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Riecco i ladri di biciclette: poveri costretti a rubare

Era il 1945 quando Luigi Bartolini scrisse "Ladri di biciclette", da cui un anno dopo Cesare Zavattini trasse la sceneggiatura per il film firmato da Vittorio De Sica, destinato a diventare un capolavoro del neorealismo italiano. Stava finendo una guerra disastrosa, il paese era ridotto allo stremo, milioni di persone alla fame.

Così poteva capitare che rubassero al povero attacchino la bicicletta che la moglie aveva ritirato dal Monte di Pietà lasciando in pegno le lenzuola. Oggi è come se fossimo stati trascinati dentro un'altra guerra devastante, quella tra poveri, quella tra chi viveva ieri dignitosamente e adesso si ritrova disperato.

La cronaca racconta ogni giorno anche storie di chi si trasforma in ladro per sopravvivere. Le ultime arrivano da Padova e da Sassari. A Piove di Sacco, nel cuore del ricco veneto, è stato denunciato per il furto di tre bistecche, infilate sotto il giaccone, un pensionato di 77 anni. Meritava una lezione, hanno detto i responsabili del supermercato, perché quel povero pensionato era già stato beccato a rubare altro cibo. E stavolta i 24 euro delle tre bistecche non potevano proprio passare.

A Sassari, invece, un disoccupato aveva trovato una soluzione alla mancanza di lavoro: rubava carciofi nei campi e li vendeva sulle strade, direttamente ai consumatori. E' il mercato a chilometro zero, si potrebbe ironizzare. Invece non c'è niente da ridere: è la speranza che sta a zero in questo paese. Dove, del resto, per fronteggiare la crisi anziché fare i Robin Hood, chiunque governi trova più facile indossare i panni dello sceriffo di Nottingham: togli ai poveri quel poco che hanno e lascia stare i ricchi in pace.

In fondo è sempre più facile denunciare il pensionato che frega tre bistecche, che sbattere in galera chi evade o nasconde milioni di euro, poi magari chiude la fabbrica, manda a casa gli operai, delocalizza e ci racconta che la colpa è del mercato.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.98) 17 dicembre 2011 21:19

    Allora. E’ davvero difficile cominciare. In Germania i lavoratori sono produttivi quanto noi. Unico problema: di solito se tre lavoratori assunti in Italia, solo 2 lavorano effettivamente. 1 è assente per un qualsivoglia motivo. Quindi la produttività cala di 1/3, quindi potenzialmente anche lo stipendio. Il problema è che l’azienda produce di meno e ha più costi e non può competere bene sul mercato. Sta sempre peggio finchè non fallisce e licenzia.
    Per il togliere ai poveri riferito a Monti: invece di guardare Monti guardate gli interessi dei partiti e magari aprite gli occhi sul vero problema.

  • Di (---.---.---.2) 28 dicembre 2011 08:53

    D’accordissimo sul senso generale di questo articolo, dissento dalla grave semplificazione contenuta nell’incipit. Zavattini non trasse la sceneggiatura dal libro di Bartolini. Se lo si legge e poi guarda il film, si comprende immediatamente che di identico nelle due opere c’è solo il titolo. Zavattini scrisse un soggetto autonomo nemmeno lontanamente parente del bel libro bartoliniano. Da quel soggetto e dalla conseguente sceneggiatura, De Sica trasse il capolavoro che tutti conosciamo.

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