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Strage di Parigi: complottismo?

Ci sono due forme di imbecillità perfettamente speculari: il complottismo e l’anticomplottismo. Il complottista ideologico pensa che nulla accada per caso, si ritiene furbo perché convinto che quel che appare sia sempre e solo finzione e che dietro ci sia sempre una qualche macchinazione di poteri forti, magari ai massimi livelli mondiali in cui si immagina esista un vertice unico ed onnipotente. L’anticomplottista, parimenti ideologico, non sopporta spiegazioni che cerchino di andare al di là delle apparenze, i bollettini di Questura sono la sua Bibbia, si ritiene furbo perché deride sistematicamente qualsiasi dubbio e chi lo formula. Lui ha solo certezze.

Ciascuno dei due pensa che l’altro sia un cretino, ed hanno ragione tutti due. Sembrano opposti, ma in realtà, ragionano allo stesso modo. Sia l’uno che l’altro non cercano di capire criticamente un avvenimento, ma semplicemente lo assumono come conferma di quello che già pensano e chiunque accenni ad una interpretazione non contrapposta, ma semplicemente diversa, è esecrabile e da ridicolizzare, se necessario leggendo anche quel che non c’è scritto o il contrario di quel che c’è scritto.

Perché ciascuno di loro (complottista o anticomplottista) legge quello che gli pare e non quel che c’è scritto effettivamente. E tutti e due sono abbastanza cafoni.

Veniamo alla strage parigina. Per i due pezzi scritti mi sono sentito accusare da un lato di essere buonista inventandomi un “islam moderato che non esiste”, ma anche di essere un islamofobo come Borghezio, di essere un cripto alleato degli jihadisti ma anche di essere un guerrafondaio che vuole una guerra di religione e via con lo scemenzaio consueto.

Personalmente ci sono abituato e ne rido. Mi preoccupa quando le accuse sono tutte di un segno, ma quando sono di tipo opposto va bene: siamo sulla via giusta. Per il resto il mio metodo è quello di partire dalle apparenze e cercare di interpretarle via via, in modo logico, sapendo bene che una ipotesi è una ipotesi e non una certazza.

Qui partiamo da queste evidenze:

1. c’è stata una strage nella quale gli esecutori hanno lanciato slogan di tipo jihadista, poi è venuta una rivendicazione di Al Quaeda e l’Is li ha definiti eroi

2. l’episodio presenta aspetti che lasciano perplessi (la debole protezione di un sito prevedibile obiettivo, il comportamento insolito dei terroristi, troppo pieno di errori, la reazione lenta e debole della polizia nell’immediatezza del fatto ecc.)

3. Polizia e servizi segreti francesi ci stanno facendo una figura da chiodi, sia per aver incassato un attentato tutto sommato prevedibile, sia per l’infruttuosa (per ora) caccia ai presunti killer.

Le evidenze sono queste, ora ragioniamoci su in modo sistematico ponendoci le domande in successione logica:

1. I responsabili della strage sono effettivamente jihadisti o si tratta di una montatura operata da altri con fini molto diversi?

In teoria l’ipotesi dell’azione “coperta” di altri è possibilissima, ma non probabile, sia perché l’azione si colloca in un quadro consolidato da una decina di anni che va in direzione dei fondamentalisti, sia perché manca qualsiasi elemento a sostegno di un’ipotesi diversa e non c’è neppure una concreta motivazione politica alternativa, che non sia una pura congettura. Peraltro la rivendicazione di Al Quaeda (che non ha ricevuto alcuna smentita) ed il commento dell’Is, riducono l’ipotesi alternativa all’estremo margine di probabilità.

Dunque, se non emergono altri dati, possiamo procedere lungo questo filo di ragionamento e passare alla domanda successiva.

2. Se si tratta effettivamente di jihadisti, è una cellula di “lupi solitari” che si sono attivati autonomamente o la cellula di una organizzazione, inserita in una catena di comando, che ha agito dietro un preciso impulso?

