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 Home page > Tribuna Libera > Raggi. L’attacco al sindaco di Roma: regime mediatico o scorrettezza?

Raggi. L’attacco al sindaco di Roma: regime mediatico o scorrettezza?

L'attacco continuo incessante squilibrato contro la Raggi è solo scorretteza mediatica, o una prova di regime mediatico?

E se c'è regime mediatico si costruisce una resistenza mediatica o si resta fermi, senza far niente? Dopo 20 anni di cura Berlusconi, e due anni cura Renzi, succede di tutto nell'informazione del nostro Paese. Succede che i media italiani preparino e realizzino un gioco perverso contro una forza politica, dove le sue difficoltà a fare una squadra onesta e di gente competente all’altezza dei gravissimi problemi di una Roma marcia e decadente, diventano caos, la sua inesperienza diventa incapacità, i suoi errori veniali diventano mortali.

E tutto ciò diventa ragione e motivo per mettere sullo stesso piano mafia capitale e quelli che l’hanno combattuta. Ore intere dedicate ad una indagine che non è un avviso di garanzia, a Di Maio che non ha capito una mail, a Muraro e al suo fascicolo aperto, senza parlare di Sala, e del suo capo di Gabinetto.E per far ciò, succede che stampa e tv parlino poco del muro inglese, dell’Europa che si sta sgretolando, dell’ultima indagine Istat per la Italia che sta affondando con uno non zero% di PIL. 

Di Battista ha parlato di correttezza dell’informazione, ma di correttezza si tratta, o di regime mediatico?

Lo spazio informativo residuale dedicato all'opposizione, l'enfatizzazione dei meriti del governo, il trattamento mediatico riservato a Marino,le ragioni del no occultate, denunciano una informazione serva del Governo.

Che cosa si può fare? Si può ristabilire un minimo di equilibrio informativo? Certamente bisogna lottare, non ci su può lamentare e fermarsi alla lamentela, anche perché la gestione equilibrata dell’informazione l’autonomia dei giornalisti non è qualcosa che riguarda solo i lettori e i telespettatori, il MOV5S e l’opposizione, ma tutti i cittadini.

Ma la gestione squilibrata è solo una faccia della medaglia, quella che riguarda il ruolo dell’editore e quindi la sua attività a favore del politico. L’altra riguarda il ruolo del politico e la sua attività a favore della sua azienda. Un ciclo virtuoso che si autoalimenta.

E allora occorre rompere il nesso sinergico tra interessi politici e quelli economici dell’editore che deriva dal fatto che il potere politico può tutelare gli interessi aziendali con il canone di concessione, con leggi che favoriscono i loro interessi e il potere mediatico può supportare il potere politico con trasmissioni servili. 

Lo sciopero mediatico è uno strumento utilissimo per rompere tale nesso. Occorre pero usarlo in maniera più articolata, più finalizzata rispetto a quanto è stato sperimentato nel passato,quando,su consiglio di Eco, si è preteso di operare con scioperi permanenti e generali, destinati al fallimento in una società abituata e affezionata a determinati canali, a determinate trasmissioni.

La tempistica, le modalità, le procedure devono essere quelle proprie dello sciopero. E dunque una piattaforma rivendicativa in cui sono fissati gli obiettivi e gli strumenti per conseguirli, la richiesta alla controparte di un tavolo di confronto, la trattativa ed eventualmente lo sciopero.

A tal fine bisogna prendere coscienza del fatto che se i cittadini hanno bisogno della tv per la visibilità delle loro azioni di lotta e iniziative politiche, anche la tv ha bisogno dei cittadini. Ne ha bisogno come utenti per aumentare l’auditel, come consumatori per incrementare il fatturato delle aziende che fanno pubblicità, come controparti negli spazi informativi, ospiti e soggetti da intervistare.

Lo sciopero della visione di uno o più canali, lo sciopero dell’acquisto di prodotti pubblicizzati nel canale o nella trasmissione contestata, l’assenza della controparte nelle trasmissioni informative, sono azioni che procurano danni per l’oggi e per il domani. L’editore se noni è in grado di assicurare il rispetto dei contratti pubblicitari si perde affidabilità e quindi clienti. Cosi l’assenza della controparte nei programmi informativi li delegittima agli occhi dell’opinione pubblica e li rende irrealizzabili. Gli effetti negativi sul valore del titolo azionari sono facilmente immaginabili.

Il telecomando, lo sciopero dell’acquisto, la partecipazione ai programmi, sono strumenti di lotta, occorre utilizzarli, ma in forma organizzata.

Azioni di lotta mirate, possono forse produrre risultati non ottenuti nel passato, e quindi spazi informativi equilibrati ed adeguati all’importanza delle notizie. Spazi che si misurano in termini di continuità, completezza e rilevanza di copertura mediatica.

 

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