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Scalfaro il presidente che non si piegò agli eccessi del berlusconismo

Nell’antica Grecia esistevano alcune leggi non scritte che andavano rispettare sempre e comunque. La più importante tramandata fino a noi era quella che prescriveva il rispetto (in qualsiasi caso) dovuto ai defunti.

Ieri all’età di 93 anni è venuto a mancare l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Fu Capo dello Stato dal 1992 al 1999, durante uno dei periodi più difficili e travagliati della storia recente. Scalfaro traghettò quel che restava della prima repubblica nella seconda, fece fronte alle stragi di mafia che in quegli anni ebbero una recrudescenza terribile e cercà di governare lo tzunami di “mani pulite” che proprio in quegli anni cambiava i connotati della politica italiana. Fu un’epoca convulsa durante la quale Scalfaro tenne la barra dritta muovendosi entro il solco delle prerogative che la Costituzione affidava al suo ruolo. Nel suo operato si battè principalemente contro un avversario: Silvio Berlusconi e la sua in-cultura politica. Fu Scalfaro che non si piegò alla volontà del Cavaliere che voleva Cesare Previti (avvocato dai non limpidi trascorsi) come Ministro della Giustizia. Fu sempre Scalfaro dopo l'addio di Bossi a Berlusconi, a non indire nuove elezioni adoperandosi per trovare una nuova maggioranza come il nostro sistema parlamentare prevede, inaugurando il governo Dini osteggiato dal centro-destra.

Tutte cose inammissibili per il fronte “moderato” e “liberale” di allora che non perdonò mai all'uomo politico di Novara, il suo rifiuto di piegarsi ad una costituzione “materiale” , sempre piu' sbilanciata - senza la convalida di alcun passaggio parlamentare - verso un sistema presidenziale di stampo carismatico.

Tutte cose intollerabili soprattutto per un Cavaliere che non ha mai sopportato gli ostacoli frapposti sin dal 1994 fra lui e l’esercizio del suo potere. Tutte cose inaccettabili per un politico “anomalo” che ha sempre concluso la democrazia all’atto preliminare del voto, non dando importanza a quei “checks and balances” che ogni regime democratico prevede.

Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si sono rivolti nei confronti di Oscar Luigi Scalfaro, sempre con parole sprezzanti, ai limiti della “maleducazione” istituzionale. Maleducazione protratta fino a ieri quano alla diffusione della notizia della scomparsa dell’ex presidente della Repubblica, nessuna nota di cordoglio ufficiale è arrivata dalle parti di Arcore e di Gemonio. Dettaglio che non solo denota la mancanza di “fairplay” di importanti leader politici nazionali, ma anche l’involuzione della nostra Repubblica. Come non ricordare infatti che nell’Italia 1984 l’ex fascista Giorgio Almirante si recò alla camera ardente del comunista Enrico Berlinguer, mettendo da parte i rancori di militanze politiche vissute su fronti opposti. Mentre nel 2004 a Washington come accade per tutti i presidenti americani i vertici del partito repubblicano e democratio onorarono uniti il feretro di Ronald Reagan. Così come dovrebbe accadere in ogni paese dalla "democrazia matura".

Per il centrodestra italiano, incapace di fare autocritica, Scalfaro rimarrà il presidente del “Ribaltone” ma la verità è che la loro cultura politica non è stata capace di produrre figure super partes da poter eleggere al Quirinale. Silvio Berlusconi che non ha amato (e rispettato) nemmeno i suoi successori Ciampi e Napolitano, pronuncerà forse svogliatamente qualche parola di circostanza ma sarà comunque tardiva e fuori tempo massimo, come ci ha abituato in tante occasioni. 

L’unico modo serio e valido per onorare la figura dell’ex presidente della Repubblica da parte di coloro che alla nostra Costituzione ancora (un po’) ci credono è utilizzare ogni metodo democraticamente legittimo affinché Silvio Berlusconi o qualcun altro della sua cerchia più stretta (leggi Gianni Letta) non si sieda dal 2013 sulla stessa poltrona che fu di Oscar Luigi Scalfaro.

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