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Schierarsi con le Pussy Riot (senza dimenticare Nadja Drygalla)

Come è possibile giustificare sul piano del diritto, e non della mera opportunità politica, la circostanza per cui è doveroso garantire anche a un partito neonazista la piena agibilità sul piano politico-istituzionale ma al tempo stesso costringere al ritiro un atleta perché fidanzata di uno dei suoi militanti?

Tre anni; tanto ha chiesto il procuratore per il gruppo punk Pussy Riot, reo di aver intonato in chiesa una preghiera di protesta anti-Putin.

Nei Paesi democratici monta l'indignazione pubblica, con tanto di mobilitazione di artisti, buona ultima Madonna.

Nessun intellettuale sembra spendere però una parola a favore di Nadja Drygalla (nella foto), l'atleta tedesca allontanata dalle Olimpiadi perché legata sentimentalmente a un funzionario del partito neonazista tedesco Npd.

Di più, nessun intellettuale sembra interessarsi al caso, che ci sembra interessantissimo non solo sul piano etico ma anche su quello storico e delle sensibilità collettive.

L'espulsione dell'atleta tedesca mostra difatti ancora una volta come tra tutti i regimi totalitari, o tendenzialmente tali, novecenteschi, la memoria di quello nazista sia quella che ancora oggi più pesa nella coscienza collettiva nazionale. Più ancora che in Italia o negli Stati europei ex sovietici, il passato in Germania non può passare. Il fatto che da noi o in un qualunque Paese dell'Europa orientale sarebbe inconcepibile l'espulsione di un atleta da una competizione sportiva in quanto vicino sentimentalmente a un esponente del neofascismo o del 'neocomunismo' la dice lunga sul peso che esercita nell'opinione pubblica tedesca la questione della specificità, dell'unicità del nazismo.

Questo però provoca uno straordinario cortocircuito tra le tradizionali libertà democratiche e la Ragion di Stato.

Come è possibile, difatti, giustificare sul piano del diritto, e non della mera opportunità politica, la circostanza per cui è doveroso garantire anche a un partito neonazista la piena agibilità sul piano politico-istituzionale ma al tempo stesso costringere al ritiro un atleta perché fidanzata di uno dei suoi militanti?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.40) 10 agosto 2012 10:16

    Se la Drygalla è colpevole solo di essere legata affettivamente ad un neonazista non è giusto che sia esclusa dai giochi olimpici, ma se all’unione sentimentale si unisce una unione di comuni intenti, di fede neonazista, una identica convinzione negazionista, militanza, azioni di lotta, ecc..ecc.. allora la differenza con il suo fidanzato è talmente minima da porla sullo stesso livello. Allora, dov’era la Drygalla quando il suo amato faceva apologia di idee violente e razziste? Non ha mai notato quel grande manifesto nella stanza del suo amore con l’immagine di Hitler?In un ipotetico processo, chi riuscirebbe a dimostrare quanto la signorina era dentro a questi comportamenti o fuori? Non posso biasimare il mondo dello sport se a questi soggetti ha voluto spiegare che questo modo di essere non è un bel modo e che Hitler non era propiamente una camomilla. Non tutti gli insegnamenti possono venire dalla legislazione. Dovremmo forse inneggiare alle vittorie olimpiche di un atleta che il giorno prima è stato a pranzo con la sua dolce metà e dove nel menù erano compresi piatti a base di carne umana solo perchè ci ha assicurato egli od ella di non avere assaggiato?

  • Di (---.---.---.208) 16 agosto 2012 00:13

    Sai com’e’, i Nazisti non sono molto democratici....invocare lotte per la liberta’ di pensiero per chi l’ha soppressa nel sangue, nel razzismo, nell’antisemitismo, etc. etc., e che oggi vorrebbe riportare al potere quella violenza indicibile, non ti suona un po ridicolo?

    • Di (---.---.---.70) 16 agosto 2012 23:22

       

      Il punto non è se garantire o meno libertà di parola al neonazista di turno (punto pure importante ma che non è al centro del mio intervento).

      Quel che mi sembra più interessante è che il peso della storia renda possibile quel che da un punto di vista solo razionale non è facilmente sostenibile, vale a dire la circostanza per cui un Paese, la Germania, accetta che un partito neonazista viva legalmente, si presenti alle elezioni, mandi rappresentanti nelle assemblee elettive ma al contempo non accetta che la fidanzata di un membro di quel partito possa partecipare alle Olimpiadi!
      Come a dire, alle nostre istituzioni noi tedeschi non teniamo granché, che ci entrino pure dei neonazisti, ma alle olimpiadi, che sono una cosa seria, non ci devono andare né neonazisti né che li frequenta...

    • Di (---.---.---.208) 17 agosto 2012 14:06

      .....Si vede che in Germania la Federazione sportiva ha dirigenti migliolri di quelli insediati in parlamento e al Govenro. E’ comunque un fatto positivo che almeno una delle Istituzioni Nazionali in Germania dia un segnale chiaro di rifiuto del marciume Neonazista che oggi conosce in Europa una certa recrudescenza, proprio perche’ purtroppo le istituzioni "democratiche" europee non sembrano essere mai state realmente intenzionate a liberarsene.

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.36) 5 gennaio 2013 03:07
    Francesco Finucci

    Il punto è proprio questo. Da una parte il nazismo come nemico epico della società post-totalitaria, dall’altro il fatto che l’ideologia democratica in realtà è tale proprio perché ha sradicato la propria essenza, ossia quella di essere un sistema politico che ha nel fatto di potersi esaurire e di non dover opporre resistenza il proprio nucleo. Il miglior stato, diceva Rousseau, non è quello che vive per sempre. In realtà, secondo il principio democratico, è quello consapevole di poter morire se la società è concorde su questo. Dato che un sistema aperto come questo non è stabile, lo si è chiuso ponendo al centro un’ideologia che fa di Hitler l’allegoria di satana (non che poi si prestasse poco al caso) per elevare un proprio epos. Il punto è proprio questo: se si costruisce un nemico che non può divulgare le proprie idee, si distrugge la democrazia. Se lo si permette a chiunque, la democrazia finisce per morire comunque. Intricato, eh?

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