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Salvatore Ligresti e l’ombra di un incredibile debito

La storia della nostra Repubblica è costellata da fatti inquietanti: ma noi non sappiamo o per pigrizia mentale o per la troppa indifferenza inanellare tutti i tasselli. Il risultato è ovvio e sotto gli occhi di tutti. La lista dei misteri si allunga e anche quella degli impuniti.

Salvatore Ligresti

Uomo segnato dagli scandali delle aree d’oro, dalle condanne di Tangentopoli, dalle affiliazioni mafiose e intimo amico di Berlusconi. Anche lui nemmeno a dirlo cellula attiva massonica, anche lui nato dai cantieri di Edilnord, anche lui tra le scalate del quartierino.

Silvio Berlusconi lo voleva usare, negli anni addietro, per addomesticare il Corriere della sera. Un giornale non abbastanza “addomesticato“ per i suoi gusti. I giornalisti di via Solferino rivendicarono con forza l’autonomia del quotidiano, come ai tempi dell’assalto P2. L’operazione, per quella volta, non riuscì.

Davvero? Non lo sappiamo. Quel che so, è che oggi Ligresti verrà designato come l’uomo nuovo della finanza italiana. Nuovo per noi ma non negli ambienti della magistratura: addirittura il suo nome era nelle inchieste mai terminate di Falcone e Borsellino.

Protagonista di tante storie: finanziere siciliano dalle origini misteriose, l’uomo chiacchierato per i suoi presunti rapporti mafiosi, il palazzinaro travolto dagli scandali, l’imprenditore sull’orlo del fallimento salvato dalle banche, il pregiudicato di Tangentopoli affidato ai servizi sociali.

Presidente della Fondiaria Sai, nota assicurazione che imparentata con Generali entra e controlla l’Unicredit. Generali è una delle 39 assicurazioni che furono gravemente sanzionate e multate nel 2000 dall’antitrust per aver creato un “cartello” ai danni degli utenti. Solo un improvviso e salvifico decreto del governo Berlusconi salvò le compagnie stesse dal dover risarcire i milioni e milioni di assicurati (RCA e altro), che avrebbero potuto chiedere in rimborso circa il 20% per ogni anno di premio pagato.

Cronaca di oggi

Salvatore Ligresti chiede il commissariamento della giunta meneghina guidata da Letizia Moratti, che succede? La roccaforte di Ligresti da un quarto di secolo è proprio il capoluogo lombardo, eppure Ligresti smania, scalcia per i ritardi e le promesse sfumate dell’amministrazione pubblica. Chi osa contrastarlo?

Letizia Moratti e le mancate autorizzazioni a costruire nella periferia milanese.

Colpa della crisi, i cantieri vanno a rilento. I progetti di sviluppo non partono. E Fondiaria Sai precipita nel baratro del dissesto finanziario. La recessione, il calo del mercato della Rc auto, la crisi della Borsa che ha innescato una svalutazione pesantissima dei titoli.

Così il colosso assicurativo guidato da Fausto Marchionni ha chiuso il primo semestre dell’anno con soli 20 milioni di profitti contro i 200 e più nello stesso periodo del 2008. Va ancora peggio per Premafin, la holding cassaforte che custodisce, tra l’altro, il pacchetto di controllo di Fondiaria. A giugno l’utile consolidato era striminzito più che mai: solo un milione di euro. E per il futuro, con i dividendi della compagnia assicurativa in prevedibile calo, le prospettive non sembrano proprio brillanti. Cosa fare?

Gli immobili, causa crisi globale, rendono poco o nulla, e allora lui, Salvatore Ligresti, li sposta ai piani bassi del gruppo. Terreni, case, progetti di sviluppo in carico alla galassia delle sue società di famiglia sono finiti in portafoglio alle compagnie quotate in Borsa, cioè Fondiaria e anche Milano assicurazioni. "Riassetto strategico", recitano i comunicati ufficiali. "Serve ad accentrare la gestione per favorire la creazione di valore", spiegano i manager.

Il problema è che mentre il mercato vira al peggio, la famiglia cede il controllo di asset immobiliari per centinaia di milioni a società partecipate da migliaia e migliaia di risparmiatori. Tutto legale, tutto regolare. Ci sono perizie, bolli, delibere di consigli di amministrazione. A ben guardare, però, tutta l’operazione sembra per molti aspetti tutt’altro che lineare. Talvolta gli immobili rimbalzano da una società all’altra con giri tortuosi. E tra un passaggio all’altro capita anche che il loro valore aumenti del 30, 40, 50 per cento. Nel ruolo di compratore spunta un fondo immobiliare che sembra costituito per l’occasione. E a dar man forte arriva una finanziaria con base in Lussemburgo.

Fondiaria annuncia di essere pronta a cedere buona parte del proprio portafoglio immobiliare. Valore dell’operazione: almeno cinquecento milioni di euro. Chi compra? Ancora non si sa, ma l’acquirente potrebbe essere un fondo immobiliare a cui parteciperebbe la stessa compagnia di assicurazioni insieme a investitori terzi. Un progetto solo in parte nuovo poiché questo rimescolamento partiva già nel 2005.

Non è finita. A quell’epoca Fondiaria girò una parte del proprio patrimonio in case e terreni all’Immobiliare Lombarda quotata in Borsa. Tra le attività passate di mano c’era anche il progetto City Life, il quartiere supermorderno che doveva sorgere a Milano nell’area della vecchia Fiera. 11 miliardi di euro. Questi 11 miliardi di euro sono in realtà una bomba pronta ad esplodere e a far collassare del tutto il sistema bancario italiano.

Finanziamenti bullet in scadenza per l’anno prossimo. Di solito questi finanziamenti hanno una durata di 4\6 anni in questo caso il rientro è stato obbligato ad un anno: il capitale dovrà essere restituito integralmente al momento della scadenza.

Dobbiamo tener conto tuttavia che gran parte di questi progetti, a cui erano legati questi finanziamenti non solo non hanno avuto particolare sviluppo, ma nemmeno sono stati cantierati. A Roma è tutto fermo, il piano regolatore pensato da Walter Veltroni prima di candidarsi a palazzo Chigi è stato fermato in extremis nel 2008 bloccando progetti e cantieri già finanziati dei vari Toti, Parnasi & c.

Quei bullet, imbullonati appunto alla scadenza del 2010, sono legati a Firenze al gruppo Fusi (quasi un miliardo), a Milano al progetto City life di riqualificazione della vecchia Fiera che arranca e anzi recentemente ha segnalato la necessità di nuova finanza (1 miliardo anche qui). I cantieri non ci sono, e il rischio che quei finanziamenti alla scadenza non possano essere restituiti è assai alto.

 

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