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Quando l’Io uccide il Noi si genera una crisi sistemica senza via d’uscita

 

Da Storico non posso che notare come la principale caratteristica sociale del mondo Occidentale, indubbiamente liberista, sia la sovrapposizione dell’Io al Noi; ovvero gli abitanti “del primo mondo” hanno iniziato ad osservare il sistema esclusivamente dal proprio soggettivo punto di vista, spesso miope. La collettività, ossia la struttura sociale che caratterizza e distingue l’essere umano, è stata scavalcata, messa da parte e sovrastata dalle necessità individuali.

La questione non riguarda la contrapposizione tra sistemi economici, ovvero tra il socialismo ed il capitalismo, ma l’individuo ed il suo rapportarsi con il mondo.

L’essere umano nella ricerca legittima di un miglioramento delle proprie condizioni di vita ha perso di vista l’insieme. Ciò comporta l’annullamento dell’etica. Ricordandosi di far parte di una collettività si può migliorare le proprie condizioni di vita in maniera meritocratica senza danneggiare gli altri. Partecipare ad un concorso non truccato, senza farsi raccomandare da nessuno  e senza usare stratagemmi significa esattamente cercare di migliorare la propria posizione senza ledere gli altri.

Per estensione chiunque occupi una qualsivoglia posizione, soprattutto se pubblica, dovrebbe operare secondo il principio del buon padre di famiglia, dove la famiglia è la comunità. Quindi dovrebbe operare per il bene comune.

Purtroppo l’età contemporanea del benessere ha contribuito a far involvere l’essere umano da membro collaborativo di una comunità a membro “sfidante” della stessa. Mi spiego, nel momento in cui si abbia ben chiaro il concetto che ogni individuo possa esistere esclusivamente come membro di una comunità e che quella comunità sia in parte l’individuo stesso si opererà sempre e comunque tenendo conto della salvaguardia del sistema.

In tale circostanza ogni attività, anche la più rischiosa, non verrebbe mai svolta con l’intento palese di ingannare il prossimo. Questo, ovvero la percezione dell’altro come elemento essenziale dello stesso gruppo, è il fattore chiave che garantisce la salvaguardia di un popolo.

Oggi purtroppo questi principi sono svaniti quasi del tutto. Gli individui cercano di sfidare il sistema, ingannare la comunità e ottenere più profitti possibili senza alcuna preoccupazione delle conseguenze.

Siamo all’estremizzazione del principio Machiavelliano, il fine giustifica i mezzi, ma in questo caso non è applicato al Principe ma ad ogni singolo individuo o al  massimo al proprio Nido, quel Nido di cui Pascoli così bene ci ha detto.

La crisi dei nostri giorni ha origine da questa preoccupante deriva: banche, assicurazioni, imprese costruttrici e multinazionali hanno dimenticato di far parte di un sistema e che se questo viene leso sistematicamente alla fine gli autori stessi dell’inganno ne possono divenire vittime. 

Commenti all'articolo

  • Di Fatboy (---.---.---.170) 1 agosto 2009 12:15
    Nell’articolo è scritto: "Purtroppo l’età contemporanea del benessere ha contribuito a far involvere l’essere umano da membro collaborativo di una comunità a membro “sfidante” della stessa."
    e ancora: "
    … la percezione dell’altro come elemento essenziale dello stesso gruppo, è il fattore chiave che garantisce la salvaguardia di un popolo. Oggi purtroppo questi principi sono svaniti quasi del tutto."
    Sarei curioso di sapere in quale epoca sono esistiti questi principi!!! L’uomo come membro collaborativo di una comunità? Bhooooo. Non mi sembra di aver letto niente di simile nella storia!!!
    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.247) 2 agosto 2009 12:22
      Francesco Rossolini

       Caro Fatboy, in tutte le epoche precedenti le comunità erano indubbiamente più piccole, rispetto alla comunità globale odierna della comunicazione istantanea, ma i legami erano più stretti ed il senso di appartenenza ad una comunità più forte. 

      Tutti quegli elementi sociali, ovvero la famiglia, i legami parentali, le comunità intermedie e così via erano molto più sentiti ed influenti che non oggi.

      Basti pensare che la sola rivoluzione industriale è potuta avvenire grazie al surplus accumulato proprio dalle comunità e dalla fortissima solidarietà tra famiglie, parenti e comunità.

      Mai nella storia l’individualismo, il rifiuto della tradizione e la perdita di legami reali sono stati così forti come nella società contemporanea occidentale.

      E con questo non voglio asserire che la mitizzazione di un’epoca passata, e la sua emulazione, fenomeno che è in corso nel mondo islamico sia un’alternativa migliore. 

      L’alternativa migliore è rispettare le proprie origine, rispettare i gruppi sociali, sentirsi parte della comunità, operare per il bene comune e non solo per il bene personale e guardare al futuro ricordandosi però sempre e comunque da dove siamo venuti. 

      Migliorare le proprie condizioni di vita senza ledere quelle altrui non è un’utopia. Poi sul fatto che un modo perfetto e bucolico non sia mai esistito concordo con te, ma la situazione attuale è un’aberrazione della struttura sociale che per millenni ha caratterizzato il genere umano.



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