” era difficile rendere bene un capolavoro come quello di Suskind e lui ce l’aveva fatta. Peccato che non sia riuscito a replicare.
 
Filmblockbusterinosparatantodaaccompagnareconpopcorn.

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