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Sundance Film Festival: Push vince tutto e Cazale ottiene il riscatto.

La sera del 31 gennaio si è svolto il Sundance Film Festival, a ridosso della ben più nota località Salt Lake City.

La kermesse fortemente supportata e voluta da Robert Redford tanto da prendere il nome del suo personaggio in Butch Cassidy, ospita i film indipendenti e permette a registi più o meno emergenti di presentare i loro lavori oltre che a testare attori che di solito fanno un altro mestiere, come i cantanti.
 
Quest’anno i premi di maggior rilievo ovvero quelli del pubblico e della giuria sono andati a Push, diretto da Lee Daniels.

 
Tratto dall’ononimo romanzo di Sapphire, la storia è incentrata intorno ad un’adolescente sovrappeso, continuamente derisa e presa di mira dai bulli del circondario, già madre di un figlio con la sindrome di Down e in attesa del secondo, entrambi frutto delle ripetute violenze del padre. Il quartiere è quello di Harlem dei primi anni ottanta, gli attori afroamericani emergentissimi come la dotata Gabourey Sidibe e l’attrice comica Mo’nique che ha ricevuto il premio speciale della giuria.
 

Nella sezione corti-documentari mi preme citare: I Knew it was you documentario sulla vita dello splendido attore John Cazale, da sempre mai apprezzato come i divi ancora in auge, ma che ha saputo scegliere e recitare in film in odore da Oscar, fino alla sua scomparsa prematura a soli 42 anni. Basti citare Quel pomeriggio di un giorno da cani (in cui era il compagno di Pacino nella rapina), i due capitoli del Padrino in cui interpretava Fredo, da qui la frase titolo del corto "So che sei stato tu" quando Michael scopre che Fredo aveva complottato per farlo uccidere, e per finire Il cacciatore, capolavoro di Cimino e anche suo ultimo film. Il documentario è incentrato sulle testimonianze degli attori che hanno lavorato con Cazale, ma anche di quelli che da lui hanno tratto ispirazione per le loro future carriere come Philip Seymour Hoffman, Sam Rockwell e Steve Buscemi.
 
Questi sono un paio di motivi per non sottovalutare mai i film da festival, nemmeno i corti o i documentari, quelli che di solito la gente salta a meno che non ci sia George Clooney che mostra i denti o Nicole Kidman che mostra la nuova plastica. E’ giusto guardare al futuro con un occhio a chi il cinema ancora lo fa con la voglia di raccontare aldilà dei grandi budget o con un occhio al passato, che insegna sempre...o che torna sempre, a volte ritornano. A volte purtroppo no, ma qualcosa lasciano.

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