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Roma, 4 Aprile: Scioperare per il diritto a scioperare

Dell’Italia spesso e volentieri si può dire tutto e il contrario di tutto. Questo riguarda anche lo sciopero in generale, nella sua storicità, nella sua accezione: l’Italia è il paese dove si sciopera in continuazione, ma dove gli scioperi non ottengono quasi mai risultati soddisfacenti.

In Francia, tanto per dire, si protesta molto meno ottenendo molto di più.
Questione di carattere e di apparato statale, apparato dirigente, e apparato digerente.

Ciò nonostante, non esiste una valida motivazione per starsene con la bocca chiusa quando le cose vanno a rotoli, quando il tuo pensiero, che ovviamente ritieni soggettivamente giusto ed etico, viene calpestato giorno dopo giorno con uno schiacciasassi.





Il diritto a dissentire è alla base di qualsiasi civiltà, non solo della democrazia. Il diritto allo sciopero è la traduzione lavorativa del diritto di non essere consenzienti. Sembra una tautologia, ma lo sciopero del 4 Aprile a Roma è sacrosanto per il semplice fatto che difende come ultimo baluardo il diritto a scioperare. La Cgil, che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori viene di fatto estromessa dai tavoli contrattuali, gli accordi vengono presi tra governo e sindacati minori, come dire che il governo prende accordi da solo, senza i lavoratori.

E da qui parte la sua autostrada nel voler limitare il più possibile il diritto allo sciopero, giungendo a una sorta di negazione fatta da una serie non plausibile di contrasti. Ad esempio una organizzazione sindacale non potrà dichiarare sciopero senza un lungo preavviso (quindi lo sciopero viene fatto a decisione presa), dovrà prima consultare tutti i lavoratori con un referendum (allungando di fatto i tempi), oppure dovrà dimostrare di avere il 50% più uno degli iscritti tra i lavoratori di un determinato dettore o luogo di lavoro.

Le limitazioni arrivano, da qui, allo sciopero individuale, al sacrosanto diritto che ognuno di noi, nella propria realtà individuale, ha di dissentire e comunicare il suo stato di disagio alla società sffinchè vengano trovate delle soluzioni. Il 4 Aprile è necessario dimostrare che lo sciopero è un diritto, che la maggioranza dei lavoratori lo crede ed è ben disposta ad andare a Roma, perdere un giorno di stipendio e pagarsene i contributi e tutto quanto comporta. In un momento di crisi economica, finanziaria e lavorativa, a maggior ragione, si deve riportare il lavoro al centro della questione, ed assieme a lui il lavoratore, con tutti i propri diritti.

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