Le apparenze sono quelle dell’azione solitaria, ma qui ci sono indizi che fanno pensare alla possibilità di un’azione organizzata (la disponibilità delle armi, delle quali una di non facile reperibilità, come l’assenza di rinculo farebbe pensare; il più che dubbio smarrimento della carta di identità che fa pensare ad un depistaggio organizzato, la capacità di eclissarsi dei killer, nonostante l’imperizia durante l’attentato ecc.). Inoltre, se davvero i responsabili sono i due ricercati, almeno uno dei due ha avuto rapporti organici con organizzazioni jihadiste, avendo partecipato (a quel che si dice) a campi di addestramento in Yemen ed alla guerra in Siria. Dunque, l’uomo non è propriamente un “lupo solitario”, e non appare irragionevole ipotizzare che abbia potuto agire in esecuzione di ordini ricevuti dall’organizzazione di appartenenza.

Soprattutto, appare concreta la motivazione politica di un eventuale centro committente sovraordinato. Nel caso dell’Isis, minacciare di portare la guerra in casa dell’Occidente, per reagire alla campagna aerea americana e scoraggiare l’intervento di truppe di terra europee; nel caso di Al Quaeda cercare un colpo di immagine che la rilanci contro i rivali dell’Isis, nuovo astro nascente della Jihad (peraltro avevo avanzato l’ipotesi di azioni di questo tipo già a settembre). Dunque, questo punto merita di essere sviluppato nelle indagini.

3. E’ possibile che, salvo restando l’ipotesi principale di una strage di matrice islamica, ci siano stati inserimenti di altri in una eterogenesi dei fini?

L’idea più diffusa su delitti politici di questo genere è decisamente semplicistica: un capo che convoca una squadra di esecutori, cui ordina di andare a mettere una bomba o uccidere il tale e i killer vanno. In realtà le cose sono molto meno semplici: c’è una catena di comando che va dal vertice politico a quello operativo, passa per i livelli dell’organizzazione, per arrivare agli esecutori che, spesso, sono assistiti nella fuga da uomini di copertura e poi nascosti in covi dell’organizzazione. Dunque un’azione che coinvolge molte più persone degli esecutori e che ha diversi gradi di passaggio, durante i quali è possibile che ci siano infiltrazioni e intromissioni ecc. Infatti, può benissimo darsi che un terzo soggetto abbia interessi diversi da quelli degli attentatori ma che, ugualmente, possa ripromettersi vantaggi dalla loro azione.

E questi terzi (gli utilizzatori occasionali) possono intervenire facilitando l’azione oppure forzando e deviando la mano agli esecutori o anche, dopo l’attentato, per indirizzare gli investigatori verso una direzione piuttosto che un’altra. Quindi, un’azione del genere non è mai una semplice ma, per sua natura, complessa ed articolata in più fasi e, più sono le persone coinvolte ed i gradi di passaggio, più è alta la probabilità che ci possano essere state interferenze. In fondo, stiamo parlando di organizzazioni terroristiche oggetto costante di tentativi di infiltrazione sia da parte di organi di sicurezza sia di altre organizzazioni rivali.

Anche l’ipotesi della cellula di lupi solitari non è così semplice come sembra: le armi devono essersele procurate da qualcuno, dopo l’attentato devono avere complici che li ospitino e ne facilitino la latitanza ecc. Dunque, anche qui c’è il rischio di agenti manipolatori che si inseriscano . Nel nostro caso non abbiamo elementi che ci indirizzino, ma l’ipotesi non può essere scartata del tutto e, comunque, va indagata.

4. L’insuccesso della polizia dipende da errori ed incapacità o da non volontà di prendere i responsabili?

La polizia ed i servizi francesi sono ad un elevato livello di professionalità (i servizi francesi, per chi non lo sapesse, hanno sofisticate teorie di intelligence riflesse una corposa produzione pubblicistica, anche se non sempre ad un elevato livello teorico corrisponde altrettanta capacità operativa) per cui non appare probabile una serie di errori, lacune, incertezze di questo genere

