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Stritolati dai mercati finanziari

Stritolati dai mercati finanziari, che dettano manovre economiche, che stabiliscono obiettivi, che ipotecano il futuro a loro discrezione. Così, gli effetti della crescita non si misurano attraverso la diminuzione della disoccupazione, oppure attraverso percorsi di civiltà capaci di concentrare le proprie energie sulle persone, sulla loro formazione, sulla loro vita fatta di amori, speranze e ideali.

No, la crescita ha come unica unità di misura l’indice borsistico, il “giudizio” del mercato, che impone – assoggettando a sé – regole restrittive in esclusivo favore del capitale, dell’accumulazione indiscriminata di denaro, da rinchiudere nelle cassaforti di chissà quale banca, un forziere inutile, denaro che fabbrica denaro, titoli virtuali, una semplice concatenazione di numeri che progressivamente stanno distruggendo la civiltà, il progresso.

La finanza, e tutto il mondo ad essa collegata è fuori da ogni realtà.

La crudezza dei suoi comportamenti viola le più elementari regole di trasparenza e di etica, aggira normative, scommette sui prezzi del cibo che mangiamo, sull’aria che respiriamo. Sempre più transazioni vengono eseguite al di fuori delle borse, clandestinamente, veri e propri mercati paralleli senza controllo, un sorta di dominio distruttivo.

Tutto questo, segue un andamento progressivamente crescente, trent’anni fa le attività finanziarie avevano un valore all’incirca equivalente al Pil del pianeta, nel 2007 erano quadruplicate, tanto è che per ogni euro prodotto dal lavoro e dal commercio erano in circolazione quattro euro di debiti, crediti e scommesse finanziarie.

Gli Over the Counter, ovvero i derivati scambiati privatamente e non in mercati borsistici trasparenti, nel 2007 ammontavano ad un valore pari a 12,6 volte il Pil mondiale, oggi la proporzione è enormemente cresciuta.

Gli effetti sono lampanti, non c'è ombra di dubbio, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle, tutte le mattine quando ci svegliamo, quando sfogliamo il giornale, quando guardiamo il nostro conto in banca, quando pensiamo a quanto sarà difficile il nostro futuro, soprattutto quello dei nostri figli.

Dagli anni Ottanta in poi, il 10% della popolazione mondiale si è arricchito in modo spropositato, mentre il restante 90% ha dovuto far fronte a redditi sempre più stagnanti e alla contrazione dei servizi pubblici, inclusi quelli essenziali.

Un arretramento che oggi rimarca la necessità di un cambio di passo, di una responsabilizzazione di tutti, di un sistema finanziario che sostenga iniziative di economia reale, che dia valore al lavoro, lavoro fatto di diritti, di giustizia sociale, non di morti ammazzati, vittime di un sistema mostruoso garante di lobby non democratiche che influenzano nell’ombra i decisori politici.

Una politica nuova deve emergere dal pantano di connivenze ed egoismi, che vogliono cancellare il domani, in nome del Dio denaro.

Non abbiamo più tempo, ora, subito.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.59) 6 ottobre 2011 20:10

    Altro giro, altra corsa >

    Da un paio di settimane TREMONTI sventola con orgoglio la bandiera dell’avanzo primario in crescita. Cioè del saldo positivo tra entrate e spese pubbliche.
    Si tralascia di precisare che dal calcolo resta escluso il Debito con i relativi interessi.
    Viene così “schivato” il primo problema da risolvere: come riuscire a pagare almeno gli interessi maturati sul Debito.

    Con un Debito salito sopra i 1900 miliardi gli attuali interessi superano i 90 miliardi.
    Non saldare tutti gli interessi significa generare altro debito con ulteriori interessi da pagare. Salvo “soccorsi” esterni il rendimento dei nuovi interessi, lo spread, non potrà non salire.
    Stando alle ultime previsioni governative l’avanzo primario del 2011 varrà circa 15 miliardi che dovrebbero salire a 60 a fine 2012.
    E’ di tutta evidenza che, con una crescita del Pil che tende allo zero, contare soltanto sull’apporto dell’avanzo primario significa veder aumentare ancora il Debito.
    Una situazione che, fin dai prossimi mesi, renderà inevitabili altre manovre di “aggiustamento” per una ventina di miliardi.
    Intanto la crisi, ex ripresa passata a semi crescita e poi a ricaduta, continua a gravare sul paese come Se fosse stagnazione

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