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Pochi giorni per salvare Reyhaneh Jabbari dall’impiccagione in Iran

L’esecuzione di Reyhaneh Jabbari, la 26enne iraniana che avrebbe dovuto essere messa a morte lo scorso 30 settembre, nella prigione di Rajai Shahr, è stata rinviata di 10 giorni. Due sono già tracorsi. Dopo la disperata supplica della madre, in tanti si stanno mobilitando per fermare l’impiccagione. Qui, l’appello di Amnesty International.

Reyhaneh Jabbari è stata condannata a morte nel 2009 per l’omicidio, avvenuto due anni prima, di un ex funzionario del ministero dell’Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi. È stata detenuta in isolamento senza poter vedere il suo avvocato e la sua famiglia per due mesi, durante i quali ha denunciato di essere stata torturata.

All’inizio delle indagini, ha ammesso di aver inferto una pugnalata sulla schiena dell’uomo, reagendo a un’aggressione sessuale. Successivamente, ha riferito della presenza di una terza persona nell’abitazione, coinvolta nell’uccisione.

Le circostanze dell’omicidio e le esatte responsabilità di Reyhaneh Jabbari sono dunque tutte da chiarire.

Invece di riprendere il conto alla rovescia verso l’impiccagione, le autorità giudiziarie iraniane sono chiamate da ogni parte del mondo ad annullare la condanna e aprire un nuovo processo. Che termini, in ogni caso, senza condanna a morte.

 

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