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Schegge impazzite di un’Italia senza genitori

Le nostre orecchie e il nostro sentire interiore sono, quasi ogni giorno, assordati da notizie, fatti, reati e delitti che si caratterizzano tristemente, o per gli eclatanti contenuti o per la particolare scorza di crudeltà e spietatezza che li avvolge.
 
In siffatto scenario, siamo tutti arrivati a temere e a additare come autentica iattura, per via della sempre più massiccia presenza nel Bel Paese, gli stranieri immigrati irregolarmente, specialmente rumeni e albanesi, i quali, con spavalderia e nell’assoluto dispregio delle leggi e senza alcun rispetto per la vita e i beni delle persone, si rendono autori d’azioni illecite – furti, rapine, violenze, sequestri - e, spesso, anche d’omicidi..
 
Peraltro, sebbene le cronache preoccupanti e la ravvicinata sequenza dei gesti delittuosi giustifichino in linea di principio il sentimento di repulsione verso tali figure di delinquenti, forse non è giusto generalizzare, criminalizzando a tutto campo gli eserciti di stranieri i quali, carte in regola o non, nella stragrande maggioranza arrivano in Italia per cercare un lavoro, in molti s’inseriscono correttamente e si rendono utili ai fini della crescita delle nostre attività produttive ed economiche.
 
Piuttosto, sulle strade del male e della devianza, non ci s’imbatte solamente in gente venuta da fuori e da lontano; talvolta, i protagonisti sono nati e cresciuti in mezzo a noi, in seno alle normali famiglie italiane

Solo per citare alcuni casi che si affacciano alla memoria, vedi i due tredicenni pugliesi di S.Severo (FG) che, dopo aver sottratto il cellulare ad una coetanea, si sono fatti “inseguire” da quest’ultima, evidentemente preoccupata di recuperare l’oggetto, e, una volta giunti in un luogo isolato, hanno pensato bene di aggredire la giovanissima malcapitata con percosse e, poi, di stuprarla: tredici anni appena, sia per i carnefici che per la vittima. E i tre adolescenti di Niscemi, in Sicilia, che hanno prima violato e dopo ucciso una loro coetanea, Lorena. E, ancora, i vigliacchi giovinastri piromani di Rimini e di Nettuno.

Viene da pensare alle cure e premure intensive ed esagerate in fatto d’alimentazione e di proteine con cui si è soliti, oggi, accompagnare la crescita dei ragazzi. Mediante ciò, si ottiene indubbiamente il risultato di un precoce sviluppo fisico delle creature, senza però il parallelo avanzamento delle capacità psichiche e dell’equilibrato discernimento.

Non a caso, i nostri nonni sostenevano che a tredici anni “si puzza ancora di latte”.
Viene, inoltre, da riflettere che ora si usa assegnare un cellulare già ai neonati! La motivazione è quella di tenersi in contatto con i giovanissimi, ma è lampante, in realtà, quanto poco si sta vicini e si vigila: se proprio si trattasse di perseguire tale obiettivo, basterebbe mettere in tasca ai ragazzini una scheda telefonica. Infine, viene da osservare che, laddove i comportamenti illeciti dei nostri figli si consumano a scuola, spesso gli insegnanti sono chiamati in ballo e addirittura a risponderne. Noi genitori non dovremmo essere ancora maggiormente responsabili per ciò che i figli compiono quando sono fuori casa o a spasso, in giro con gli amici?
 
Nella concreta quotidianità, succede purtroppo che, per ragioni non sempre valide e imprescindibili, i papà e le mamme, in media, restano accanto ai figli in misura marginale, parlano raramente con loro, ancor di meno inculcano valori e insegnamenti, nel tempo libero preferiscono magari portarseli appresso nei centri commerciali, alla ricerca di illusori ed aleatori strumenti di crescita che fanno moda o tendenza, come play station, lettori di dvd e, giustappunto, telefonini dell’ultimo grido.
 
Invero, una prossimità effimera e senza frutti positivi in chiave di sano e solido sviluppo dei giovanissimi.
 
Meditiamoci su, senza dimenticare neppure per un attimo gli insegnamenti che la natura ci porge gratuitamente: arboscelli dal robusto dna come le pianticelle d’ulivo trovansi piantati, immersi nell’humus del terreno, non da soli, ma affiancati a resistenti e dritti paletti che ne seguono e correggono le fasi della crescita.
E’ un accostamento ideale, ma, nel rapporto fra genitori e figli, è utile che avvenga altrettanto e ancora di più.
 

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