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Riuscirà Romney a far sognare di nuovo gli americani?

Se dovessimo indicare il punto principale del programma elettorale che Mitt Romney ha presentato alla convention repubblicana di Tampa in cui ex governatore del Massachusetts ha accettato la candidatura alla Casa Bianca contro Barack Obama, questo sarebbe quello di far rivivere il sogno americano. Sogno americano che mai come di questi tempi trascorre un periodo di crisi ed appannamento. Quello che il mondo repubblicano, attraverso Romney impunta infatti all’attuale inquilino della Casa Bianca è di aver “europeizzato” l’America. Con le sue riforme quella sanitaria in primis infatti Obama avrebbe minato il primato dell’individuo sullo Stato intaccando l’essenza stessa degli States. 

Il discorso di Romney a Tampa più che un discorso elettorale e programmatico è stato un’esaltazione di quello che è stata l’America prima degli ultimi 4 anni, una super potenza economica e militare, sicura dei propri valori e confidente nel proprio futuro di democrazia, guida dell’intero pianeta. Tutto il contrario di quello che sarebbe ora l’America dopo i 4 anni di amministrazione democratica: un paese sfiancato dalle conseguenze delle crisi economica che dura quasi ininterrottamente dal 2008, con un alto tasso di disoccupazione, ed un ruolo internazionale più improntato alla diplomazia che non all’interventismo. Secondo l’analisi di Romney e del partito dell’Elefante in generale, unito principalmente dall’avversione verso l’attuale amministrazione il più grande errore di Obama è di aver affrontato con occhi “atlantici” o forse troppo “europei” il piano inclinato su sui giace la prima potenza dell’Occidente. La ricetta democratica, di più tutele ed più investimenti pubblici che cercando di strutturare un welfare state, ha allo stesso tempo incrementato il debito pubblico federale (in larga parte detenuto dalla Cina come ricordato alla convention) avrebbe miseramente fallito. Per il candidato mormone alla White House, la depressione economica in corso si batte con più America. Quindi più intrapresa individuale, più capitale privato, più autosufficienza energetica, più guerra ai concorrenti esterni soprattutto asiatici, più decisionismo negli affari internazionali, più valori tradizionali. Basta a milioni di giovani che escono dall’università trovandosi nel limbo della disoccupazione, come succede in Europa, basta all’utopia di uno Stato che dovrebbe provvedere alla salute e all’educazione paritaria di ogni cittadino, basta ad un rapporto egualitario con le altre nazioni dimenticandosi la supremazia internazionale di cui hanno goduto sempre gli Stati Uniti all’estero, stop all’evoluzione dei rapporti e dei meccanismi sociali (matrimoni gay, omosessuali nell’esercito, e relativa facilità nel praticare l'aborto) che finirebbe per minare la famiglia canonica, vera chiave del successo americano, di cui Romney con 5 figli e 18 nipoti è un esempio vivente.

Basterà? Siamo di fronte al solito schema di competizione fra forze della conservazione e forze più “liberal” o è qualcosa di più? Milioni di persone che hanno incominciato ad assaporare il gusto di uno stato più interventista e forse solidale (per alcuni più invadente) di stampo europeo, accetteranno di tornare indietro?

Ha ancora senso il rilancio del sogno americano quando il baricentro delle opportunità sembra essersi spostato verso est? E che appeal possiede la rivendicazione della supremazia degli Stati Uniti quando il mondo da monopolare e divenuto multipolare, con l'emergere di potenze come la Cina, l’India, ed il Brasile?

I repubblicani pescano il loro consenso soprattutto tra le lobby, gli anziani, gli stati più conservatori e tra coloro che non vogliono “svendere” o “contaminare” troppo i valori della patria a stelle e strisce, i democratici invece tra la comunità afroamericana ed in quella ispanica, nell’élite intellettuale e negli stati delle due coste, la sfida come spesso accade però si giocherà nel mezzo. Chi riuscirà a conquistare l’attenzione e le speranze della sterminata classe media probabilmente sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, e lo spot vivente di un nuovo sogno. 

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