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Sardegna: Il Messaggero dei sardi on line contro Il Messaggero sardo

Il titolo di questo articolo non è un gioco di parole ma l'uscita in grande stile (dopo tre numeri "di rodaggio") di una nuova testata: “il Messaggero giornale dei sardi nel Mondo online”, dedicata alla grande platea degli emigrati sardi.

Tutto avviene ad appena due mesi dalla ripresa delle pubblicazioni della storica testata il Messaggero Sardo di cui avevamo dato conto in un precedente articolo. Per la precisione questa ultima testata, che definiamo storica, era stata edita sin dal 1974 e fino alla sospensione avvenuta nel corso del 2010, dalla omonima Cooperativa editrice, che ora ha registrato ed edito la nuova testata on line.

Non si tratta di un complicato rebus di difficile soluzione ma semplicemente di un divorzio di idee ed obiettivi tra la Regione Sardegna, che attraverso l'assessorato al Lavoro finanziava Il Messaggero Sardo, e la Cooperativa editrice che non ha accettato il ridimensionamento del budget e del conseguente numero di uscite annuali.

La Cooperativa che curava i contenuti del Messaggero Sardo era infatti da tempo nel mirino della nuova Giunta di Ugo Cappellacci, in quanto ritenuta, al di là delle motivazioni ufficiali, poco permeabile alla "linea" della maggioranza al governo della Regione. Tutto risulta più comprensibile se si pensa che Il Messaggero Sardo era diffuso in centinaia di migliaia di copie agli emigrati in tutto il mondo. Il nuovo assessore, quindi di fatto "il nuovo editore", non ha evidentemente alcun interesse a diffondere un'immagine potenzialmente critica verso le decisioni adottate dalla Regione.

La Cooperativa a fronte di questo ridimensionamento si è messa al lavoro e ha realizzato Il Messaggero dei sardi on line che ha definito "non solo un giornale per i sardi nel Mondo, ma anche il giornale dei sardi nel Mondo". Per completare l'offerta informativa, è disponibile per tutti gli utenti anche il portale.

L'apertura del numero di agosto, "Beffa per la Regione Sardegna", è dedicata alla figuraccia rimediata dalla Giunta Cappellacci che di fatto è stata esclusa dalla possibilità di effettuare, come Regione Sardegna, un'offerta di acquisto per la Tirrenia, che è uno dei vettori storici operanti tra Sardegna e penisola.

Il giornale affronta quindi i temi tipici dell'emigrazione con spazi dedicati alla Consulta per l'emigrazione, al Meeting dei giovani emigrati sardi tenutosi a Chia alle attività dei circoli e dei sardi in Italia e nel mondo. Completano l'informazione spazi dedicati all'economia dell'isola, alle manifestazioni tradizionali come l'Ardia di Sedilo e allo sport.

Per la cultura si segnala un profilo della grande cantante Antonietta Chironi, interprete autentica della cultura non solo nuorese, e un eccellente articolo di Massimo Pittau sul Martello di Atropo etrusca e l'Accabbadora sarda. Dovendo rappresentare un ponte tra la Sardeggna e gli emigrati, sarebbe stato apprezzabile qualche spazio in più sia alle imprese locali che si affermano sui mercati esterni sia alle iniziative turistiche o di nuovi servizi turistici sia alla storia sarda, un contributo che potrebbe essere apprezzato dalle nuove generazioni dei sardi non nati sull'isola.

Al Messaggero dei sardi on line gli auguri migliori per questa iniziativa nata finalmente all'insegna degli interessi dei sardi più che dei politici.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.170) 23 gennaio 2012 16:45

    Caro direttore,
    Ho ricevuto la sua mail nella quale mi ricorda che la testata del "il Messaggero Sardo" si è tramutata in " Messaggero giornale dei Sardi nel Mondo online" che pubblica le poesie a cura del prof.Salvatore Tola,seguito sempre con tanto interesse culturale.Accetto di essere inserito gratuitamene nella vostra mailing-list.
    Una cortesia se poteste inviare via mail la poesia "Annetta Piria" per la rubrica poesia.

    "Ricordi"

    Nelle rugose e inchiostrate valli,monti aridi d’acqua
     tra bietole e agavi assiepati con gli spinosi rovi e maturi
     fichi d’india.
    Sofferti giuochi insazi nelle asciutte cunette lungo
     le strade con indosso il jeans americano usato,in
     attesa della domenica,per una minestra calda tolta al
    sorriso sofferto di mia madre.

    Tra i filari del vecchio vigneto a "SanGiovanni Suergiu"
    ,(1)ombre di canneti come riparo dietro la bassa casa,
    accanto al melograno dove "Alba e Wilma"(2) bionda e
    fronda l’una ,onda marina di un caldo sorriso l’altra.

    Ricordi,rimasti intatti nel fatiscente casolare e tante
    memorie morse fino alle radici nelle fontane dei
    "medaus"(3) per rinfrescare il vino e l’anguria
    nell’acqua del pozzo con una corda al lucido secchio
    zingato legato,a dispetto dell’arsura del pastori.

    (1)San Giovanni Suergiu(CA):paese in cui l’autore trascorse la sua prima infanzia.
    (2)Alba e Wilma:cugine d’infanzia dell’autore.
    (3)Medaus:agglomerato di case di forma quasi circolare di arcaici e sociali costumi.

