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Tg1, festini, referendum elettorale. Porcellum

Trascorse due settimane dalle elezioni europee e dal primo turno delle amministrative, urne nuovamente aperte il 21 e 22 giugno per il referendum elettorale e per i ballottaggi che riguarderanno elezioni Provinciali come a Milano e Torino ed elezioni Comunali in capoluoghi come Bari, Bologna e Firenze, tutti di rilevanza politica nazionale.

Non riuscendo o non volendo ammettere il calo di consensi e il fallimento elettorale delle loro aspirazioni sul bipartitismo, i due partiti numericamente più consistenti continuano a pensare ad altro. Al Pdl si sono impegnati, nei giorni scorsi, nell’approvazione del Ddl Alfano sulle intercettazioni; noti giornalisti lo contrastano con un appello contro quella che definiscono legge-bavaglio alla libertà dell’informazione e come duro colpo alla giustizia penale, come spiegano il Procuratore a Torino, Caselli e il sostituto Procuratore a Palermo, Ingroia.

 

Al Pd si è aperta la corsa per gli aspiranti segretari, con dichiarazioni di chi sta con chi che ancora una volta mostrano il proverbiale tempismo strategico (è un’ironia, serve specificarlo?) dei suoi dirigenti.

Berlusconi intanto è nervoso per le penose vicende e rivelazioni che lo riguardano, comprese le registrazioni audio della D’Addario a Palazzo Grazioli (“vai ad aspettarmi nel letto grande”) di cui fonti diverse riferiscono a Repubblica.

Non è un caso né un complotto che venga fischiato ad ogni incontro pubblico; tra chi va in piazza c’è chi lo fa con delle ragioni e non per semplice acclamazione. Sono segno che il Premier non ha il consenso che crede nel Paese: i suoi numeri elettorali sono frutto, come sanno gli analisti, del voto subliminale dei telespettatori, non dunque di quello degli elettori informati. Viene da pensare alla sua apprensione alla notizia che a Roma e in altri comuni del Lazio, dove vi è stato qualche giorno fa il passaggio sul digitale terrestre di RaiDue e Retequattro, ancora tanti anziani non abbiano il decoder che ne permetta la visione. La disinformazione diffusa da quelle Tv, infatti, è essenziale per i voti al Pdl e a Berlusconi.

E’ pur vero che ci pensa la rete ammiraglia a lavorare per il Governo ed il suo Premier, con il suo Tg1 che tende a nascondere notizie come quelle che riguardano la protesta degli abruzzesi davanti Montecitorio e l’inchiesta barese sugli ormai celebri festini; quelli in cui Berlusconi sarebbe, “eventualmente” come precisato dal suo avvocato, l’utilizzatore finale (delle ragazze invitate a partecipare). I Tg hanno poi mostrato il Presidente del Consiglio che, commentando tale vicenda da Bruxelles, promette di “far fuori anche questa spazzatura (l’informazione?) come ha fatto per quella di Napoli”. Infatti l’ha fatta fuori dal Centro della città e spostata in zone meno visibili del napoletano. Ha anche detto, a Cinisello Balsamo, che “in un Paese democratico la maggioranza governa”; il problema è che tale sistema non calza per l’Italia causa fallacia del suo presupposto.

Ma veniamo all’altro elemento di questa tornata elettorale: il referendum; 3 quesiti referendari proposti dal comitato presieduto da Giovanni Guzzetta e coordinato da Mario Segni.

A tal proposito ritorna d’attualità quanto da me scritto nel periodo della raccolta delle firme: "Referendum truffa? No, grazie..io m’informo!" ; "Il referendum elettorale Guzzetta-Segni non propone una buona soluzione"

Resto contrario, per usare parte del titolo di un articolo di Giovanni Sartori, a queste proposte referendarie. Così come sono contrarie altre voci, autorevoli, come quelle di Stefano Rodotà, Asor Rosa, Furio Colombo (3 audio) e di Gustavo Zagrebelsky. Per quanto riguarda politici e partiti, Berlusconi e France­schini sono per il sì ma nei ri­spettivi partiti non mancano i contrari. Nel centrodestra la Lega è fortemente critica, nell’opposizione si sono contrari, tra gli altri, l’Idv-Lista Di Pietro (articolo di Pancho Pardi), i Radicali (dichiarazione di Pannella), Sinistra e Libertà (il suo antiquorum e Claudio Fava dal sito di Sd)

I referendum sono abrogativi e in questo caso finirebbero addirittura per peggiorare la legge elettorale vigente perché attribuirebbero il 55% dei seggi ad una sola lista (o partito) che abbia solo ottenuto più voti delle altre, quale che sia lo score totale e in percentuale. E con la conferma di uno sbarramento eccessivo, del 4% alla Camera e dell’8% al Senato che è contrario ai principi del pluralismo.

Solo la proposta riportata sulla scheda referendaria di colore verde, in cui si chiede di abrogare la possibilità per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura, per la Camera dei Deputati, in più di una circoscrizione, è facilmente sostenibile ma non risolve il cuore del problema: le candidature calate dall’alto delle gerarchie di partito e l’impossibilità per i cittadini di esprimere le preferenze.

Ricordiamo, per chi si recasse alle urne per i ballottaggi, che è possibile rifiutare le tre schede di referendum oppure, per coloro che proprio non riescono a fare a meno di andare al seggio, è possibile accettarne una soltanto e dunque esprimersi su quella (la verde citata poc’anzi e che sembra godere di un consenso generalizzato).

Meglio scongiurare quella che apparentemente sembra essere l’opzione più semplice, l’accettazione di ogni scheda. E’ invece altrettanto semplice e più consapevole l’esercitare il diritto di rifiutare le schede referendarie, dicendo di non volerle e che venga annotato nei verbali del seggio.

 

La differenza tra il voto per il “NO” e il non votare è importante e sta nel calcolo dei votanti. Perché votare “NO” ai quesiti, come pur suggerito da alcuni, contribuirebbe al raggiungimento del quorum del 50%+1 degli aventi diritto e potrebbe rivelarsi controproducente per gli stessi contrari al contenuto delle proposte.

Per ottenere l’obiettivo di non far approvare le proposte referendarie, la scelta strategica è quella del non voto: rifiutare le schede referendarie, (per chi vota ai ballottaggi) oppure quella di non andare alle urne (a Napoli per esempio non ci saranno che quelle schede), scegliendo di battere il referendum – Porcellum 2 facendo astensionismo attivo e consapevole.

Commenti all'articolo

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.162) 21 giugno 2009 14:26

    Secondo me è allucinante.Non tanto che si voti no o si,questi sono fatti personali ma che addiritturi si invochi l’astensione.Qualcuno dice che è l’astensione è di merito solo per QUESTO referendum ma allora la Chiesa all’apoca potrebbe dire che ha invocato l’astensione per il MERITO della fecondazione assistita perchè in quel caso viola addirittura la vita.Coloro (in partiolare a sinistra)che adesso stanno invoncando l’astensionismo dovranno fare i conti con questa scellerata idea per tutti i referendum a venire perchè ci sarà sempre qualcuno a cui farà comodo sventolar ela bandiera dellìastensionismo rispetto al merito dei quesiti(ma va?E io che pensavo che si invocasse l’astensionismo fuori dal contesto!!!).Credo che sia un fallimento per tutti il fatto che la gente non vada più a votare anche perchè significa che la gente è stanca e si è rotta le scatole di questa politica.Ma non è disertando le urne che si cambiano le cose.COloro che adesso sono per l’astensionismo da domani preferiranno tenersi la "porcata" perchè non vi illudete che l’insuccesso del referendum freghi a qualcuno.Alla politica non fa comodo cambiare l’attuale legge elettorale perciò si preferisce l’immobilismo.E mi dispiace davvero che noi cittadini non ce ne rendiamo conto e conitnuiamo a seguire queste manovre spicciole dei partiti che quando fa comodo allontanano l’elettorato per paura che esprima un qualunque punto di vista.
    Gloria

    • Di Fab (---.---.---.249) 21 giugno 2009 19:38

      Non mi sembra affatto allucinante il sostenere l’astensione verso questo referendum. Anzi, mi appare indifendibile.
      Certo, nel merito delle proposte e proprio per questo.
       
      I referendum politici non sono comparabili con i referendum etico/sociali; l’esempio riportato e che riguarda la Chiesa non ha senso poiché di differente classificazione e analisi politologica.
       
      Per astensione s’intende l’astenersi dal recarsi alle urne, dove sono approntati i seggi esclusivamente per i referendum. Nell’articolo non s’invoca tout court l’astensione per i seggi approntati anche per i ballottaggi delle amministrative dove si sostiene invece la possibilità, sancita dalla Costituzione e considerata opportuna nel merito, di non ritirare le schede. Recarsi alle urne è un diritto, non un dovere giuridico.
       
      L’astensionismo “attivo” di cui si parla e il non ritiro delle schede dei referendum sono un’espressione di volontà dell’elettore. Le analisi dei numeri elettorali e le strategie d’opinione indicano e suggeriscono che se si è contrari al contenuto di una proposta referendaria, il più delle volte lo si esprime con il non voto poiché più efficace per il raggiungimento dell’esito sperato.
       
