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Soffocare. Il film tratto dal romanzo di Palahniuk fra libertà sessuale e ricerca di identità

Presentato al Sundance Film Festival e vincitore del premio speciale della Giuria.

Victor (Sam Rockwell) è un sessodipendente e sbarca il lunario facendo il figurante in rappresentazioni storiche della guerra d’indipendenza con il suo amico Denny (Brad William Henke). Sua madre Ida (Anjelica Huston) è ricoverata in un ospedale psichiatrico molto costoso in cui Victor si aggira furtivamente dopo essere andato a letto con tutto il personale femminile, costantemente inseguito dalle altre degenti. La retta dell’ospedale Victor riesce a pagarla solo attraverso uno stratagemma: fingere di soffocare in vari ristoranti della città, con il solo scopo di essere salvato da facoltosi borghesi per poi fare leva sul loro senso di protezione verso la persona salvata chiedendo un aiuto finanziario per postumi inesistenti.

Comincia così il viaggio di Clark Gregg nella mente di Chuck Palahniuk nel suo adattemento cinematografico di "Soffocare" (Choke). Quello che di buono si riesce a trovare in una pellicola così è la naturalezza con cui viene affrontato l’argomento sessuale che è punto cardine della vita di Victor, che usa spasmodicamente il lato più fisico di sè per scappare dalla sofferenza che la madre gli procura. La demenza della donna infatti la porta a vedere nel figlio qualsiasi altra persona che abbia conosciuto nella sua vita: un avvocato, un amico, un amante, ma mai Victor che ormai è costretto a subire i continui lamenti della madre nei suoi confronti senza poter esternare le sue emozioni. L’unica persona che riesce a smuovere l’umanità del ragazzo è la giovane dottoressa Paige Marshall (Kelly Macdonald), altra presenza cardine del film che introduce la seconda trama nella trama principale: dal diario di Ida Mancini risulta che Victor potrebbe essere il frutto di un concepimento semi divino grazie ad una reliquia di natura fallica trafugata in Italia. Il nostro protagonista indifferente e sbruffone risulterebbe dunque il pronipote di Gesù Cristo.

A questo punto diventa chiaro che catalogare un film del genere è completamente inutile, si passa da John Waters a Kevin Smith, dall’ossessione per il corpo di Cronenberg alle stranezze romantiche di Michel Gondry. Sicuramente il regista, che è anche famoso attore oltreoceano, ha saputo da cosa attingere e ha saputo farlo con maestria e ironia accattivante, scegliendo un asso, Sam Rockwell, che in questi film ci si ritrova come un limone tra le cozze e che sa come destreggiarsi in parti complesse al limite del grottesco senza mai diventare macchietta fastidiosa. Anjelica Huston poi, che ha dovuto sdoppiarsi e interpretare se stessa da giovane e da anziana malata raggiunge picchi commoventi di intensità drammatica, che pesa quasi tutta sulle sue spalle, ma che riesce ad essere compresa e quasi condivisa sebbene siano reiterate la frode, la violazione di domicilio, il rapimento, il furto. Sono tutti i lati dell’amore quelli affrontati da Palahniuk nel romanzo, quelli che di solito aiutano a scoprire se stessi e che invece si rivoltano contro Victor rendendolo spaesato e dubbioso sul significato della sua esistenza. Il sottotesto è molto profondo, e anche se ben nascosto non rimane celato allo spettatore, lo direste? Questo è un film che parla di sesso (e ne mostra tanto), di dipendenze, di malattie, di amore, della scoperta di se stessi con un velo sottile di comicità e di gergo indecente tanto da renderlo splendido. Si fa in fretta ormai a catalogare alcuni film come "trash", questo non lo è perchè sa infiltrarsi in ogni stato d’animo, aprendo la mente e soffocando i limiti.

"Se Dio si è fatto uomo, perchè non potrebbe accadere il contrario?"

Chuck Palahniuk "Rabbia"-2007

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