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Pier Paolo Caselli, un italiano rovinato da Scientology

Sabato è stata inaugurata la nuova sede di Scientology di Milano, la più grande d’Italia. Mi è sembrato opportuno in questa occasione raccontare la storia di Pier Paolo Caselli, un italiano che ha dichiarato di essere stato rovinato da Scientology.

In un articolo pubblicato su lettera43.it ci si occupa di quanto avvenuto a Caselli, il quale è stato uno ‘scientologo’ per 20 anni, fino al 2006, con alti e bassi e 11-12 anni di frequentazione effettiva. Caselli aderì a Scientology nel 1986, a 22 anni. I problemi iniziarono nel ritiro di Flag, a Clearwater, in Florida.

Così racconta Caselli: “Nel 1994 avevo raggiunto lo stato di clear, ‘chiaro’, un passaggio molto importante nel ‘ponte verso la libertà totale’, il percorso di Scientology. Eppure stavo male, e non me ne capacitavo. Un ‘chiaro’ dovrebbe essere in pace con se stesso, ma io ero diventato insonne, dormivo mezz’ora, un’ora a notte. Così decisi di partire per gli Stati Uniti”.

E quindi acquistò un pacchetto di 25 ore di auditing per effettuare una ‘rundown’, un percorso concepito per affrontare una determinata problematica, pagando 25.000 dollari, 1.000 all’ora, l’equivalente di circa 50 milioni di lire dell’epoca. Si aspettava di tornare guarito, dopotutto stava pagando profumatamente quelle consulenze. E invece la sua situazione peggiorò.

E continua Caselli: “Il mio auditor non parlava bene italiano, chiesi di cambiarlo, ma dormivo sempre meno e al mio ritorno in Italia fui assalito da pensieri suicidi. Non potevo nemmeno lavorare, anche se per fortuna all’epoca lavoravo coi miei e quindi riuscii a limitare i danni da quel punto di vista”.

Un mese dopo decise di tornare a Flag, con un obiettivo ben chiaro: “Volevo risolvere la situazione, o almeno riavere indietro i soldi. Quando dissi loro che avevo avuto istinti suicidi si spaventarono, mi diedero i miei 25.000 dollari e mi bollarono come pts, potential trouble source, una potenziale fonte di problemi per loro. Se mi fossi ucciso a Flag sarebbe stato un bel guaio, così mi accompagnarono in camera, mi fecero la valigia e mi portarono alla porta”.

Caselli avrebbe dovuto lasciare definitivamente Scientology, invece si comportò diversamente. “Volevo recuperare, volevo essere riammesso e c’era un solo modo per farlo: dovevo scrivere una lettera in cui mi addossavo tutte le responsabilità dell’accaduto”. Ma furono necessarie altre due lettere per essere riammesso, nel 1996.

Pier Paolo, una volta riammesso in Scientology, ha dovuto sostenere un percorso prescritto dall’organizzazione: sei anni per seguire corsi, auditing specifici e compiere azioni di volontariato, e il tutto imposto da loro come programma d’ammenda per recuperare la condizione di clear e tornare a essere uno scientologo in piena regola. Caselli, a partire dal 2001, ha iniziato di nuovo a distaccarsi, alla fine definitivamente, da Scientology.

E Pier Paolo afferma: “Nel 2006 ho deciso di andarmene e ho chiesto la restituzione di tutti i soldi. E’ lo stesso codice dettato da Ron Hubbard che permette a chi lascia Scientology di chiedere il risarcimento dell’intera somma versata nel corso degli anni”. Caselli ha conservato tutte le ricevute, sa di aver speso circa 90-100.000 euro, quelli spesi nel 1994 a Flag glieli hanno resi, ne restano 66 che non ha mai visto. Gli avevano prospettato la possibilità di una conciliazione che poi non c’è stata.

E così prosegue Pier Paolo: “Mi sono rivolto anche a un avvocato, e non ha funzionato. Mi avevano pure scritto in un’email che se avessi tenuto la bocca chiusa e non avessi condotto una campagna contro Scientology avrei potuto avere i soldi”. Ma quell’impegno non fu mantenuto.

La storia di Pier Paolo Caselli dovrebbe servire ad essere, quanto meno, molto prudenti nell’avvicinarsi a Scientology. Ovviamente, a mio giudizio, sarebbe senza dubbio necessario, comunque, non aderirvi.

Foto: Scientology Media/wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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