• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Referendum Costituzionale | Modalità e conseguenze di una vittoria (...)

Referendum Costituzionale | Modalità e conseguenze di una vittoria effimera

Non ho mai votato per Matteo Renzi, ma ho progressivamente preso coscienza del suo sincero riformismo col procedere dei lavori di stesura e di approvazione della riforma costituzionale su cui abbiamo votato domenica 4 dicembre. 

Ho apprezzato il suo impegno riformatore e, già dall’ottobre dello scorso anno, ho evidenziato su questo sito i pregi della Riforma Boschi. Si trattava di una riforma circoscritta, accettabile e ragionevole, magari poco ambiziosa, ma sicuramente idonea a correggere i peggiori difetti della seconda parte della Costituzione.

Purtroppo hanno vinto coloro che l'hanno avversata, in primis i pentastellati, i cui evidenti limiti antropologici non li rendono consapevoli della necessità di riformare l'assetto istituzionale. A loro si sono associati leghisti, post-missini, archeosinistra e berlusconiani nella schiera degli esecutori del barbaro riformicidio referendario.

I mandanti del riformicidio, invece, si annidano nelle facoltà universitarie di Diritto, in particolare negli istituti di Diritto Costituzionale, popolati in larga maggioranza dai sommi sacerdoti e dai guardiani ideologici di questo regime fallito. Gli ideologi della paralisi hanno sguinzagliato, aizzato e guidato col fischietto a ultrasuoni la muta reazionaria decisa a braccare il Riformatore. Il giochino, in parte sperimentato 10 anni fa contro la confusa riforma Calderoli, stavolta ha mostrato tutti i suoi perversi ingranaggi. Se qualcuno prova a fare una seria riforma della decrepita seconda parte della Costituzione, deve, rispettando l'articolo 138, esporsi per circa due anni alle crescenti critiche alimentate dai sommi sacerdoti e viene poi infilzato nella corrida referendaria. Durante i due anni di lavori parlamentari precedenti il referendum confermativo, i sacerdoti del regime rilasciano interviste, tengono conferenze, organizzano dibattiti, in cui ripetono alla nausea un solo stupido e falso ritornello: "la deriva autoritaria è alle porte!"

L'immeritata autorevolezza degli ideologi della paralisi carica gli oppositori al governo riformatore nel raccattare ogni sorta di disagio e preparare il linciaggio referendario. Questo è lo spettacolo cui abbiamo assistito negli ultimi due anni e terminato lo scorso 4 dicembre.

Il percorso di guerra appena descritto rende praticamente irriformabile la sgangherata seconda parte della Costituzione e fa ricadere sui sommi sacerdoti di questo regime fallito le maggiori responsabilità della sua irriformabilità.

La vittoria del No non scalfisce nessuno dei privilegi dell'attuale ceto politico e sancisce l'autoasservimento del popolo italiano alla Casta più inutile, più pletorica e più costosa del mondo. I principali fautori di questo demenziale autoasservimento collettivo alla Casta sono stati gli attivisti del M5S, un movimento nato per denunciare gli intollerabili eccessi della Casta. A pensarci bene, non ci si poteva aspettare altro da chi ha fatto ridere per tutta la sua vita. L'autolesionismo comico, poi, sembra essere la cifra distintiva dei montanti populismi europei. Anche Nigel Farage e Boris Johnson, i promotori dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, sono due comici formidabili che hanno convinto la maggioranza dei cittadini britannici a farsi del male da soli.

Non me la sento, invece, di dare troppe colpe a Matteo Renzi. Non ha senso incolparlo della mancata abolizione del Senato. Ho già spiegato che la Riforma Boschi era il massimo che questo Parlamento potesse partorire nella direzione del monocameralismo, perché i suoi oppositori e una parte dei suoi sostenitori (sinistra PD) sono contrari alla soppressione della seconda Camera. Non ha senso incolpare Renzi degli altri contenuti della Riforma, in passato condivisi da molti di coloro (ex primi ministri, ayatollah accademici, CGIL, ecc.) poi impegnati ad aizzare il fronte del No. Anche la legge elettorale associata alla modifica costituzionale è molto benefica e innovativa. L'Italicum vuole trasporre a livello nazionale il meccanismo di elezione dei sindaci. Non sono certamente state alcune sue emendabili pecche (assenza dei collegi uninominali, del tetto al premio di maggioranza e della possibilità di apparentamento tra primo e secondo turno) a scatenargli contro un diluvio di critiche pretestuose, ridicole ed infondate. Chi critica l'Italicum, infatti, non ha paura della dittatura, ma teme i governi stabili ed in grado di attuare il programma presentato agli elettori. Chi critica l'Italicum vuole continuare a sguazzare in questo melmoso campo di gioco, in cui abbondano solo i veti, i ritardi, gli accordicchi, i pasticci e l'inettitudine. Chi critica l'Italicum, in poche parole, vuole condannarci al sottosviluppo permanente.

