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 Home page > Attualità > Cronaca > Stefano Cucchi: riportiamo l’attenzione al problema carcerario

Stefano Cucchi: riportiamo l’attenzione al problema carcerario

Più passa il tempo dalla tragica morte di Stefano Cucchi, più comincio a notare che c’è qualcosa che non va, e mi irrita non poco.

Comincia a profilarsi una sorta di manipolazione dell’informazione, e qui care teste di capra Berlusconi non c’entra nulla. Girando tra vari blog, leggendo commenti vari, ascoltando interviste fatte ai ragazzi o gli interventi dei politici, vedo che si cerca di paragonare la morte di Stefano con quella di Federico Aldovrandi e Gabriele Sandri.

Comincio a disgustarmi di tutto ciò, perchè in questa maniera si contribuisce a distoglierci dall’imputato numero uno: il sistema carcerario!

Io non posso accettare questo andamento distruttivo e profondamente ingiusto nei confronti dei familiari che da anni si stanno battendo per dare giustizia ai figli morti nelle carceri. Basta leggere un po’ di dati e alcuni miei vecchi post, e scoprirete che c’è un emergenza sociale in corso.

Non cadiamo anche noi in questo tranello. Dobbiamo farlo per rispetto dei numerosi ragazzi morti nel carcere. E che nessuno ricorda o vuole ricordare.

Allora, a differenza di molti, io grido con rabbia e sete di verità:

Giustizia per Marcello Lonzi, ALdo Bianzino, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio e Stefano Cucchi!

Purtroppo gli altri nomi, e tanti sono extracomunitari , non posso nominarli perchè nessuno li ha reclamati. Ci sono casi di morti che rimangono classificate per sempre con questa dicitura: "Morte non accertata". Nemmeno gli animali subiscono questo "trattamento".



Allora pubblico il commento di Debora, una donna che ha vissuto il carcere e ha sofferto pene dell’inferno come spesso accade. Perfino violenze sessuali.
E’ stata a San Vittore, e il mio pensiero inevitabilmente va al grande Sante Notarnicola che aveva contribuito con grande forza e detrminazione nel cambiare le condizioni inumane dei detenuti. Ma all’epoca c’era Lotta Continua che appoggiava queste battaglie, ora i detenuti vengono lasciati soli.


Caro Incarcerato, molto bello quel "libera"...
La mia esperienza in carcere è stata tremenda eppure oggi seppur finita non mi riesco a sentire più "libera" di quando ero rinchiusa...
A S.Vittore ero reclusa e privata di quella che chiamano libertà, non potevo farmi una passeggiata sotto il sole, non potevo noleggiare un film, non potevo uscire con gli amici ma avevo trovato una cosa che difficilmente riuscirò a trovare al di fuori di quelle mura almeno per quello che è stata la mia esperienza... L’UGUAGLIANZA degli esseri umani... Tutti i detenuti sono uguali tra loro, con come è giusto che sia, vista la sezione in cui mi trovavo con delle eccezioni più morali che di fatto...
Quello che più mi è pesato è stata la mancanza di dignità e di rispetto da parte degli agenti e dei medici (dal medico del piano alla psicologa..)buoni solo a prescrivere psicoterapia(En, lexotan, minias, summontil, valium, rivotril etc. E spesso ben miscelati tra loro per rendere i detenuti zombie modellabili).. e lo schifo delle celle contro cui ho però, nel mio piccolo, vittoriosamente vinto..Seppur mettendo a rischio la buona condotta.. Sei letti a castello in 10mq...Mura, mobiletti e tavoli vecchi di decenni invasi da scarafaggi... Finestre prive di vetri o che rimanevano aperte di due dita..
Dico vittoriosamente perchè grazie alla mia caparbietà e alla disponibilità (per sfinimento) direttrice e vicedirettore sono riuscita almeno nelle celle in cui ho vissuto a cambiarne l’aspetto e a migliorarne la sanità.. Con nuovi mobili, uso dell’insetticida e pittura... Mentre per i sei letti ho dovuto protestare lottare e fare un po’ di casino.. Ciò mi è valso due rapporti e l’accordo finale di un massimo 4 letti(persone)..
Poi allo stesso modo vorrei però dire che all’interno del carcere ci sono volontari definiti esterni(professori, insegnanti vari, assistenti..) di umanità straordinaria che sono stati coloro che grazie al loro "lavoro"(missione) mi hanno aiutato a superare quegli 11 mesi e fatto scoprire l’umanità della popolazione carceraria...

Per il mio fare qualcosa per cambiare uno stato di fatto che prosegue da decenni è realmente difficile.. Posso solo far sentire la mia voce e raccontare le mie esperienze.. Cosa che faccio ininterrottamente da 4 anni a questa parte.. Però senza rabbia, con molta calma e tanto sdegno...

Per finire, vi invito ad andare a rileggere questo mio articolo sulle morti sospette nel carcere di Sollicciano. Ricominciamo da lì!

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