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Vicini di casa, troppo vicini così lontani

I vicini di casa sono dei perfetti sconosciuti per la stragrande maggioranza degli italiani. Multiculturalità, diffidenza, mancanza di tempo sono le principali cause.

Un’indagine online su 1.800 italiani e uno studio legato ad un esperimento sociale hanno rilevato che almeno 6 italiani su 10 non hanno né il tempo né il piacere di socializzare con i propri vicini di casa. Sembrerebbe un paradosso in una società dominata dalla comunicazione ma è anche frutto dell’era digitale che con un “click” e con un “touch” pare che tutto sia a portata di tutti. A differenza dei rapporti di vicinato di qualche generazione fa, le relazioni odierne sono all’insegna della fretta, dell’indifferenza e della noncuranza nei confronti del prossimo. Caratteri schivi, timidi, riservati oppure c’entra l’egocentrismo dettato dal malessere sociale e dalla multiculturalità che genera diffidenza e incomprensione?

Non è insolito, infatti, trovare nei condomìni una pluralità di culture, razze, lingue e religioni che hanno poco, se non addirittura nulla, in comune, così la paura, l’ignoranza, il razzismo reciproco, la presunzione e i fatti di cronaca nera concorrono ad essere la causa di una cattiva predisposizione verso l’altro. Si preferiscono, sicuramente, i più rassicuranti contatti virtuali, freddi, distaccati, all’apparenza meno gravosi e privi di rischi che garantiscono un certo grado di padronanza gestionale della relazione a distanza, di protezione anche dell’anonimato e di controllo di stress e di ansia.

“Internet” e i “social media” hanno rivoluzionato il modo di vivere, quindi di comunicare, le emozioni “in primis”. Lo sguardo, il tono della voce, la mimica facciale, il linguaggio non verbale, la sensazione “a pelle”, tutti quegli aspetti che narrano di uomini e di donne senza proferire alcuna parola, determinanti per stabilire un primo approccio di simpatia o antipatia, di affinità o meno, sono sostituiti dalle voci computerizzate, dai suoni elettronici, dai comandi vocali, dalle foto, dai video, dalle suonerie, dai messaggi digitati, ovvero dall’invasione, dall’intrusione, dall’invadenza di mezzi informatici, elettronici, digitali che hanno denaturalizzato la vita sociale umana. Si perde molto della spontaneità di un sorriso, di un gesto gentile, di un saluto educato, di una certa “joie de vivre”, fuori dagli schermi piatti fisici e mentali. I contatti “vis à vis” nella realtà quotidiana sono ridotti ad una distratta e fugace occhiata, ad un’aggressività di comportamento e di linguaggio, ad un atteggiamento sulla difensiva che sprigiona immotivatamente tutta l’arroganza, la prepotenza e la maleducazione di cui ogni individuo si dovrebbe vergognare.

Eppure i vicini di casa possono rivelarsi, per molti versi, persone interessanti, degne di fiducia, generose, disponibili al dialogo e all’ascolto, solidali nei momenti di bisogno, amici nelle occasioni, ottime sentinelle per vigilare su movimenti e individui sospetti che si aggirano per i malaffari. Allora non si capisce perché risulti così difficile avvicinarsi benevolmente gli uni agli altri. Alcuni non si parlano per invidia, per gelosie, per rancori, per consensi negati, altri fuggono per i ritmi frenetici imposti dagli orari di lavoro che lasciano poco spazio alla famiglia e al tempo libero da dedicare alla socializzazione, altri ancora sono troppo concentrati sulle proprie problematiche per, a loro dire, perdere tempo con inutili chiacchiere, una moltitudine di giustificazioni e di scuse che alimentano l’alibi dell’allontanamento, dell’egoismo, del menefreghismo individuale e collettivo.

Certuni asseriscono che basterebbe creare delle attività comuni, come le feste di condominio e gli orti condominiali, luoghi di incontro per conoscersi, conversare, confrontarsi. Peccato che, molte volte, di fronte agli alti ideali e ai buoni propositi si contrappongano i fatti reali meno nobili. I vicini, nella maggioranza dei casi, non nutrono voglia, interesse, né tantomeno traggono gradimento dall’interazione reciproca. I motivi sono i più disparati, dalle liti, dispetti, mancanza di riguardi, alle incompatibilità di carattere, diversa estrazione sociale, lavorativa, di studio, di testa, ecc …

Non si può avere il piacere di rapportarsi, infatti, con chi non dimostra di avere l’intelligenza, il buon senso, il rispetto delle regole, la buona educazione e che, al contrario, provoca polemiche, tensioni e malumori con una cattiva condotta e continui e voluti rumori molesti. Il trascinamento di sedie e di mobili, cigolii di finestre, di porte, di letti e di divani, i bambini che urlano e che corrono per casa come dei posseduti, oggetti che cadono e che rotolano, scalpitio, andirivieni di scarpe con il tacco e di zoccoli in legno, televisione e stereo ad alto volume, lo scrollo di tappeti, di tovaglie e di coperte, le lenzuola stese che sovrastano le finestre sottostanti, le briciole, la polvere, le immondizie varie che precipitano dai piani superiori, l’acqua che trabocca dai vasi delle piante, i mozziconi di sigaretta gettati al vento, fazzoletti sporchi, scontrini, carte di caramelle, involucri di plastica buttati a terra, giochi dei bimbi sparsi nel cortile, tricicli e passeggini che intralciano, le auto parcheggiate malamente davanti all’ingresso dei magazzini, il pianerottolo adibito a discarica, i fumi, gli odori, gli schiamazzi nel vano scale, lo sbattimento fragoroso di porte, portoni, cancelli, i motori lasciati accesi sotto le finestre aperte, le ore di riposo profanate, sono solo alcuni esempi dei musi duri e del disprezzo a loro manifestati.

Forse, si potrebbe pretendere di abbattere i muri dell’inciviltà se ognuno, prima individualmente nel proprio piccolo poi all’interno della comunità, dalla più piccola famigliare e condominiale a quella più grande sociale, si sforzasse ad essere più umile e più rispettoso, ben consapevole che ogni suo pensiero malevolo, sua parola sbagliata, sua azione spregevole genera inevitabilmente un effetto controproducente.

La responsabilità di ogni iniziativa lodevole di cortesia, di cordialità e di convivialità sembra, al giorno d’oggi, assurgere ad un impegno troppo faticoso e che, per questa ragione, nessuno ha più la voglia di accollarsi per la medesima fretta, la medesima indifferenza e la medesima noncuranza che dimostra nei confronti di sé stesso e, conseguentemente, del proprio vicino.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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