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Solo San Gennaro può salvare Napoli ed il governo Berlusconi

Su montagne di spazzatura si era elevato Silvio Berlusconi per gridare agli italiani e al mondo l’efficientismo della sua governo, da montagne di spazzatura, che ne sanciscono il fallimento, verrà travolto il suo quarto gabinetto. Aspettando il bis (non richiesto) del Cavaliere, a Napoli ne succedono di cotte e di crude, in una guerra di tutti contro tutti, che sta lasciando sul campo le macerie del PDL.

Se all’inizio degli anni ’90 la vita politica italiana era segnata dalle cronache che arrivavano da Milano e soprattutto dalla sua procura con le inchieste di Tangentopoli, le sorti degli ultimi governi della seconda repubblica sono legate alla città di Napoli.

Nel 2008 il governo Prodi cadde anche per l’incapacità di dare una risposta all’emergenza rifiuti della città partenopea, subito dopo la sua elezione Silvio Berlusconi inaugurò la politica del fare sulla scia dei successi ottenuti nella risoluzione della stessa emergenza.

Da alcuni mesi il problema dello smaltimento dei rifiuti, è tornato sulle prime pagine di tutti i giornali in concomitanza con la crisi che investe la maggioranza di governo.

In questo scenario di caos, in cui a pagare sono sempre i napoletani che non riescono ad meritarsi una classe dirigente adeguata ai problemi, si muovono le bande assettate di potere che dilaniano il corpo del PDL campano.

La contesa si è giocata e si gioca tuttora sulla gestione dei fondi per la realizzazione del termovalorizzatore di Salerno.

Da un lato c’è il coordinatore regionale del partito Nicola Cosentino che si è mosso affinché l’opera fosse gestita dal presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli e dall’altra la ministra Mara Carfagna che ha fatto in modo che il Consiglio dei Ministri scegliesse come commissario per il termovalorizzatore il Presidente della Regione Stefano Caldoro.

Tutti appartengono allo stesso partito. Tutti dovrebbero avere come obiettivo comune quello di sgombrare Napoli dai rifiuti. Ognuno però agisce affinché la propria fazione ed il proprio potentato di riferimento abbia più fondi da spartire. Il potere che in quella regione spesso si salda con la malavita organizzata non sa dare una risposta unitaria e risolutiva.

Silvio Berlusconi emerge su tutti per il suo cinismo, per la sua consistenza mediatica o meglio inconsistenza politica. Circa due anni fa aveva annunciato trionfalmente che a differenza della sinistra aveva risolto una volta per tutte la piaga della spazzatura a Napoli. Sembrava vero. Le strade erano pulite. Ma l’ annuncio trionfale venne soltanto per capitalizzare i successi di un risultato d’immagine che aveva ingannato tutti. Anche Eugenio Scalfari dalle pagine di Repubblica aveva plaudito al felice esito della vicenda.

A due anni da quell’annuncio bisogna mestamente constatare che non si trattava di una risposta strutturale ed incisiva. Gli effetti di quella cura sono già svaniti. All’epoca si era cercato un risultato facile affidando l’impresa all’esercito a alla sapiente regia di Guido Bertolaso. Ma i problemi sono ben più radicati e complessi. La straordinarietà dell’invio dell’esercito poteva risolvere solo i fatti contingenti. Non i problemi endemici del territorio. Gli effetti che quella cura ha determinato, sono oggi sotto gli occhi di tutti. E non sono confortanti.

La chiamano metamorfosi del male. Un tempo era Bassolino che sedeva a capo della regione Campania e assisteva inerme allo sfascio di una delle terre più belle d’Italia adesso è la destra che siede sulle ceneri dei propri predecessori e non riesce a determinare le giuste scelte di governo che portino al superamento della crisi.

Silvio Berlusconi due anni fa si era rivolto a San Bertolaso per cercare di arginare la calamità napoletana, oggi sembra non abbia altra opzione che quella di invocare di San Gennaro affinché compia un miracolo fuori tempo massimo. A colui che si dichiarò l’unto del Signore non dovrebbe risultare così difficile.

Gianpaolo Pansa dalle colonne del Riformista consiglia i napoletani di fare quello che si faceva in tempo di guerra: in sostanza di arrangiarsi ed di cavarsela con i propri mezzi. Ci sembra un opzione di buon senso anche se assolve le responsabilità della classe dirigente. Si potrebbe aggiungere che per sottolineare lo sdegno ed il disgusto, i cittadini campani potrebbero fare quello che i militanti radicali fecero in occasione delle elezioni politiche del 1972: bruciare in pubblico i certificati elettorali, sancendo materialmente l’inutilità del voto di alcuni cittadini italiani.

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