La rabbia e il disgusto per la trionfante reazione dai toni plebei non devono offuscare la nostra lucidità. Questa sbornia passerà e, neanche tanto lentamente, i cittadini inizieranno a comprendere l'entità del danno che si sono inflitti. Il fronte riformatore dovrà allora coraggiosamente rilanciare la sfida per il cambiamento e l'innovazione. La Riforma bocciata dovrà essere sdoppiata, semplificata e sganciata dalla legge elettorale. Inizialmente gli sforzi dovranno essere concentrati sull'abolizione del Senato, delle province e del CNEL, predisponendo un testo di riforma più incisivo, snello, asciutto e di facile comprensione. In un secondo momento, andrà rivisto e razionalizzato questo scriteriato regionalismo.

Abbiamo perso una battaglia, ma rimane intatta e immutata la nostra volontà di vincere la guerra, perché le nostre ragioni sono immensamente più grandi e più forti dell'ottusa stupidità di chi ha invitato a votare No.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flcikr

Commenti all'articolo

  • Di vittorio3 (---.---.---.100) 10 dicembre 2016 11:17

    Sig. Rocco Di Lella,

    condivido in pieno la sua analisi e riporto qui di seguito ciò che scrivevo il 25.11.16 aggiungendo ora che ha vinto il NO : Fassina e Meloni, avete ottenutto la bicicletta, ora mostrateci se e come sapete pedalare nell’interesse degli italiani !

    I partigiani del NO fanno giustamente osservare che la riforma proposta non è stata abbastanza condivisa .

    Infatti deve ora essere sottoposta al referendum confermativo del 4 dicembre poiché non è stata approvata dai 2/3 dei membri delle Camere ma solo dal 57% del Parlamento e 56% del Senato.

    I più accesi fautori del NO, Fassina dell’estrema sinistra e Meloni dell’estrema destra, si candidano a scrivere una loro proposta certi che sarà così saggia, giusta e condivisibile da essere agevolmente approvata, non solo dai 2/3 dei deputati, ma anche dai 2/3 più 1 del Senato (315 + 5 senatori a vita = 320 x 2/3 = 213 +1 = 214).

    Che sarà mai infatti affiancare ai voti dei senatori di Sinistra Italiana e SEL (10) e a quelli di Fratelli d’Italia (zero) tutti quelli, ovviamente senza franchi tiratori, del PD (113), di F.I. e PdL (cioè i 42 di Romani, Gasparri, ecc.), di Lega Nord (i 12 di Calderoli & co.)  nonché quelli dei senatori tutti del Mov. 5 Stelle (35) ? A questi 212 senatori, concordemente ammaliati da questa nuova proposta, si uniranno entusiasticamente i due senatori a vita Napolitano e Monti ... e saremo a cavallo !

    Semplice no ? E allora buttiamo subito a mare la “riforma Boschi” non fosse altro per non perdere l’occasione di avere fra poco quella “Meloni-Fassina”

    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.103) 11 dicembre 2016 09:46
      Rocco Di Rella

      Solo la formidabile coppia Meloni-Fassina saprebbe predisporre una riforma capace di raccogliere il consenso di più dei 2/3 dei parlamentari. Battute a parte, ci sarebbe solo un testo di riforma da approvare, quello che sancirebbe la pura e semplice abolizione di Senato, Province e CNEL. Mi piacerebbe sapere cosa pensano di questa proposta tutti i fenomeni che hanno urlato, sbraitato e cerebralmente petato contro la Riforma Boschi.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 10 dicembre 2016 22:59

    Guardi, le voglio dare nuove fonti di ispirazione per il suo dotto argomentare:

  • Di linuxfan (---.---.---.210) 11 dicembre 2016 09:07

    Lei sig. Di Rella indossa un paraocchi.

    Mi sa spiegare la differenza tra una dittatura e un "governo stabile", quando questa stabilità è imposta a priori?

    Poi, lei da’ per scontato che una forza politica presenti un programma elettorale, e poi si adoperi per rispettarlo. La sua idea è pura ingenuità, le prove le ha sotto gli occhi da diverse legislature.

    Lei non capisce i principi fondanti della democrazia e, per giunta, si lascia indottrinare da discorsi costruiti ad arte proprio per infinocchiare gl’ignoranti come lei.

    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.103) 11 dicembre 2016 09:39
      Rocco Di Rella

      Meno male che li capisce tutti lei i principi fondanti della democrazia! Per governo stabile è da intendersi quello che esercitano i sindaci dal 1993. Non è certo una dittatura e non è nemmeno una melmosa palude come quella attuale e benedetta dalle stupidaggini della trimurti Onida-Rodotà-Zagrebelsky.

  • Di pv21 (---.---.---.231) 11 dicembre 2016 19:51

    Quando ci vuole!

    EVVIVA .. e ancora evviva per 47 volte. Evviva in tutti i dialetti.

    Basta furbesche "trovate".

    Ora si torni (spero) al sano criterio di Avanti con Metodo ...

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità