• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Perché non si può votare solo per una Camera e l’utilitarismo

Perché non si può votare solo per una Camera e l’utilitarismo

In una recente intervista al quotidiano Il Messaggero il costituzionalista Piero Alberto Capotosti, Presidente Emerito della Consulta, ha definito la richiesta del PdL di rinnovare solamente la Camera dei Deputati «uno dei giochi che rientrano nel teatrino della politica».

Il fatto è ben noto a tutti: dopo la scissione dei finiani l’attuale Governo gode della maggioranza solamente al Senato e vorrebbe che, alla luce dell’art. 88 della Costituzione, si votasse solamente per rinnovare la Camera dei Deputati. Ovviamente in questo ipotetico tipo di elezioni il Governo non potrebbe che vincere, atteso che manterrebbe comunque inalterato il controllo del Senato. Altrettanto ovviamente Piero Alberto Capotosti spiega nella sua intervista che non siamo nelle condizioni cui l’art. 88 della Costituzione si riferisce, ossia non siamo nel caso in cui una delle due Camere, per ostruzionismo o per altra ragione, riesce a provocare la paralisi della politica, condizionando anche l’altra. Siamo nel caso di diverse maggioranze politiche nelle due Camere. Insomma, l’ipotesi di votare solo per la Camera è veramente peregrina, anche se il PdL lo reclama nel solco del più scontato utilitarismo.

Accanto a questo fatto, se ne registrano altri di simile natura.

Ad esempio il PD, che teme di subire in ipotetiche elezioni una emorragia di voti verso il partito di Di Pietro, reclama in sostituzione della consultazione elettorale un governo tecnico, per cambiare la legge elettorale e per affrontare la difficile congiuntura economica; ignorando che un governo non legittimato dal voto popolare può svolgere solamente l’ordinaria amministrazione. Anche il PD, nel solco del più tradizionale utilitarismo, chiede la luna nel pozzo. E lo fa per bocca dei suoi più autorevoli leader.

Ancora il partito IdV. reclama immediate elezioni con l’attuale sistema elettorale, con il motivo opposto del PD, ossia sperando in un forte incremento di voti in danno di quest’ultimo; e dimenticando che l’attuale legge elettorale viola in almeno tre punti la Costituzione e crea un tale asservimento del potere legislativo nei riguardi di quello esecutivo da far rivoltare nella tomba Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e de Montesquieu, che, dell’equilibrio fra i poteri dello Stato, ha dimostrato l’incontrovertibile, assoluta necessità. Tutto ciò sempre nel solco del più eclatante utilitarismo.

E come ignorare la Lega, combattuta addirittura fra due opposti utilitarismi? Uno è quello di andare alle elezioni per accrescere i suoi voti in danno del PdL e l’altro è quello di far trascorrere il tempo necessario per la definitiva statuizione del federalismo elettorale, argomento alla base del suo consenso elettorale.

Insomma, utilitarismo per tutto e per più, nel totale disinteresse del Paese. Perché oggi la nostra società è affetta da un tumore: l’utilitarismo. Un male contro il quale, sinora, le terapie si sono dimostrate inefficaci. L’utilitarismo è una dottrina che nasce dal considerare i soggetti umani governati dalla logica egoistica del calcolo dei piaceri e dei dolori, da cui sono la ricerca dei primi e la fuga dai secondi ad essere posti a fondamento della morale e delle istituzioni civili. Il suo primo sostenitore fu Epicuro e, dopo Epicuro, questa teoria è stata sempre presente nel pensiero dell’uomo. Oggi è diventato utilitarismo dominante, diffuso e generalizzato, come l’economia di mercato è diventata l’unica ragione dell’attività economica.

Le scelte politiche non sono dettate da una intima finalizzazione al bene comune della Nazione, ma dalla prospettiva di una ridistribuzione di parti, da qualcosa da ricevere in ritorno, nella logica propria del clientelismo politico. Il disinteresse nell’agire politico è, forse, del tutto scomparso, si aspetta sempre un ritorno non solo elettorale, ma anche addirittura personale: a me che ne viene? Cosa ci guadagno? In particolare un certo signore è uso appellare con l'epiteto "coglioni" quanti non abbracciano la religione dell'utiliarismo.

Eppure, come fanno dire da Tommaso More alla moglie nella prospettiva della pena capitale con l’accusa di alto tradimento per aver rifiutato di aderire alla Chiesa Anglicana, “Non tutto ciò che è utile è giusto”. Insomma, vi è un bene della persona umana che non può essere ricondotto ad utilità.

Quello che tutti noi, anche il Presidente Emerito Piero Alberto Capotosti, chiamiamo “teatrino della politica”, offre agli spettatori una sola triste rappresentazione : quella dell’utilitarismo.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares