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Picco negativo per il centrodestra, ma l’opposizione tarda ad organizzarsi

Tra elezioni amministrative e referendum, l'immagine di Berlusconi e Bossi ha perso smalto. Ma il centrosinistra si illude se pensa che i giochi per le elezioni del 2013 siano già fatti: le precedenti esperienze lo insegnano. 

Il "mensis horribilis" della maggioranza di governo, iniziato con il primo turno delle amministrative, proseguito con i ballottaggi e coronato dai referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, lascia dietro di sé una scia di polemiche e tensioni sia all'interno del PDL, sia all'interno della Lega, sia fra questi due partiti. L'impressione diffusa, da alcuni solo bisbigliata, da altri ammessa apertamente, è che il tocco magico di Berlusconi si sia disperso. Quella sua capacità di fiutare gli umori dell'elettorato, di scaldare la folla e di centrare lo slogan giusto al momento giusto pare essersi smarrita nei meandri di ossessioni giudiziarie, di eccessi personali e di riforme mancate.

Gli italiani, ampiamente tolleranti e - in certe zone dell'elettorato - perfino complici e ammiccanti di fronte all'Arcoreide e al bunga bunga, hanno perso la pazienza sul tema fiscale e sui continui rimandi della più volte annunciata "rivoluzione liberale"; inoltre, hanno mostrato - abrogando con una secca maggioranza assoluta il quesito referendario relativo al legittimo impedimento - che i monologhi vittimistici del Cavaliere sulla persecuzione delle toghe rosse hanno stancato gli elettori. Per la prima volta dalla "discesa in campo" di Berlusconi, nel centrodestra i più arditi parlano di successione e un po' tutti parlano di primarie. La base leghista è in fermento crescente e le schermaglie fra Calderoli e Alemanno riguardo allo spostamento dei ministeri al nord si succedono con toni sempre più aspri.

Eppure, nonostante i segnali di malessere e l'accendersi di discussioni mai così franche e talora rassegnate sui destini del centrodestra, non si respira ancora un'aria di smobilitazione. Il presidente del consiglio è fermamente intenzionato a reggere la botta e gode ancora di una fedeltà granitica da parte dei maggiorenti del PDL. Bossi a Pontida potrà lanciare nuovi pseudo-ultimatum al governo (di cui fa parte) come già accaduto riguardo alla guerra in Libia - ma non staccherà la spina alla maggioranza. I numeri alla Camera e al Senato lasciano tranquillità all'esecutivo, che non teme sgambetti parlamentari. Quel che più conta, l'opposizione non ha ancora un profilo ben definito, un leader riconosciuto ufficialmente come tale da tutti i componenti dello schieramento, un programma pronto in grado di indicare alternative. E così, mentre cresce il numero di incerti e la maggioranza perde il mito dell'invincibilità, il centrosinistra fatica a spiccare il volo nei sondaggi.

Secondo le ultime rilevazioni, i due principali partiti, PD e PDL, si troverebbero ormai appaiati attorno al 27-28%; quanto alle coalizioni, il centrosinistra prevarrebbe di due o tre punti percentuali sulla compagine avversaria, e il terzo polo di Casini, Fini e Rutelli si attesterebbe su percentuali attorno al 10%. Questi numeri - su cui grosso modo tutti gli istituti di sondaggi concordano - provano che l'appannamento di Berlusconi e del centrodestra esiste ma che non è ancora sufficiente dare al centrosinistra sogni di gloria nel 2013. Anzi: mettendo in conto il fatto che storicamente proprio in questo periodo della legislatura il gradimento di un governo tocca i minimi, e che in tutta Europa chi è al potere viene punito nei sondaggi molto più duramente e nettamente di quanto stia accadendo a PDL e Lega, l'opposizione dovrebbe preoccuparsi.

Tutti ricordiamo quel che accadde nel 2005, quando il centrodestra perse rovinosamente le elezioni regionali e il centrosinistra iniziò a suonare le campane a morto per Berlusconi, crogiolandosi per un anno nell'idea di una sicura ed ampia vittoria alle politiche: finì che nel 2006 l'Ulivo ottenne una vittoria di Pirro, con poche migliaia di voti di scarto alla Camera, e finì travolto in diciotto mesi a causa della gracilità dei numeri in parlamento. Certo oggi il leader del centrodestra è più anziano, meno scattante, meno convincente e sentirlo ripetere nel 2013 i consunti slogan del 2008 e del 2001 proverebbe solo quanto sia stata fiacca la sua azione di governo in questi anni: ma se PD, IdV e SEL non giungeranno entro la fine dei quest'anno a mettere ordine nel centrosinistra e a stringere patti chiari e praticabili con il terzo polo, il centrodestra potrà sperare ancora in una rimonta e in una vittoria nel 2013

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