      Non ho parlato di astensionismo passivo ma attivo per cui la tua riflessione, Gloria, non tiene conto di questa differenza ed erroneamente generalizza in alcuni tratti.
       
      Nel merito, la semplice abrogazione (ed anche questo concetto sembra tu non abbia tenuto presente) di parti di una legge non è ritenuta migliorativa dai contrari al referendum (che si rivelano astensionisti) ma peggiorativa; per cui toccherà, nel caso, tenersi quella legge elettorale anche se non piace. Non “ci” (in risposta al tuo “vi”illudete) facciamo alcuna illusione che l’insuccesso “freghi a qualcuno”. Serve solo a non peggiorare la legge, a cercare di non aumentarne i danni, tutto qui.
       
      Che la gente non sia motivata ad andare a votare (tu intendi, evidentemente, alle politiche) è un altro discorso e non è comparabile con il voto/non voto al referendum, che continuerà ad esserci come idea e metodo; sono due piani distinti dell’ingegneria elettorale. Si sostiene di non votare nel merito di questo referendum; non si sostiene di non andare più a votare né, da cittadini, si seguono solo le manovre dei partiti. Non votando questo referendum si esprime, per quel che è possibile con un referendum abrogativo e che ha dunque una modalità dicotomica, un punto di vista di contrarietà a queste proposte referendarie.
       

    • Di Gloria Esposito (---.---.---.242) 22 giugno 2009 11:17

      L’astensionismo "attivo" nella pratica è uguale a quello "passivo" cioè il cittadino si rifiuta di utilizzare un proprio diritto ,da qualunque parte si guardi.Sono sicura che in una società perfetta,dove "per principio" si vota ,se avessero vinto i "no" si sarebbe potuto costruire un dialogo o almeno i politici avrebbero sentito il fiato sul collo per cambiare questa legge elettorale che fa schifo.Adesso perchè dovrebbero cambiarla?Il popolo si è astenuto = non è interessato alla faccenda.L’astensione è sempre più facilmente strumentalizzabile (anche perchè i politici fanno uso strumentale di qualsiasi cosa che faccia loro comodo).Me ne rendo conto che lo strumento più facile per fallire il referendum è il non andare a votare,ma questo rispecchia solo una comodità non cosa è più giusto fare.
      Mi dispiace in particolare perchè a Napoli ho sentito un dibattito tra Guzzetta e Villone,l’esimio costituzionalista che ha detto la seguente frase : "andate a mare".Una frase che da qualunque parte venga detta da chi fa politica mi fa ribrezzo.Sopratutto se viene dall’area politica a cui mi sento più affine.Il risultato è stato per me devastante e deludente.
      Detto ciò leggo sempre i tuoi articoli e tranne che su questo sono sempre d’accordo con te.
      E’ un fatto di principio,per cui scusa se ti sono sembrata "rude" nel commento precendete ma inizio ad avere "il sangue agli occhi";)
      Tanti saluti,
      Gloria

    • Di Fab (---.---.---.239) 22 giugno 2009 12:42
      Ho notato, Gloria, che non è la prima volta che commenti i miei articoli (che sono rari). Anche la volta precedente però, se ben ricordo, non eri d’accordo con me; spero, per l’appunto, che la tua non sia un’opposizione di principio ;)
      Vorrei essere anche io meno “rude” per cui vale lo stesso discorso da parte mia nei tuoi confronti.
       
      Comprendo il principio di cui nel tuo commento qui sopra: sarebbe meglio, vuoi dire, se ad ogni consultazione dell’elettorato, di qualunque genere, ognuno si recasse alle urne ad esprimere la propria scelta tra quelle presentate. Non esageriamo parlando anche di “società perfetta”: non credo a tale ortodossia di pensiero. Di certo, poi, non lo sarebbe tramite una scelta dicotomica tra i “SI” e i “NO” (con cui possiamo esprimerci veramente poco) e neppure andando sempre a votare alle elezioni.
       
      A parte questo, mi tocca ribadire che c’è differenza tra astensionismo attivo e passivo (sui generis) e non ci mettiamo a scrivere manuali di scienza della politica in questo spazio perché il discorso diventerebbe molto lungo e non è il caso di farlo nei commenti qui.
      I politici sanno bene che l’astensione equivale, in questo caso, alla contrarietà, espressa con un’altra modalità che è d’uso nei referendum. E’ uguale solo il dato numerico finale per coloro che sono per il “SI” ma la differenza tra astensionismo attivo e astensionismo passivo, quest’ultimo per apatia etc. esiste ed è anche per questo che ho scritto l’articolo e come me tanti altri.
      L’ho scritto chiaramente: chi è contrario, chi è per il “NO” lo esprime per lo più attraverso il non voto ed è il caso per questo referendum. E’ un meccanismo elettorale che “funziona”, anche per effetto di dinamiche psicologiche; ma, anche su questo aspetto molto interessante, non la facciamo lunga perché altrimenti dovremmo scrivere pagine e pagine e trovo eccessivo farlo nei commenti e in forma scritta.
      I contrari “vincono” sia attraverso il “NO” sia e soprattutto attraverso il non voto e l’astensione. Se non ci fosse stato il quorum, ne avremmo parlato diversamente; si sceglie una strategia sulla base delle regole e di ciò che permettono.
       