Così come non è da escludere, ma è poco credibile, l’ipotesi della cattiva volontà e magari di una “manina” poliziesca nella vicenda, sul modello della strategia della tensione: la “sicurezza” ci sta facendo una tale figura che un comportamento del genere sarebbe masochistico. E poi. Strategia della tensione per cosa? Qui ad avvantaggiarsene sarebbe l’opposizione lepenista non il governo. In via subordinata si può pensare anche ad un settore di polizia che lo stia facendo per far cadere l’attuale gruppo dirigente della stessa polizia o favorire una sconfitta elettorale di Hollande. Anche qui ipotesi possibile, ma molto poco probabile, soprattutto, in assenza di elementi concreti, resta una congettura come un’altra.
L’ipotesi più credibile (pur sempre un’ ipotesi) ci sembra una terza: che la polizia ed i servizi siano caduti vittime di un colossale depistaggio (che è quello che fa pensare la strana faccenda della carta d’identità), anzi addirittura di una “intossicazione ambientale” partita sin da prima dell’attentato, per cui dopo si è infilata in un tunnel di errori. Risultato che si può ottenere inquinando le fonti, producendo false prove, alimentando voci ecce cc. Ma questo, ovviamente, presuppone che non di una micro cellula si tratti, ma di una organizzazione capace di agire a livelli professionali piuttosto alti.

Per ora direi che non si possa dire molto di più, ma già mi pare un quadro che, pur tenendosi lontano dal complottismo ideologico, consente una lettura che vada un po’ oltre le apparenze.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.207) 10 gennaio 2015 11:10

    Bravo Giannuli. La contrapposizione tra complottisti e anticomplottisti, in cui entrambi risultano perfetti cretini se troppo estremi, mi è piaciuta parecchio.

  • Di (---.---.---.13) 10 gennaio 2015 22:12

    Mah, in linea di principio io sarei complottista, perchè non mi fido di nessuno e ritengo il genere umano capace di qualsiasi bassezza. Misantropia e Nichilismo sono le mie uniche certezze, il resto è tutto un grandissimo "meh". Naturalmente, essendo una persona razionale, do sempre il beneficio del dubbio, e in questo caso nello specifico l’ipotesi del complotto mi sembra abbastanza un’emerita caxxata (quasi quanto quella delle scie chimiche) ... Ma se fosse vero (questo, le scie chimiche, i rapimenti alieni o vattelappesca), che ci potrei fare io? La mia vita cambierebbe? No. Potrei io fare qualcosa per contrastare tutto ciò? No. Quindi niente, la vita continua: sincere condoglianze ai familiari delle vittime, un bel "ma dedicatevi al Pipppero" (cit.) agli integralisti islamici e buonanotte ai suonatori.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 11 gennaio 2015 15:06
    Fabio Della Pergola

    Concordo con 13. Ma in più aggiungerei che nessuna delle argomentazioni di Giannuli sembra davvero stringente. Niente di più di un generico girare intorno al forse, può darsi, ma potrebbe, ma anche no....
    L’ipotesi più ovvia ? che in realtà le armi girano, e tante, in ogni paese europeo; si suppone che in certi giri basti pagare; che gli estremisti islamici esistono e si fanno forti di ragazzi fuori di testa, e che nessuna polizia è in grado davvero di fermare sempre tutti e tutto.
    Poi se ci sono apparati dello stato interessati a alimentare la tensione per fini reconditi (che non sono affatto reconditi) e giustificare così azioni "preventive" liberticide, questo non è complottismo: è la scoperta dell’acqua calda. Ma non ha niente a che vedere con l’idea che gli americani si abbattano le torri da soli, o che il mossad ammazzi tre ragazzi ebrei o che i francesi ammazzino dei vignettisti francesi. Non so se mi sono spiegato.

    • Di (---.---.---.50) 11 gennaio 2015 15:31

      Caro Amico, hai ragione a dire che il mio pezzo non ha "argomentazioni davvero stringenti" perchè allo stato delle conoscenze questo non è possibile. Abbiamo una serie di informazioni parziali, insufficiente e confuse per cui, non avendo la palla di vetro e non sapendo leggere i fondi di caffè, mi limito ad ipotesi e congetture che spero possano affinarsi man mano che emergano altre informazioni.
      Se poi sei più bravo ad interpretare quello che sappiamo, prova tu a darci una ipotesi più sicura basata su argomentazioni stringenti. Io so fare solo questo.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 11 gennaio 2015 18:29
    Fabio Della Pergola

    Senza fare tanti giri di pista, io so dare solo quello che ho scritto. Che è abbastanza chiaro. E senza per questo voler fare una polemica.

