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Rai Uno e i diritti umani censurati

Storia di ordinaria censura, succede in Italia, sulla rete ammiraglia del servizio pubblico, Rai Uno. Come ogni martedì mattina, intorno alle 10,50, va in onda una fiction tedesca, “Un ciclone in convento”, serie di episodi che raccontano le vicende tragicomiche di tre suore.

Martedì scorso era prevista la trasmissione dell’ottavo episodio, nel quale si sarebbe celebrato il matrimonio fra due uomini, tanto è che i vertici della Rai decidono in fretta e furia di cancellare, dico cancellare dal palinsesto, l’ottava puntata per passare direttamente alla nona.

Insomma un comportamento mafioso, che oscura, che cancella una realtà bisognosa dei suoi sacrosanti diritti umani, diritti che non devono per forza di cose essere “speciali” ma almeno che siano osservati come per gli eterosessuali.

In Italia fa più scandalo un matrimonio omosessuale che la prostituzione minorile “governativa”, una situazione più che allarmante, un segnale di inciviltà che valica i limiti della decenza.

Le lesbiche, i gay, i bisessuali ed i transessuali (LGBT) sono privati dei loro diritti civili, politici e sociali. Una lunga serie di violazioni vengono perpetrate in diverse parti del mondo, a loro è negata l’uguaglianza dei diritti davanti alla legge attraverso disposizioni che si basano sulle tendenze sessuali.

Il diritto alla non discriminazione ed alla libertà dalla violenza e dagli attacchi sono solitamente negati con l’omissione delle tendenze sessuale nelle leggi anti discriminazione, nei provvedimenti costituzionali ed per altri abusi. Il diritto alla vita è violato in stati in cui la pena di morte è applicata per la sodomia. Gli arresti arbitrari occorrono in alcuni paesi, verso individui sospettati di avere una tendenza omosessuale o bisessuale.

Il diritto ad un giudizio imparziale è spesso condizionato dai pregiudizi dei giudici e dagli altri ufficiali della legge. I diritti di libertà di espressione ed associazione libera possono essere negati sia esplicitamente dalla legge. La pratica della religione è solitamente restrittiva per lesbiche, gay e bisessuali, specialmente nel caso di chiese che predicano contro di loro.

Il diritto al lavoro è il più condizionato dal punto di vista dei diritti economici: molte lesbiche, gay e bisessuali sono licenziati a causa delle loro tendenze sessuali o discriminati sul lavoro. I diritti alla sicurezza sociale, assistenza e benefici, così come gli standard di vita, ne risentono quando tali individui devono rivelare la propria identità ai loro compagni o alle loro compagne.

Siamo incredibilmente attanagliati da una politica, da una logica sociale e comunicativa che equivale ad un surrogato di ipocrisia, di bigottismo, di ignoranza.

E’ necessario cambiare la mentalità di un Paese, chiuso in se stesso, senza una spinta di passioni e di culturalità, è indispensabile la completa rilettura di tutta la legislazione sui diritti umani alla luce dell’orientamento sessuale, al fine di garantire a qualunque orientamento sessuale un trattamento identico a quello riservato alle persone eterosessuali.

Ci vuole coraggio insomma.

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