      I politici che comandano al momento non hanno intenzione di cambiare sostanzialmente la legge elettorale. Con il prevalere del NO espresso (che vince lo stesso, attraverso l’astensione) non sarebbe successo nulla, nessu dialogo. Non hanno il fiato sul collo; non dimentichiamo i numeri della maggioranza parlamentare. Escludo discorsi filosofici sulla società perfetta. Ripeto, la contrarietà vince ugualmente, attraverso la modalità dell’astensione. L’ho scritto più volte, ormai dovrebbe essere pacifico. 
      E neanche con il “SI” “cambierebbe” in modo sostanzioso l’attuale legge che non ci piace. Anzi, con il “SI” si aprirebbero scenari peggiori in cui diventerebbe sempre più difficile per i cittadini esprimersi: preferenze sempre bloccate, tutto in mano a pochi, un solo partitone al comando e opposizione numericamente misera, area politica a te affine senza quasi più la possibilità di esprimere la propria voce. Perfino nuove elezioni, con la gente sempre più stanca di andare alle urne (ci credo, si fanno elezioni di continuo)
      D’altronde questo processo è già in atto; con la contrarietà al referendum si cerca solo di porre un freno all’emorragia di democrazia.
      So del dibattito a cui accenni anche se non vi presenziai come avrei voluto (siamo dello stesso ambito geografico). Il Prof. Villone, che fa anche politica, avrà detto quella frase dal tono netto proprio per sue ragioni politiche, è comprensibile. Così come tu dici di avere, metaforicamente, “il sangue agli occhi”. 
      Saluti anche a te!
       

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.160) 22 giugno 2009 18:58

    E’ stato un bel dibattito,mi dispiace che te lo sia perso agli studi filosofici.In ogni caso ti assicuro che non ce l’ho con te(davvero già ti ho commentanto?) è solo che tendo a commentare di più quando non sono d’accordo per poterne parlare e chiarirmi le idee :in genere quando un articolo mi piace lo voto soltanto:)anche se poi finisco anche per votare per quelli con cui non mi trovo d’accordo ma che mi appassionano.
    Comunque la verità è che la sinistra radicale riesce benissimo a battersi da sola,anche senza svantaggi derivanti dalle leggi elettorali :(
    In ogni caso,grazie per la chiacchierata!
    Tanti saluti!
    Gloria

    • Di Fab (---.---.---.126) 22 giugno 2009 19:25

      Di quel dibattito pubblico ci dovrebbe essere la registrazione video, per cui potrei recuperarlo.
      Che tu avessi già commentato un mio articolo, (il mio precedente su AV), in disaccordo, era una constatazione; non griderò al complotto :)
      Provo a dedurre che non sia tu ad aver dato voto negativo; per quanto mi riguarda ce n’è quasi sempre uno di base, appena pubblicato l’articolo.
      Comprendo la tua annotazione sulla sinistra radicale ed un certo autolesionismo.
      Comunque, grazie anche a te per il civile scambio di opinioni; in questo modo fa piacere anche se alcune di esse sono diverse e in qualche modo fa bene alle reciproche osservazioni e riflessioni. 
      Saluti! 

  • Di Emilio Toccafondo (---.---.---.77) 30 giugno 2009 18:23

    L’astensione e’ l’unico modo per dire no con fermezza a:
    1. L’attuale porcata di calderoli (che in effetti e’ la porcata toscana, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo..)
    2,. No alla proposta Guzzetta che peggiorerebbe la situazione
    3. non alla truffa del terzo quesito (i dirigenti continuano a scegliere quelli da inviare in Parlamento...)
    4. No all’uso indiscriminato del Referendum..
    Forse non ci si rende bene conto di cosa sarebbe possibile fare per i soldi sprecati per il referendum..
    Emilio

    P.S: Calderoli copio’ la legge porcata dai "democratici" Toscani che per primi introdussero questa vergognosa legge nel silenzio generale (le mie email non hanno mai avuto riscontro).
    Martini , come Bassolino deve essere messo al bando..La porcata toscana ha avuto conseguenze gravissime per la democrazia..

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