    • Di (---.---.---.50) 11 gennaio 2015 18:56

      Giusto, ma questo è quello ce passa il convento per oggi e dobbiamo saperci arrangiare col poco che c’è. Più di tanto non si può fare.

    • Di (---.---.---.212) 12 gennaio 2015 13:48

      Si può anche non fare. Perché tirar fuori ipotesi prive di qualsiasi base solida può generare un clima di sospetto, di paura.

      Giannuli, perché non attende di avere qualche elemento in più prima di scrivere articoli come questo? Lei per primo afferma di non dare per scontato di aver colto la realtà dietro le informazioni parziali che ci arrivano, che sono solo ipotesi da limare successivamente, quando altro trapelerà. Perché non attendere un po’, raccogliere maggiori informazioni e solo dopo cercare di comporre un quadro più verosimile?

      Capisco che tirar fuori per primo l’interpretazione apparentemente strampalata ma che magari poi si riveli corretta (per poi dire: vedete, io lo avevo capito già a gennaio 2015!!) può essere un interessante stimolo alla scrittura, però potrebbe prendere in considerazione anche l’effetto che ottiene nel caso che le sue ipotesi si rivelino fallaci, perché getterebbero ombre su istituzioni e persone che potrebbero rivelarsi completamente estranee alle sue congetture e ne avrebbero danni, come ne ha un danno il cittadino comune che si ritrova a vivere in un clima di incertezza senza motivo.

      E’ sicuramente apprezzabile il voler andare in profondità, cercare di capire cosa si agiti sotto la superficie quando qualcosa non quadra, ma secondo me bisognerebbe aspettare di avere qualche elemento più concreto prima di lanciarsi in congetture. E’ troppo facile tirarsene fuori parlando di ipotesi, dopo aver spaventato.

    • Di (---.---.---.50) 12 gennaio 2015 14:10

      la prego non mi faccia perdere tempo con le sue sciocchezze filo poliziesche, Le ho già dedicato troppa attenzione. Io sono responsabile di quello che scrivo e non di quello che Lei ci vuol leggere.

  • Di (---.---.---.212) 12 gennaio 2015 20:26

    Guardi che io ho letto quello che lei ha scritto.

    Un articolo in cui ha dedicato un intero capoverso ad ipotizzare complicità più o meno esplicite addirittura delle forze dell’ordine. Se poi comincio a diffidare della loro correttezza, magari a torto, è colpa mia che ho letto quello che volevo leggere e lei non avrebbe scritto?!

    Mi faccia capire, se coi suoi sospetti ci ha preso lei è un fine osservatore dei tempi, se invece toppa sono gli altri che hanno capito male?!

    Esiste una forma di giornalismo che consiste, in casi in cui ci sono dati non convincenti, nell’armarsi di taccuino, registratore e foto, andare in loco e *trovare* elementi, prove, ulteriori dettagli che chiariscano la situazione. Lei si limita a fare suggestive analisi, dando per scontato che sicuramente qualcosa non quadra e che sicuramente c’è del marcio in Danimarca. Ma sono solo ipotesi, per carità, e sono gli altri che leggono male.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 12 gennaio 2015 21:41

    Credo che osservare con attenzione gli effetti dell’attentato sia molto più utile della diatriba sul complotto si complotto no.

    Diatriba che, salvo improbabili rivelazioni documentali (Assange, dove sei?), normalmente non porta a nulla di definitivo.

    Si vedrà se l’attentato verrà sfruttato dalla Francia (e dal fronte occidentale) per confermare e dare nuovo impulso alle strategie finora seguite sui fronti caldi del conflitto siriano, del conflitto israelo palestinese (radice di tutte le pulsioni antioccidentali islamiche), dei rapporti con l’Iran e con le petromonarchie arabe.

    Oppure se servirà a motivare un cambio di strategia: finora la Francia è stata capofila dei paesi europei nel sostegno ai ribelli anti-Assad. Ma Assad ha retto ed è spuntato l’ISIS.
    L’attentato potrebbe fornire un buon motivo per cessare l’appoggio alla ribellione siriana.

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