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Porošenko traballa per l’accusa di un giudice

Dalla latitanza un giudice lancia l'accusa: Porošenko interferisce sistematicamente con l'operato del potere giudiziario. Dietro la vicenda la lotta del presidente ucraino contro l'oligarca Rinat Achmetov. 

L’ex capo della Corte d’appello di Kyiv Anton Černušenko ha lanciato nei giorni scorsi un’accusa dirompente contro il presidente ucraino Petro Porošenko: quest’ultimo, insieme al vicecapo dell’ufficio del presidente Oleksij Filatov, avrebbe ripetutamente interferito con l’attività giudiziaria, anche nell’interesse di imprese di sua proprietà e della propria famiglia. Lo scandalo scuote la politica ucraina e potrebbe costare a Porošenko l’appoggio dell’Occidente.

Il giudice Černušenko è attualmente latitante in séguito a un’incriminazione per intralcio alla giustizia, e ha scelto YouTube per diffondere il suo video con la denuncia. Secondo Černušenko, in più occasioni Filatov ha fatto pressione su di lui perché piegasse i suoi provvedimenti a favore di interessi ricollegabili a Porošenko, che prima di diventare presidente dell’Ucraina era un grande imprenditore con un impero incentrato sul cioccolato della Rošen ma esteso a cantieri e televisioni.

La ricostruzione del giudice dipinge un’Ucraina preda di lotte di potere, non solo in politica ma anche nell’economia, condotte con mezzi legali e illegali, e in particolare piegando la legge alle esigenze dei contendenti. La stessa incriminazione di Černušenko sarebbe pretestuosa, una “punizione” per aver rifiutato di seguire le istruzioni di Filatov. 

La storia: il 22 giugno scorso, durante una perquisizione nell’ufficio del giudice, vengono trovati 6.500 dollari in contanti (pari a trenta mesi di salario medio in Ucraina). Secondo il giudice, questa somma doveva servire a pagare un intervento di chirurgia dentaria. Ma il procuratore generale Viktor Šokin chiede e ottiene dalla Rada, il Parlamento di Kiev, che venga sospesa l’immunità di Černušenko, e spicca un mandato di cattura. Il 2 luglio, il giudice-imputato non va al lavoro ed entra in latitanza. Dove si trova? In Ucraina, sempre, e fonti della polizia dicono di sapere dove. Ma nessuno gli mette il sale sulla coda. E gli investigatori che hanno lavorato sul caso sono sotto processo per aver violato la legge nella loro indagine.

L’uccellino in fuga ha però YouTube a disposizione per cantare. L’incriminazione, dice, è venuta appena prima che si tenesse la seduta per sequestrare il patrimonio di Naftohazvydobuvannja, il maggiore produttore di gas nazionale. Filatov, l’assistente di Porošenko, gli aveva chiesto di non bloccare il sequestro, che secondo il giudice era illegittimo. Ma Černušenko aveva rifiutato. Con lui inseguito da un mandato di cattura, emesso in base a diverse accuse fra cui quella di avere dirottato alcuni casi dal giudice naturale competente ad un altro, il sequestro è andato avanti.

Secondo quanto riporta il quotidiano Pravda Ukraïny, Černušenko ha raccontato di essere stato più volte convocato nella sede dell’Amministrazione del presidente, e Filatov gli avrebbe dato in quelle occasioni istruzioni precise su procedimenti in corso. Sulla questione di Naftohazvydobuvannja era già il terzo tentativo di sequestrarne i beni, e le altre due volte Černušenko aveva bloccato il provvedimento. Questa volta la richiesta di dargli via libera era stata esplicita, ma il giudice aveva rifiutato. Di qui la reazione del gruppo del presidente.

Naftohazvydobuvannja, attraverso due holding, fa capo al finanziere Rinat Achmetov, un oligarca che nel febbraio 2015 è stato elencato dalla rivista Fortune al 216° posto fra gli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio di 6,5 miliardi di dollari. Achmetov è una personalità molto controversa. Ha fatto politica, militando lungamente nella Partija Rehioniv – il Partito delle Regioni favorevole al federalismo e alla proclamazione del russo come seconda lingua ufficiale in tutto il Paese. Una parte degli ex esponenti di quel partito si è schierata con le due province separatiste del Donbass, ma Achmetov si è invece pronunciato per l’integrità dell’Ucraina. I suoi cospicui mezzi finanziari lo rendono influente anche sul piano politico, dove peraltro è molto discusso. E sta certamente dando ombra a Porošenko, la cui autorità all’interno della politica ucraina ultimamente si è rafforzata, mettendo in secondo piano anche il carismatico Volodymyr Klyčko.

Il sequestro del patrimonio di Naftohazvydobuvannja è stato criticato perché, a breve scadenza, potrebbe portare all’interruzione della produzione di gas nei due giacimenti gestiti dall’impresa. Valentin Zemljanskij, un esperto del settore dell’energia, ha dichiarato a Holos.ua che l’estrazione è già oggi insufficiente per approvvigionare l’Ucraina nella stagione fredda, e che il fermo di Naftohazvydobuvannja avrebbe un impatto molto negativo. Sarebbe molto grave se fosse da ricollegare a una precisa, e illegale, volontà politica del presidente Porošenko.

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