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 Home page > Attualità > Politica > Pontida, nessuna novità: i soliti proclami di Bossi

Pontida, nessuna novità: i soliti proclami di Bossi

L'atteso raduno del popolo leghista a Pontida, non ha prodotto nessun effetto sull'esecutivo. A farla da padrone il solito populismo, tanto caro al Senatùr. La Lega resta attaccata alle poltrone, e per chi si aspettava una spallata al Cavaliere, non resta che la solita demagogia; a buon mercato.

Sembrava l'evento dell'anno, quello capace di cambiare la storia e gli eventi. Gli umori dei più sprovveduti, in attesa del raduno, si affidavano alle dichiarazioni di Calderoli e Maroni, gli ingenui inseguivano il pollice verso di Umberto Bossi. Ma chi da anni segue la Lega e la poltica aveva già capito da tempo l'andazzo, aveva già letto tra le righe. Nulla di nuovo sotto il sole, poteva essere il motto del "grande raduno". Bossi e la Lega oramai si sono specializzati, non in ultimatum, ma come dice Casini, in penultimatum. Di solito abbaiano, ma fedeli al proverbio non mordono mai null'altro che il freno.

Il pratone verde di Pontida, non si è bagnato di sangue, e non è servito ad altro che a ripetere un'inflazionato programma, a dar fiato e voce a vecchie idee, trite e ritrite, da dare in pasto non più agli elettori, oramai smaliziati, sfiduciati ed in fuga, ma solo ai fedelissimi, quelli con le corna, con gli stendardi e le bandiere. Bloccare gli immigrati è di nuovo il motto, facile a dirsi, ma poi difficile a realizzarsi, e porre fine alla guerra di Libia, trasferire qualche ministero al Nord, e per ultima la richiesta della riduzione delle tasse, ora diventata urgente quando per anni si era scordata.
 
Pontida ha dovuto sorbirsi, quale vezzo, persino un richiamo all'amico Giulio, diventato di colpo il signor Tremonti, quello che per aver ancora sostegno della Lega dovrebbe riscrivere il patto di stabilità, evitando di toccare: comuni, artigiani e piccole imprese del nord. Berlusconi diventato anche lui "signore" e non più compagno di cene e "merende", almeno per l'occasione, deve sapere che la Lega potrebbe anche decidere di abbandonarlo, ponendo fine all'alleanza di governo. Tutto è possibile nella vita è vero, e nulla è scontatao in politca, proprio per questo potrebbe accadere anche l'improbabile. Bossi fatica nel suo discorso, allunga i silenzi, spezzetta le frasi, sembra volerle rendere volutamente incomprensibili. Ritorna di colpo al "Roma ladrona", ma lo fa solo di passaggio, smorzando subito i toni e le polemiche.
 
Non vola alto su quella pianura, il Senatur, solo bandiere sempre più usurate dagli anni garriscono a quel vento che scende dalle Alpi in una rara giornata di sole, in un Nord sempre più stanco di parole incomprensibili e che chiede da tempo fatti. Bossi non sembra essersi nemmeno accorto che il vento che batte ora la pianura padana è un forte maestrale e non un dolce vento di bolina, è difficile da governare, e non più adatto ad un Bossi che non ha più nulla da dire, nè da minacciare, che vive in simbiosi perenne con Berlusconi, a cui ha giurato, da buon vassallo, eterna fedeltà. Pontida di grande mantiene solo il suo passato, di certo sembra esserci solo il nulla nel suo futuro.
 
Ivan Zatti, Iseo (Brescia)

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.253) 25 giugno 2011 18:42

    Ultima chiamata >

    Nel 2010 il PIL è fermo al 94,7% di quello ante-crisi (2007). Il tasso di crescita non arriva a metà della media europea e la Borsa sta regredendo ai minimi del 2009.
    Dal 2008 il nostro Debito pubblico è cresciuto di quasi 290 miliardi.
    Dopo i 24 mld di “tagli” decisi nel 2010 vedremo “aggiustamenti” da 3-5 mld l’anno.
    Poi, per riequilibrare il bilancio, ci vorrà un’ulteriore cura da 40 miliardi.
    Da quasi 7 mesi la cosiddetta “terza gamba” difende alla Camera la “trincea” di una maggioranza “purchessia” che risponde all’appello del “tutto tranne elezioni”.

    Il paese non può più “vivacchiare”, ma la soluzione non è tornare alle urne senza una prospettiva credibile.
    Serve da subito una “larga convergenza” su alcuni obiettivi prioritari.
    Dalla riforma della legge elettorale ad un piano d’azione in grado di gestire le urgenze economiche, rivalutando l’equità sociale.
    Un’agenda programmatica da svolgere in tempi brevi.
    Il passaggio obbligato di qualsiasi quadro o “percorso” politico improntato a responsabilità.

    Più passa il tempo e maggiori saranno i “sacrifici” da caricare sul paese.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non rinuncia mai ai propri interessi fino a …

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