    Tolu Paolo
    Vergiate

    [email protected]







     d’

  • Di (---.---.---.236) 7 settembre 2012 11:37

    Caro direttore,
    Colgo l’occasione parlando di poesia,di inviarle un componimento poetico di tanti anni fa,quando conobbi il pittore Enrico Baj.Sono quartine anacronistiche, libere cioè dal laccio dei soliti schemi.
    Un augurio di cuore per il suo lavoro edotoriale.
    Spero di avere un suo commento critico sul pezzo.
    Cordialmente
    Paolo Tolu
    Vergiate [email protected]

     titolo
     "Il teatro dell’assurdo"
    " Azuma firmò l’opera d’arte MU 872 R
    "Cesare Da Sesto" si onorò di lui
    Keizo non fu presente alle sue esequie
    una sua scultura dondolò solo ombre.

    Sangregorio mi fece dono di una impronta
    una carta sovrapposta s’inzuppò d’acqua pesante
    fra le sculture di granito una foto prese fuoco
    Gian Barbieri cineticio ne studiò i fotogrammi.

    Penna decodificò con arte i simboli del sud
    remota l’amicizia si avvicinò senza remore
    lo speeling cimentò ogni lettura barbaricina
    la pittura "Pop" ruppe spazi & misure.

    Pozzi dopo anni reinccontrò il cinetico MIlano
    alla galleria Marconi si filmarono desuenti i commenti
    nel giardini pubblici si contarono gli assenti
    Bausola sull’arte scrisse i suoi poemi.

    Lischetti salutò la luna e me in lontananza
    Baj Pataphisico incorniciò decadaute le dame
    bronzèe sculture rassegnarono in mostra senza trame
    sui tondi concavi l’autore ne ricavò l’esame.

    I manifesti d’arte si tiratono in bianco & nero
    i nostri gesti astratti astrusi si tronfiarono 
    i discorsi melensi gravitarono allusi
    le bottiglie di champagne stapparono eluse.

    Le luci soffuse calarono sulle opere d’arte
    una indiscrezionbe confermò:" Je accuse!"
    molte le firme apocrife,sempre più diffuse
    una donna bianca scrisse le solite idee colluse.

    In Ruanda si moltiplicarono i morti
    a Cannes un regista fu premiato
    a New York un pistolero fu graziato
    a Lentini un poveraccio fu ammazzato.

    In Bosnia fucili e bombe rimbombarono
    a Venezia le acque putride allagarono
    a Roma i naziskin s’imbellettarono
    di violenza inverosimile,poi s/gridarono.

    Alcuni Stati membri stabilirono la pace
    un colpo ignoto sul treno per Yuma fu audace
    i cieli grigi si incupirono di rosso
    tutte le vergone si animarono nel mosso.

    Le navi pirate evacuarono inerti i bambini
    un contratto non scritto,rivendicò l’usucapione
    un brutto sgarro pervenne lapidario coi sassi.

    Le belle giornate allungarono il tempo
    le cupe ansie si fecero più intense
    i pali di legno marcirono sui corpi senza terra
    i marmi di Carrara col vento incenerirono.

    I vecchi saggi seduti fumarono la pipa
    alcuni di essi nei tanti libri lessero Platone
    alcuni anarchici nel 68 tramarono alle spalle
    diversi sassi lanciati da Aldo Ricci rotolarono a valle.

    I fuochi nei boschi si spensero senz’acqua
    freschi i giuochi ammucchiarono la sabbia
    immense gocce bagnarono di rosso le vesti
    di altre donne che allibirono tradite.

    I tombini sulle strade ingoiarono le pioggie
    le faticenti mura sgretolarono le pietre
    dei nuraghi,i caduchi portoni stagliarono la luce
    i pastori stanchi chiesero d’essere bianchi.

    Alcuni lauti bocconi si mangiarono in fretta
    lesti i ladroni si chiusero la bocca
    cattivi i bambini si leccarono le ferite
    sul nido d’api il miele impregnò un vecchio sughero.

    Variopinte farfalle entrambe si accusarono estinte
    ruscelli limpidi accolsero le libellule
    i brutti rospi dormirono sui binari morti
    una cunetta ferroviaria ne deviò i torsi.

    Di un esercito di formiche in mille ammutinarono
    un falco pellegrino nel cielo sorvolò la mia casa
    sul faro grande l’alocco vi trovò il bivacco
    da una stradina bianca una serpe s’infilò nella vigna.

    Sull’isola di San Pietro i venti piegarono i pineti
    lenti i passi di un vecchio bandito arrivarono muti
    i minatori stracchi e ciechi si curvarono con un no!
    un ameno cantastorie mi dettò le sue prime rime.

    Un guinzaglio di pelle fu stretto al collo
    di un padre-padrone che meschino
    dietro le sbarre vuote vi nascose un bambino
    nell’oceano indiano in massa morirono i pinguini.

    I Denti bianchi strinsero il boccone
    con l’acqua salata su lavò la bocca
    le grandi labbra rosse divennero secche
    i bianchi capelli si appiattirono sul capo.

    A porto Pino il 15 agosto fu festa grande
    le code delle auto finirono in mare
    I fari di una torre sull’isola  lluminò il mare
    l’ultimo giorno l’alba fu un pò più amara.

    La lingua secca si mosse disinvolta tra le gengive
    dalla tosse il cecchino sputò solo saliva
    una febbre alta nella notte in lei rispose
    con voce rauca,sonnolenta poi riprese.

    Una campana si udì nel confuso sonno
    una lancetta si dimenò fluorescente 
    quella nottre una luce rimase accesa.

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