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Se la Grecia uscisse dall’euro? Un danno da 1.000 miliardi

Svalutazione della Dracma, inflazione alle stelle, fuga di capitali, default inevitabile, sono solo alcune delle conseguenze drastiche di una decisione così irresponsabile.

Dopo le elezioni politiche del 6 maggio e la sconfitta dei partiti che hanno sostenuto le misure di austerity del governo Papademos, si attendono le nuove elezioni del 17 giugno per decidere il destino della Grecia e dell'intera Eurozona. 

I greci hanno votato in massa le forze politiche che rifiutano le condizioni imposte dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario per concedere gli aiuti di cui il paese ha estremo bisogno, portando alla ribalta il leader della sinistra radicale Syriza Alexis Tsipras, che intende rinegoziare il piano di salvataggio (ma non ha mai espressamente parlato di uscita dall'euro). 
In effetti, stando ai sondaggi, il 78% della popolazione vuole restare agganciata alla moneta unica e ne avrebbe ben validi motivi, se solo analizzassimo le gravi conseguenza di una così irresponsabile decisione. 
 
Cosa succede se la Grecia esce dall'Euro?
 
Prima di tutto, nessuno Stato membro dell'Unione Monetaria può uscire a norma dei Trattati istitutivi. Per farlo deve denunciare il Trattato di adesione all'Unione Europea, che prevede invece la fuoriuscita. Il Governo dovrebbe dunque varare una nuova legge per tornare alla Dracma, ridenominando tutti i rapporti economici nazionali (stipendi pubblici, pensioni, contratti), imporre controlli valutari e chiudere le frontiere per evitare fughe di capitali. 
 
Dopo inizierebbe a stampare e distribuire la nuova moneta, che per garantire l'equilibrio della bilancia commerciale si svaluterebbe rispetto all'euro del 15-20% (ma potrebbe scendere anche fino al 30%). In realtà lo scenario potrebbe essere peggiore: il Wall Street Journal ha fatto notare che la Russia e l'Argentina, all'indomani del default, subirono una svalutazione del 60-70%
 
Il passaggio successivo sarebbe la realizzazione di un corposo piano di austerity e dopo alcuni anni di recessione si potrebbe sperare nella ripresa economica. Ma i sacrifici ed i tagli sono proprio quello che i greci non vogliono e per cui si levano i roboanti venti di protesta. 
 
L'alternativa sarebbe che il Governo continui a svalutare la moneta, rischiando però di innestare un processo iper-inflattivo che eroderebbe drasticamente il potere d'acquisto della popolazione, rendendola ancora più povera. L'uscita dall'euro manderebbe di nuovo in default la Grecia, che non sarebbe più in grado di rimborsare i prestiti ricevuti da Ue, Bce ed Emi
 
Gli unici precedenti storici riguardano Zimbawe, Somalia e Sudan, che non hanno rimborsato gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale. Inoltre, dopo l'uscita dall'Unione Europea, Atene dovrebbe rinegoziare i propri rapporti commerciali con gli ex partner, a loro volta alle prese con gli effetti collaterali dell'operazione.
 
Reazioni a catena
 
Il problema infatti è l'effetto contagio, che potrebbe facilmente colpire gli stati più deboli dell'Europa: Irlanda, Portogallo, Spagna e naturalmente l'Italia. I risparmiatori dei paesi in crisi di debito, vedendo i conto correnti greci trasformati all'improvviso in dracme, potrebbero essere indotti a trasferire i loro depositi verso porti più sicuri e rifugi classici (bund tedeschi, oro, materie prime, franco svizzero) innescando una fuga di capitali che porterebbe allo stremo l'intero sistema bancario europeo.
 
A quel punto, l'Eurosistema, l'Efsf e l'Esm sarebbero costretti ad intervenire per impedire ai rendimenti dei bond italiani e spagnoli di schizzare oltre la soglia sostenibile del 7-8%. Infine, il calo del Pil e delle entrate fiscali renderebbe irrealistico qualsiasi programma di riduzione del deficit, vanificando gli sforzi finora compiuti con grandi sacrifici. 
 
In sostanza si andrebbe incontro ad un collasso del sistema bancario greco, con conseguenze facilmente immaginabili: rendere carta straccia i 160 miliardi di titoli di debito degli istituti del paese detenuti dalla Bce. 
 
Secondo una stima dell'Institute of internacional finance (che raggruppa 450 istituzioni finanziarie) il danno globale dell'uscita dall'euro della Grecia ha una cifra quantificabile: 1.000 miliardi di euro.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.103) 18 maggio 2012 17:50

    Spiegatele a Grillo e ai suoi parabolani queste cose, visto che propone l’uscita dell’Italia dall’euro.

    • Di (---.---.---.242) 18 maggio 2012 22:01

      mi spieghi come mai l’ Argentina , l’ Islanda ............sono uscite dalla crisi, decidendo di non pagare un debito pubblico illecito e stampare moneta sovrana...Argentina in dieci anni Pil +8% e dimezzamento della disoccupazione.....euro moneta monopolizzata dalle banche private con un circolo viziosi di interessi da pagare tramite un debito pubblico illecito che ci condannerà a vita ...vedi signoraggio! Pace e bene fratelli e sorelle smiley

  • Di (---.---.---.9) 19 maggio 2012 00:00

    l’islanda ci è dentro fino al collo dato che sta tirando a campare con i soldi di putin, un noto filantropo, mentre l’argentina, che pur esporta risorse che in grecia e in italia non ci sono, ha un’inflazione che supera la crescita del pil. d’altra parte, quando dicono che si perdono 1000 miliardi, cosa credi che succeda? che spariscano nel nulla o che finiscano nelle tasche degli speculatori. per questo grillo, come la morgan stanley e goldman sachs, vuole la fine dell’euro

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