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Quale futuro in Africa per L’Europa?

L’Europa, dopo una politica di acquiescenza colpevole, sulle posizione di retroguardia di tutti i regimi arabi dalla fascia nordafricana al Medio Oriente sia quelli dittatoriali con parvenze di superficiale modernità sia quelli con una politica oscurantista e medievale, si trova dinanzi a un’occasione storica.

La politica dello struzzo o delle tre scimmiette (non vedere, non sentire, non parlare) è purtroppo obsoleta irrimediabilmente.

Questa politica rispondeva ad una ragione di stato sostanzialmente per un duplice ordine di motivi:

1) Economico: in nome del Dio petrolio che In Europa salvo che in Russia, manca e che invece abbonda enormemente in quasi tutti i regimi arabi (Libia terzo produttore mondiale, Kuwait quarto), e in questi tragici momenti in cui dopo la Tunisia, l'Egitto, la Libia sembra collassare, le forniture necessarie alle economie occiidentali sono a forte rischio.

Le borse già iniziano a perdere colpi e un periodo dell'Orso (con forti perdite) è quasi sicuro.

Oggi il petrolio è già giunto a 110 $ al barile ed è una facile previsione che in un breve lasso di tempo la soglia dei 150 $ sarà sicuramente raggiunta.

Rincari ulteriori porterebbero il sistema occidentale ad una vera catastrofe.

Tra l'altro l'Italia dipende per 1/3 del petrolio e per una buona metà di gas dalla LIbia, essendo inoltre il primo interlocutore della stessa.

La ditta Imprengilo è fortemente impegnata nelle costruzioni, insieme ad altre ditte, nell'ambito della nefasta concessione del governo Berlusconi di un risarcimento per danni coloniali al colonnello Gheddafi per circa 5 miliardi di Euro.

2) Politico-religioso: essendo una buona parte dell'Europa ancora purtroppo antisemita, l'appoggio è stato sempre forte per gli arabi.

Quindi adesso c'è l'occasione, anche per evitare la sicura valanga di immigrati un specie sulle vicine coste italiane di appoggiare vere affermazioni di forze democratiche in questi paesi, invece di approfittarne per continuare a vendere armi per continue esiziali guerre.

E' un bivio: appoggio a presumibili dittature militari o di integralisti islamici o facilitare processi di democrazia.

Quale sarà la strada scelta: quella facile ma foriera di futuri pericoli o quella difficile ma moralmente ed eticamente accettabile?

Commenti all'articolo

  • Di Factotum (---.---.---.69) 24 febbraio 2011 22:31
    Factotum

    " ....nell’ambito della nefasta concessione del governo Berlusconi di un risarcimento per danni coloniali al colonnello Gheddafi per circa 5 miliardi di Euro..".

    A parte il fatto che il cosiddetto "pagamento" avverrà attraverso la costruzione di un’autostrada di duemila chilometri lungo la costa libica ad opera di imprese italiane, cerchiamo sempre di ricordarci cosa ha combinato l’Italia mussoliniana in LIbia , Cominciò Pietro Badoglio, il quale entrò sulla scena libica alla fine del 1928 affermando che non avrebbe dato tregua a chi non si fosse sottomesso («né a lui né alla sua famiglia né ai suoi armenti né ai suoi eredi» ), poi toccò a quel macellaio di Rodolfo Graziani, che dal marzo del 1930 diede avvio all’ultima e più dura fase di repressione della resistenza,con lo spostamento dell’intera popolazione della Cirenaica lungo la pianura costiera, tra il mare e le pendici dell’altipiano, con una marcia, in inverno, di centinaia e centinaia di chilometri .Impossibile calcolare con esattezza il numero dei morti, che furono numerosissimi. Oltretutto Badoglio ordinò di passare per le armi chiunque, tra i nativi, fosse stato trovato sul Gebel da dove la deportazione aveva avuto inizio.Rochat e Del Boca calcolano che furono circa 40 mila i morti.
    Nel dopoguerra, venuta meno l’autorità italiana sulla regione, si registrano sanguinose manifestazioni arabe ostili alla comunità ebraica che era stata fin lì una colonna della presenza italiana, al punto che Balbo nel ’ 38 aveva ottenuto una sorta di esenzione della Libia dalle leggi razziali.
    Quando nel 1970 partirono gli ultimi italiani, il bilancio dei quasi sessant’anni di loro presenza in quella terra poteva vantare pochi punti al proprio attivo. Neanche quelli che hanno contrassegnato le esperienze coloniali negli altri Paesi del Terzo Mondo.

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