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 Home page > Tribuna Libera > Sulla condanna di Salvatore Parolisi: le strane sentenze

Sulla condanna di Salvatore Parolisi: le strane sentenze

La Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna a Salvatore Parolisi riconoscendolo colpevole dell’omicidio della sua giovane moglie Melania Rea. Condanna che in primo grado venne stabilita nell’ergastolo, in secondo grado in trenta anni ed ora sarà ridotta allorquando la Corte di Appello di Perugia celebrerà un nuovo processo proprio per ricalcolare la pena da infliggere all’ex caporalmaggiore.
 
La Suprema Corte ha escluso l’aggravante della crudeltà che consentì l’erogazione della pena di trenta anni. La mia domanda è questa: cosa bisogna fare per il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà? Occorre scuoiare la vittima, tagliuzzarla lentamente o cosa altro?
 
Il Parolisi ha inferto ben 35 coltellate alla povera Melania in condizione di minorata difesa lasciandola morire dissanguata. Trentacinque volte il coltello ha attinto il povero corpo e non è bastato per consentire il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà?
 
L’articolo 61 del codice penale ai comma 4 e 5 recita:
4) l'avere adoperato sevizie, o l'aver agito con crudeltà verso le persone;
5) l’avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa;
 
Ed allora carissima Corte di Cassazione come la mettiamo?
Ora il Parolisi sarà condannato a meno di anni 21 di reclusione beneficiando di una riduzione della pena di giorni 45 per ogni anno, pari quindi a circa tre anni. Dopo aver scontato almeno metà della pena o nei peggiori casi due terzi della stessa si può ottenere la semilibertà provvisoria che consiste nel lasciare il carcere per tutta la giornata espletando un lavoro e far ritorno nella cella per il riposo notturno.
Si può quindi immaginare il Parolisi semi libero tra una decina di anni.
 
Mi viene in mente un episodio vero per il quale al momento non riesco a dare nome e cognome ai protagonisti.
 
Un marito accecato dalla gelosia assesta un solo colpo di mattarello in testa alla moglie che decede sul colpo. Chiama il 118 e corre a costituirsi sciogliendosi in lacrime ( di coccodrillo?).
Il tribunale considerando che l’omicida era incensurato, che non ce l’aveva con il genere umano, ma solo con sua moglie e quindi non poteva reiterare il reato dal momento che la poverina era definitivamente deceduta, che si era costituito, che aveva agito accecato dall’ira e dalla gelosia, che si procedeva con il rito abbreviato lo condannava a sei o sette anni di carcere tanto che lo sfortunato omicida dopo solo quattro anni già circolava in semilibertà anche perché aveva preventivamente trovato un lavoro offerto dalle solite e benemerite cooperative. Chi muore giace e chi vive si dà pace!
Milano, 11 febbraio 2015

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