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Strage di Bologna, alcuni ricordi personali

Sono passati 35 anni dal giorno della strage di Bologna, l’attentato terroristico che ha causato, il 2 agosto 1980, la morte di 85 persone, nella sala d’attesa della stazione ferroviaria.

L’anniversario della strage è stato ricordato in vari modi. Io intendo farlo tramite alcuni ricordi personali. Io mi sono recato a Bologna più volte, generalmente utilizzando il treno. Sempre dopo.

Dopo il 2 agosto 1980. E quindi ogni mio viaggio a Bologna è stato contraddistinto dal ricordo della strage. Infatti mi sono, regolarmente, recato a visitare la sala d’attesa, all’interno della quale, è indicata la posizione precisa dove è esplosa la bomba e, sopra, una stele di marmo, con l’elenco dei morti, il loro nome e la loro età. A me, come a molti senza dubbio, ha sempre colpito un nome e un cognome, Angela Fresu, morta a 3 anni.

Fra l’altro la storia, immaginaria, perché dopo la morte, di Angela è al centro di un docufilm, realizzato da “La Repubblica”, con l’attrice Valentina Lodovini come protagonista, molto bello e che consiglio a tutti di vedere. E una domanda, leggendo il nome di Angela Fresu, ogni volta, mi sono posto: gli autori della strage come hanno fatto a mettere quella bomba in un luogo dove era possibile, anzi probabile, che venisse uccisa anche una bambina di 3 anni? E per essere più precisi, come hanno fatto Fioravanti e la Mambro a non pensare alle conseguenze che la bomba, da loro lasciata in quella sala d’attesa, avrebbe provocato? Perché, tra l’altro, il giudizio definitivo di un tribunale, fino a prova contraria, va considerato corrispondente a quanto realmente avvenuto.

E quindi, nonostante siano già in libertà – e non capisco proprio come possano esserlo -, gli assassini che hanno provocato quelle morti sono Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. I mandanti potranno anche essere altri. Ma gli assassini sono loro.

Quella domanda che, sempre, appunto, mi sono posto, rimane, ogni volta, senza risposta. Comunque, è giusto che, all’interno della sala di attesa della stazione di Bologna, si possa vedere chiaramente sia il luogo preciso in cui esplose la bomba sia l’elenco dei morti. E sarebbe opportuno che i visitatori della nuova sala d’attesa siano sempre di più. Sarebbe opportuno che, ad esempio, tutte le gite scolastiche che passano per Bologna, facessero una breve tappa anche lì.

Infatti, credo che il modo migliore per non dimenticare la strage di Bologna sia proprio una visita a quella sala d’attesa. Del resto non si deve assolutamente dimenticare quella strage e le altre che in quel periodo si sono verificate in Italia, ancora, almeno in parte purtroppo, avvolte nel mistero, soprattutto relativamente ai mandanti e al ruolo svolto da alcuni apparati dello Stato.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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