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 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Teatro povero: "Palla avvelenata" stasera a Monticchiello

Teatro povero: "Palla avvelenata" stasera a Monticchiello

Quest'anno la Compagnia del Teatro Povero di Monticchiello - Pienza (Siena) - per la 46esima edizione mette in piazza: "Palla avvelenata". L'autodramma che ci invita, ancora una volta, a salire verso la collina più interessante della provincia di Siena in questo periodo.

Il primo spettacolo sabato 21 luglio alle 21. Quindi repliche tutte le sere alla stessa ora eccetto i lunedì di luglio e quello del 6 agosto. Il 14 agosto l'ultima scena. "Palla Avvelenata" ha preso consistenza nella serie di incontri che gli abitanti di Monticchiello (la Compagnia del Teatro Povero quasi si sovrappone agli abitanti del paese) hanno effettuato ad iniziare dal mese di gennaio. Dal confronto tra le tante paure che affliggono attualmente la gente comune è nato il testo che si sviluppa su due binari paralleli.

La doppia narrazione non è una novità per la Compagnia. La ritroviamo in moltissime rappresentazioni e consente di legare, in un confronto dialettico, i vecchi ed i giovani, il passato ed il presente, l'incertezza e la prospettiva, la paura ed il suo superamento mediante l'azione che si presenta come il risvolto conclusivo geniale, la morale, la strategia educativa. L'apertura vede un momento unitario, un prologo, che costruisce la tensione necessaria per avviare lo spettatore alla comprensione della simultaneità del doppio racconto. Un vecchio narra la favola di Campriano. Contadino saggio, sveglio, intelligente, furbo. Di lui si trova traccia in un testo della metà del 1500: Historia di Campriano Contadino.

L'autore, rimasto sconosciuto, ci racconta di un uomo, padre di sei figlie in età da marito, povero in canna. Per risolvere i suoi problemi ricorre all'astuzia ed all'inganno raggirando ben bene dei mercanti i quali acquistano da Campriano prima la sua asina alla quale faceva "cacar danari", poi "una Pentola che bolliua senza foco", quindi "un coniglio che portuaua le ambasciate" e "vna tromba che resuscitaua e morti". La sorte dei mercanti è poi la stessa che Bertoldo, di Giulio Cesare Croce, fa fare alla guardia: tutti dentro un sacco di iuta, soffocati dall'acqua di un fiume. Una sorte tragica ma apprezzata dalla gente che ripone in quei personaggi la causa, l'origina della propria malasorte; il potere, quello politico, quello economico e quello giudiziario contemporaneamente; la prepotenza più bieca e ostinata.

A Monticchiello sono tre speziali a rappresentare il male e a Campriano il compito di ergersi come eroe per il riscatto della massa e la punizione dei cattivi. Ed i cattivi sono raffigurati da un politico cinico e dalla continua ricerca di apparire; da un ingegnere, tecnocrate ossessionato del buon funzionamento dell'organizzazione sociale pronto a sostituire chi non risponde ai requisiti richiesti; un finanziere, molto simile a quelli che oggi conosciamo molto bene, obtorto collo. Diventare tanti Campriano, aprire le finestre e le porte, guardare in faccia chi cerca di opprimerci, diventare soggetti attivi, vivi, pensanti è la morale della nuova favola che la gente di Monticchiello ci propone.

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