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Salute a tutti

La salute è un bene prezioso che riguarda tutti, curanti e malati, senza compromessi.

Sembra che gli esperti del benessere salutare siano tutti concordi nell'affermare che attività fisica e intellettuale, corretta alimentazione e sane abitudini concorrano alle buone funzionalità del corpo e della mente.

In caso di malattia, patologia o altro disturbo l’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana, recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Dallarticolo 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Tutti hanno, di conseguenza, il diritto sancito costituzionalmente di essere visitati, curati con pari opportunità nel rispetto della dignità nella persona del paziente.

Il paziente dal latino “patiens” ovvero “sofferente” o “che sopporta“ deve subire, infatti, i lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale a seconda delle classi di priorità date dal medico curante. Quest'ultimo ha il compito di alleviare le sofferenze secondo le regole sancite dal Giuramento di Ippocrate seguendo i protocolli di cura, disponendo di apparecchiature efficienti e di farmaci idonei messi a disposizione.

L’erogazione delle prestazioni e la correttezza delle procedure dovrebbero, quindi, garantire al cittadino sofferente una diagnosi e una cura precise ma, in barba all'etica professionale, casi di malasanità, superficialità, incuranza e imperizia hanno fatto, spesso, del medico una figura corruttibile e inaffidabile, al contrario troppo severa, poco umana e paurosa di denunce.

Una diffusa mentalità di superbia del medico e di subordinazione del paziente, considerato un fastidioso numero di pratica da sbrigare di cui sbarazzarsi al più presto, hanno trasformato nel tempo la sanità come potere di decisione e di appropriazione indebita di scelte. La dignità delle persone e le gerarchie tra i medici non procedono più sullo stesso piano. Equità e certezza di terapie univoche, controlli, servizi e trasparenza nell'antico nome di “Scienza e coscienza” hanno lasciato il posto a quello più attuale di “Interesse e speculazione”.

Riunioni e Congressi diventano indispensabili per lodare i progressi e la posizione dell'uno piuttosto che dell'altro e non per analizzare i problemi e trovare le possibili soluzioni nell'interesse dei cittadini curanti e dei cittadini pazienti.

Si è perso di vista il valore della persona e il suo diritto ad essere curata al di là dell'apparato commerciale e finanziario di industrie farmaceutiche, di strutture ospedaliere e ambulatoriali con storie di appartenenze a note famiglie e certi partiti politici dilapidatori di raccomandazioni e nepotismi.

D'altro canto, bistrattati, stufi e sfiduciati, i malati sono indotti a pensare che se si paga profumatamente una prestazione si avranno le cure migliori secondo una scala teorica di importanza tra le persone più o meno meritevoli di essere curate meglio o peggio a ragione della consistenza del portafoglio.

Spesso e volentieri si cede l'arduo compito di prendere in carico il paziente a persone idealiste che a titolo gratuito prestano aiuto non senza problematiche di natura vocazionale, formativa, organizzativa.

Neppure i maldestri tentativi di solidarietà bastano a salvare il malcapitato sballottato in un pellegrinaggio ad un altro, macinato nella farriginosa burocrazia, mortificato dai rimpalli di responsabilità e circuìto dagli impegni promessi a data da destinarsi.

Si lasciano, in questo modo, le famiglie da sole ad affrontare la gestione del proprio caro bisognoso di affetto, attenzione e cure con non pochi sacrifici in termini di tempo e di denaro per ovviare alle mancanze di serietà, di fondi e di quel senso del dovere di chi, invece, sarebbe preposto e pagato dai contribuenti per fornire quell'eccellenza decantata nei giusti comportamenti e nei servizi i più adeguati.

Invece, tra i vari uffici, studi medici e personale interno mancano la comunicazione, la collaborazione, lo scambio di dati e un confronto dei vari consulti. Ognuno agisce per il proprio raggio di competenza senza interessarsi di altro e di altri. Il problema, ovviamente non toccandoli personalmente, è sempre di terzi.

Le interferenze sono mal tollerate quasi a scalfire l'aurea, vera o presunta che sia, dell'onorabilità e dell'ineccepibilità dell'operato del rinomato e intoccabile collega per amicizia, connivenza o timore.


Nella mischia indiscriminata degli atteggiamenti maleducati, irrispettosi, altezzosi e tracotanti spuntano qua e là volti umani che fanno della loro professione una missione scelta e sentita, mettendosi al servizio del prossimo, come normalmente dovrebbe sempre essere per chi sceglie questo percorso lavorativo, con grande bravura, cordialità e umiltà.

E' a queste persone, oneste, intelligenti e poco consoni ai giochi di prestigio, potere e interessi, che la sanità deve, malgrado tutto, una certa credibilità, nell'ottica comune che si è tutti cittadini di uguali diritti e doveri e che tra chi, oggi, si crogiola in una sprezzante presunzione di un'autorevole posizione di camice curante, non debba mai, un domani, essere trattato, a sua volta, da malato costretto ad essere molto “paziente”.

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