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 Home page > Attualità > Cronaca > Perdere la potestà genitoriale: un viaggio senza ritorno

Perdere la potestà genitoriale: un viaggio senza ritorno

Ho letto casualmente alcuni articoli ma poi ho voluto approfondire l’argomanto che mi ha lasciato senza parole.

Pochi giorni fa ho letto una notizia che mi ha lasciato senza parole e mi ha fatto profondamente riflettere.

Il fatto in questione è questo: una famiglia di Piacenza nel 2005 ha deciso consensualmente di affidare i tre figli ad una persona, individuata dai servizi sociali, allo scopo di poter affrontare con tranquillità i gravi problemi psichici della madre.

La decisione non fu certo semplice ne indolore. Dopo un lungo periodo in cui la madre ha seguito cure e terapie, i problemi psichici sono stati risolti e la donna è potuta tornare alla sua vita di sempre, almeno così credeva.

Nel momento in cui assieme al marito hanno chiesto di poter riavere i propri figli questo diritto gli è stato negato, anzi con una sentenza di questo novembre gli hanno addirittura tolto la potestà genitoriale.

Nulla è valso nemmeno l’incontro con psicologi, giudici e servizi sociali, da parte dei tre ragazzi, un bambino di 10 anni e due bambine di 12 e 13 anni, che hanno più volte manifestato la loro volontà di restare uniti e di tornare nella propria famiglia.

Ma la cosa ancora più sconcertante è che le motivazione della decadenza di potestà non sono mai state espresse dalla Corte d’Appello.

In questo momento, ma non si sa bene sino a quando, solo le due sorelle sono tornate nella propria casa, mentre il più piccolo resta ancora con la persona affidataria.

Ad aggravare la situazione si è aggiunta una perizia fatta sul padre, in cui si afferma che anche lui ha problemi di personalità.

Ora, viene da domandarmi, ma chi è che non avrebbe problemi di personalità se si trovasse in una situazione del genere?

Una storia quasi incredibile, che fa davvero pensare quanto la giustizia a volte perda il senso della realtà.

La famiglia insieme allo Studio Legale ha deciso di rivolgersi alla Corte di Strasburgo per veder riconosciuti i propri diritti, ma questo purtroppo non potrà portare al reintegro dei bambini, ma solo ad un risarcimento danni nel caso venisse riconosciuta la violazione.

Intanto la famiglia vivono in una situazione di angoscia, nel timore che in ogni momento possano arrivare a portare via i bambini.

Quanto deve patire una famiglia prima che vengano riconosciuti i propri diritti? Non è sufficiente quello che hanno sofferto? Ma soprattutto cosa si dice ad un figlio in queste situazioni?

I genitori lotteranno sino a che non avranno tutti e tre i figli a casa, su questo non ci sono dubbi, ma non si potrà certo cancellare nei ricordi dei bambini, la paura, l’angoscia, la tristezza, di essere stati portati via dalla propria famiglia senza saperne il motivo.

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